Vaccini: 4 bimbi rimandati a casa a Sulmona

A Sulmona quattro bambini non in regola con i vaccini sono stati rimandati a casa, come prevede la legge per gli alunni fino a 16 anni.

E’ accaduto all’Istituto comprensivo ‘Serafini – Di Stefano’ di Sulmona dove quattro bambini, non sono risultati in regola con i vaccini, e la dirigente scolastica Elvira Tonti li ha rimandati a casa ordinando alle famiglie di mettersi in regola con le disposizioni di legge.

 La professoressa Tonti afferma che “Si tratta di quattro differenti casi : due in via di risoluzione perché provocati da una semplice dimenticanza che sarà risolta già da domani. Gli altri due invece per il rifiuto di vaccinare i figli. Se qualcuno vuole la caccia alle streghe io non sono una strega ma sono una iena perché difendo la legge. Attaccarmi perché adempio al mio dovere rispettando norme di legge, non può diventare un caso  e io non posso purtroppo derogare alla norma. Non libero arbitrio, devo solo adempiere al mio dovere. I genitori possono scegliere scuole dove accettano gli alunni che non seguono la legge. Se vogliono possono farlo”.

Secondo la dirigente scolastica i genitori in questione, dopo aver spedito la raccomandata, non avrebbero fatto nulla per ottenere dalla Asl l’appuntamento previsto per il colloquio limitandosi a restare in attesa della ricevuta di ritorno della raccomandata inviata.

Dopo i quattro bimbi respinti alla materna di Sulmona , emerge un quinto caso di mancata vaccinazione, alle elementari, non suscettibile di respingimento. Il bambino, come raccontano i genitori all’ANSA, “alla nascita ha avuto problemi seri per i quali è stato sottoposto a varie terapie”. Prima il consulto con il pediatra privato a Trieste, dove vivevano, “con il quale è stato concordato il rinvio per un anno delle vaccinazioni, con certificato medico”. Poi il dialogo con l’ Azienda sanitaria in Abruzzo, dopo il cambio di residenza. “Alla Asl – dicono i genitori del bimbo – abbiamo posto una serie di quesiti manifestando perplessità non sulla profilassi vaccinale in sé, della cui utilità siamo convinti, bensì sulle modalità concrete di attuazione, in particolare sulle difficoltà che vengono poste a personalizzare la profilassi, come fare un vaccino alla volta, poter avere piena contezza delle sostanze iniettate e fare una visita accurata prima della somministrazione”. Alla Asl i genitori del bimbo hanno mandato una lunga lettera “che non ha mai avuto risposta”, dicono.

L’avvocato Emidio Grumelli del Foro di Pescara, che sta curando il ricorso contro il provvedimento di esclusione dalle lezioni scolastiche adottato questa mattina a Sulmona nei confronti di alcuni bambini della scuola dell’infanzia, afferma “I bambini devono essere riammessi perché entro la scadenza del 10 settembre 2017 i genitori non hanno mai firmato e depositato all’Istituto scolastico la dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà prevista dall’art.5 del cosiddetto decreto Lorenzin. Entro quella data, i genitori hanno optato per il deposito formale di richiesta di vaccinazione alla Asl territorialmente competente. Pertanto in perfetta aderenza del dettato normativo. Nessun altro adempimento erano tenuti ad espletare entro la data del 10 marzo 2018”.

Intanto si registra una situazione di superlavoro negli ambulatori del Servizio di igiene, epidemiologia e sanità pubblica della Asl di Teamo, per le vaccinazioni obbligatorie dei ragazzi fino a 16 anni, nel primo giorno di scuola dopo la scadenza dei termini previsti dal decreto Lorenzin.

Dalla Asl fanno sapere che “Nonostante il lavoro di comunicazione e assistenza organizzato dall’azienda sanitaria e delle 44 dirigenze scolastiche della provincia, molti genitori non hanno ottemperato all’obbligo e oggi hanno rischiato di vedere i propri figli respinti a scuola in assenza della certificazione di avvenuta vaccinazione. Com’era già successo nello scorso mese di settembre, i medici e il personale infermieristico nei centri vaccinali (di Casalena a Teramo, Roseto, Giulianova, Atri, Nereto, Silvi, Montorio e Tortoreto) hanno sostenuto turni pesanti per garantire il vaccino ai ritardatari. Non si è trattato comunque dell’assalto della scorsa estate, quando scattò l’obbligo di immunizzazione e buona parte dei circa 47mila giovani, di cui 16.500 da zero a sei anni, si presentò negli ambulatori per vaccinarsi, tuttavia si è trattato di un flusso sostenuto a cui è stato necessario far fronte con la dovuta professionalità”.