Teramo, Castello della Monica gli attacchi del comitato

Castello_Della_Monica

Teramo, Castello della Monica gli attacchi del comitato progetto di un “museo della fantasia” . Durissime critiche da parte del comitato “Castello aperto”.

Teramo, Castello della Monica gli attacchi del comitato nato proprio a sostegno della valorizzazione e recupero del plesso monumentale si era anche occupato tempo fa di progettare e realizzare  a costo zero dell’amministrazione, l’illuminazione dell’edificio . Una scelta quella fatta dal Sindaco Maurizio Brucchi e dall’ideatore, il regista Marco Chiarini ha suscitato perplessità e grande sarcasmo da parte del comitato,  sia per l’idea di creare una specie di zoo nella parte esterna , ma anche quello di adibire una parte della struttura a dormitorio per artisti.
Fabio Panichi Presidente del comitato “Castello Aperto” afferma “Con grande piacere abbiamo  preso atto dell’adozione, da parte dell’Amministrazione Comunale, del progetto di recupero del Castello Della Monica elaborato dal regista Marco Chiarini. Progetto subito sposato dalla Giunta, con il beneplacito dei competenti funzionari(e). Da amanti di questo complesso monumentale , quali siamo sempre stati da quasi venti anni -, per il quale peraltro è stata realizzata a nostre personali spese l’illuminazione della facciata est del Castello principale, abbiamo tuttavia notato alcune curiose, brillanti trovate presenti in questo progetto che il Sindaco e l’Assessore Lucantoni si sono affrettati a presentare urbi et orbi in Municipio. Ed ecco che è saltata fuori la nuova mascotte che avrà il restaurato Castello Della Monica: una capra. Senza nulla togliere alla professionalità e alla competenza di Marco Chiarini, certe idee hanno semplicemente dell’assurdo. Una parte del giardino, si legge nel progetto del regista, dovrà essere popolata da «capre (che facilmente possono diventare mascotte del luogo), da galline (scegliendo le razze più stravaganti), da pavoni o asini. A parte l’errore storico, giacché dalla documentazione d’epoca non risulta che le aree esterne al Castello fossero una sorta di grande stalla a cielo aperto, è buona cosa rivolgere al regista, al Sindaco, all’Assessore Lucantoni e a certi funzionari(e) una semplice domanda: in questo bel progetto avete intenzione di rifunzionalizzare un complesso monumentale o uno zoo? Dov’é che risulta che il pittore Gennaro Della Monica aveva popolato il giardino del Castello con animali di vario tipo? Dai documenti storici risultano per caso pecore, galline, asini, cavalli o vacche nel Castello? Un progetto di recupero dovrebbe quanto meno essere aderente alla realtà storica dei luoghi, non alterarli in modo tale da trasformare il Castello praticamente in una stalla di lusso. Nel progetto del regista si legge poi, altra nota curiosa, che il terzo livello del Castello ospiterà una foresteria nella quale risiederanno gli artisti, di volta in volta. Un bel bed&breakfast dentro al Castello. A spese di chi, questo bell’albergo? Gestito da chi? Con quali denari? Altra novità del progetto è quella di «far aggredire tutta la recinzione» realizzata anni fa dalla Soprintendenza, che evidentemente al regista, al Sindaco, all’Assessore Lucantoni e a certi funzionari(e) non è piaciuta, «da rampicanti di varia natura e sarebbe anche opportuno, per ripristinare tutta l’atmosfera pittoresca e decadente voluta da Della Monica, fare in modo che l’edera rampicante possa espandersi in alcune porzioni murarie del Castello». Alla luce di questa interessante trovata, come la mettiamo con le problematiche di varia natura – note all’intero pianeta – che la vegetazione rampicante arreca sempre e comunque alle parti murarie esterne degli edifici? Riguardo poi allo scottante, eterno problema del padiglione est, quello su Via Camillo de Lellis, cosa riporta il progetto? Quali soluzioni indica? Quali scelte adotta? Non è dato sapere. Né tantomeno si dà una qualche risposta sulle unità familiari che ancora vi abitano – e ancora non si sa a che titolo – e sulle tettoie in amianto che ancora insistono sul luogo. Lo hanno chiamato Museo della Fantasia. Nome che ha suggerito un Philippe Daverio ben pagato per indicare soluzioni a funzionari(e) e alla politica, per decenni evidentemente privi di idee in proposito, tanto da dover ricorrere all’ausilio esterno. Un suggerimento per l’Amministrazione Comunale: la prossima volta leggete bene, riga per riga, quello che approvate e presentate alla Città. E anziché capre, galline, pavoni e asini… si guardi piuttosto alle attività che quotidianamente vengono poste in essere nel Borgo Medioevale di Torino, coevo del nostro. Ben altra cosa dallo zoostalla di cui si fa auspicio nel progetto. Meno fantasia, più serietà.”
 Il Video: