Sisma 2009, Bertolaso a processo

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Sisma 2009, Bertolaso a processo al tribunale dell’Aquila. L’ex capo della protezione civile al tempo del terremoto del 6 aprile 2009 accusato di omicidio colposo e lesioni.

Il processo, detto “Grandi Rischi bis”, si aprirà il 20 novembre al tribunale dell’Aquila, mentre il giorno prima, il 19, si terrà la prima udienza in Cassazione del filone principale dell’inchiesta sull’operato della Commissione Grandi Rischi, riunita a L’Aquila il 31 marzo del 2009. Quello che riguarda Guido Bertolaso è un procedimento parallelo a quello in cui i sette esperti della Commissione Grandi Rischi sono stati dapprima condannati in primo grado a 6 anni di carcere e poi assolti in Appello. Il Gup del Tribunale dell’Aquila, Guendalina Buccella, ha rinviato a giudizio Bertolaso con l’accusa di omicidio colposo plurimo. L’ex capo della Protezione civile è ritenuto il presunto ispiratore della riunione di quella Commissione, al termine della quale sarebbe stato diffuso un messaggio fuorviante che avrebbe rassicurato gli aquilani, spinti a rimanere in casa e a ridimensionare la paura generata da mesi di scosse sismiche. Il terremoto poi ci fu, con 309 vittime, tanti feriti e una città distrutta. Secondo l’avvocato generale Romolo Como e il sostituto Domenico Castellani Bertolaso avrebbe agito “Nell’intento di contrastare comunque pretesi allarmismi per la previsione di un grave evento sismico e di correggere, perché esageratamente ottimista, un comunicato diffuso dalla Protezione civile della Regione nel senso che non erano più previste scosse di alcun genere, cosa da non dire in quanto si sarebbe rilevata un boomerang in caso di altre scosse”.

In sostanza, Bertolaso convoca la riunione della Commissione Grandi Rischi di sua iniziativa, per mettere a tacere le voci allarmistiche e rassicurare la popolazione. Il riferimento è alla telefonata con l’ex assessore regionale alla protezione civile, Daniela Stati, poi uscita dall’inchiesta. Per l’accusa Bertolaso avrebbe “Preannunciato detta riunione come operazione mediatica per rassicurare la popolazione e anticipando la tesi dell’assenza di pericolo grazie al positivo scarico di energia. Inducendo in tal modo anche gli scienziati partecipanti alla riunione a indirizzare l’esame della questione sulla primaria necessità di evitare allarmismi tra la popolazione e a valutare con superficialità il reale rischio di grave evento sismico nonché i rappresentanti politici locali e gli organi di informazione a rassicurare i cittadini sulla inesistente o bassa probabilità di un forte terremoto”.

Sempre secondo l’accusa “per effetto di queste condotte le vittime si erano convinte a restare in casa superando il timore e abbandonando le precauzioni in vista di un evento più grave dopo le numerose e crescenti scosse di terremoto, e rimasero coinvolte nel crollo dei rispettivi edifici”.