UdA: come proteggere i dati personali sulle piattaforme digitali

Esperti a confronto a Pescara nel corso del seminario sul tema “Piattaforme digitali, libertà fondamentali e rischi della democrazia costituzionale”.

Un evento, organizzato dal Dipartimento di Scienze Giuridiche e Sociali e dalle Cattedre di Diritto costituzionale e di Istituzioni di Diritto Pubblico dell’Università “d’Annunzio”, nel Campus  di viale Pindaro, al quale ha partecipato il presidente dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali, Antonello Soro insieme al procuratore della Repubblica di Vasto Giampiero Di Florio, ai docenti dell’Ateneo Giampiero Di Plinio, professore ordinario di Istituzioni di Diritto pubblico, Francesco Bilancia, professore ordinario di Diritto costituzionale e Andrea Monti, professore a contratto di Diritto dell’Ordine Pubblico. Un seminario rivolto non solo ai giuristi ma anche a studiosi di altre discipline e, in generale, alle persone interessate a capire i mutamenti sociali che si stanno verificando sotto i nostri occhi.

Il presidente Antonello Soro ha evidenziato che “La tecnologia digitale sta innescando mutamenti profondi del tessuto democratico e della stessa struttura sociale, ridisegnando il raggio di estensione del potere e i confini della libertà. Ma dobbiamo chiederci quanta sorveglianza possa tollerare la democrazia per restare ancora tale. Il diritto alla protezione dati rappresenta, in questo senso, una guida essenziale per coniugare libertà e innovazione, democrazia e tecnica”.

Il professore Giampiero Di Plinio ha ricordato che “L’evento è stato incentrato sull’impatto che le tecnologie dell’informazione e la loro ampia disponibilità per tutti i cittadini stanno avendo sul libero esercizio dei diritti politici. L’obiettivo dell’incontro non è stato soltanto analizzare da un punto di vista tecnico-giuridico il rapporto fra protezione dei dati personali ed esercizio dei diritti politici, ma anche fornire “chiavi di lettura” per interpretare la realtà di oggi e le sue possibili evoluzioni verso una “dittatura tecnologica”.