Ricostruzione L’Aquila: mazzette col trucco ribasso. Nel comodino 15.000 euro

Ricostruzione l’Aquila: mazzette con il trucco del ribasso, tra i particolari che emergono dalla nuova inchiesta su presunte tangenti negli appalti per la ricostruzione nelle aree colpite dal sisma.

Uno stretto patto tra funzionari ed imprenditori, dove almeno in questa fase iniziale, la politica non sembra aver alcun ruolo. E’ la corruzione 2.0 dove non c’è bisogno di scomodare il politico locale di turno per dirottare determinate pratiche a proprio vantaggio, basta un buon amico nei giusti uffici. E così succede, ad esempio, nella nuova inchiesta su presunte tangenti in alcuni appalti per la ricostruzione nelle aree colpite dal terremoto, tra L’Aquila, ma anche Amatrice e dintorni, che imprenditori e funzionari aguzzino l’ingegno per spartirsi la torta, sviluppando anche , in una sorta di evoluzione della specie, un antidoto contro i controlli dell’Autorità Nazionale anti corruzione:  talune ditte, infatti,  in accordo con i funzionari, avrebbero recuperato  i ribassi, durante lo svolgimento delle opere edili, con le perizie di variante, con un aumento talvolta anche più alto rispetto all’importo iniziale dei lavori a base d’asta. Per evitare le sgradite attenzioni dell’Anac (Autorità nazionale anti corruzione) – recita l’ordinanza –  sarebbero state opportunamente concordate di volta in volta, con le ditte, perizie di variante al di sotto del 20% dell’ammontare dei lavori, “spacchettando” in questo modo l’importo del recupero del ribasso. Il compenso per i funzionari, come accaduto anche in passato,  l’affidamento di incarichi professionali a parenti e/o amici, nonché di tangenti vere e proprie. Ricordiamo che sono dieci le persone finite ai domiciliari, 5 imprenditori inibiti all’esercizio dell’attività professionale, 35 in totale gli indagati. Nei prossimi giorni si saprà quando il Gip intenderà svolgere gli interrogatori di garanzia.

Soldi in contanti nel cassetto del comodino per oltre 15 mila euro: a trovarli ed a sequestrarli in casa di due indagati, due funzionari ritenuti infedeli dei beni culturali dell’Aquila, sono stati i carabinieri del capoluogo nel corso degli perquisizioni di ieri mattina nell’ambito della nuova inchiesta della procura della Repubblica su tangenti nella ricostruzione pubblica post-terremoto 2009. L’indagine ha portato a 10 arresti ai domiciliari, 5 interdizioni dal lavoro e 20 indagati a piede libero con le accuse, tra le altre, di corruzione e turbativa d’asta. A un funzionario Mibact sono stati trovati circa 5.500 euro, all’altro circa 8.800 euro. Per gli investigatori, il materiale e’ interessante in relazione all’indagine: ora spetterà agli indagati l’onere di dimostrare la provenienza di quelle somme. Sul momento, nel corso delle domande a perquisizione in corso, gli indagati hanno replicato che si trattava di contanti da utilizzare per le spese quotidiane. Nelle intercettazione telefoniche ed ambientali, oltre che in video e foto, sono state accertate dazioni di danaro e incarichi ad amici e parenti da parte delle imprese che hanno vinto gli appalti nei confronti di dipendenti infedeli dei beni culturali in Abruzzo. Nel frattempo oggi, secondo quanto si è appreso, le “gazzelle” sono tornate a visitare gli uffici aquilani del Mibact. I carabinieri hanno comunque già acquisito una voluminosa mole di faldoni sui 12 cantieri oggetto di attenzioni.

Dall’ANSA

Sisma L’Aquila: tangenti contate in auto per geometra Mibact

Cento… due… tre…”, a 100 euro alla volta, fino a “due e cinquanta” ovvero 2.500. Tangenti ricevute in busta chiusa e contate in macchina, una banconota dopo l’altra, per arrivare a somme complessive anche di 20 mila euro. Sono numerosi gli episodi riscontrati dalle intercettazioni ambientali operate dai carabinieri a carico di Lionello Piccinini, geometra dipendente del segretariato generale del ministero per i Beni culturali, uno dei 10 finiti agli arresti domiciliari nell’ambito della nuova inchiesta della procura della Repubblica dell’Aquila su tangenti nelle commesse pubbliche di ricostruzione post-terremoto 2009. Tangenti che oltre ad incarico a parenti ed amici da parte delle imprese finite nei guai finivano nelle mani dei funzionari della sede dell’Aquila dei beni culturali abruzzese che truccavano le gare con vari sistemi. Come emerge dall’ordinanza del giudice per le indagini preliminari, Giuseppe Romano Gargarella, il lavoro in questione è quello della riparazione della Torre medicea di Santo Stefano di Sessanio (L’Aquila), aggiudicato alla Fracassa Rinaldo Srl per circa 1 milione di euro. L’aggiudicazione è stata assicurata sostituendo, come accertato da altre intercettazioni, la documentazione di gara dentro la busta chiusa grazie a un complice che compilava in corsa le nuove carte in modo da far risultare vincitrice la ditta amica attribuendole il ribasso minore dopo aver verificato quello delle altre concorrenti. Piccinini riceve nella sua auto Giampiero Fracassa, direttore tecnico della stessa impresa, che gli dice: “Il bracciolo si può apri’… Senti qua, sono 20 meno 10”. Piccinini obietta, “Eh no, ci stanno quelli di Dino”, in riferimento a Berardino Di Vincenzo, ex segretario regionale pure lui ai domiciliari, ma l’altro replica: “Quelli gliel’ho dati”. Più tardi, “dopo aver abbandonato l’ufficio in orario lavorativo”, rimarca il giudice, Piccinini torna in auto e apre gli involucri. “L’attività tecnica ambientale – prosegue Gargarella – ha registrato il rumore simile all’apertura verosimile di due plichi/buste di carta e tra la prima e la seconda apertura sono trascorsi circa due minuti di silenzio. Dopo l’apertura del secondo plico, Piccinini ha contato il denaro ad alta voce, prima in verosimili tagli da 100 euro e successivamente quelli da 50, arrivando alla somma di 5 mila euro che, sommata a quella contata in silenzio nonché dedotto da quanto detto in precedenza da Fracassa, fa ritenere si trattasse della somma in contanti di 10 mila euro”. Episodi simili si ripeteranno nel febbraio 2017 per due volte, e un altro c’era già stato nel dicembre 2016.

Sisma L’Aquila: inchiesta appalti, sfottò per ditte perdenti. Emerge da intercettazione Carabinieri in ordinanza inchiesta 

“Caro amico, non ti inc…are, l’importante è partecipare…”. C’era anche lo scherno canticchiato a mo’ di coretto da stadio, per le ditte che perdevano le commesse pubbliche di ricostruzione post-terremoto 2009, aggiudicate a imprese compiacenti che, in cambio di tangenti, ottenevano il rimaneggiamento dei documenti di gara a buste già depositate per poter vincere le commesse. È quanto emerge dalle intercettazioni ambientali e telefoniche operate dai carabinieri nell’ambito della nuova inchiesta della procura della Repubblica dell’Aquila, incentrata su 12 appalti gestiti dai beni culturali d’Abruzzo. Le dodici le gare finite nel mirino della Procura di L’Aquila sono relative a interventi di restauro su edifici di interesse storico-culturale. Come hanno spiegato ieri i Carabinieri, in una nota, le indagini hanno messo in luce un serie di condotte poste in essere da alcuni funzionari pubblici, inseriti nell’ambito del Segretariato Regionale del Mibact dell’Abruzzo, i quali, ricoprendo varie funzioni e ruoli nel contesto dell’assegnazione e controllo sulle opere di restauro successive al sisma del 2009, “avrebbero gestito le gare in maniera clientelare, attribuendo incarichi professionali (alcuni dei quali su scelta dell’amministrazione, altri su loro indicazione operati dalle stesse ditte interessate all’esecuzione delle opere) a parenti e amici”. Di rilievo la procedura inerente le opere di recupero e restauro del Teatro Comunale di L’Aquila, i cui lavori sono attualmente in fase relativamente avanzata. L’inchiesta ha portato all’esecuzione di 10 arresti ai domiciliari, 5 interdittive dall’attività professionale e altri 20 indagati: i provvedimenti interessano pubblici funzionari, imprenditori e professionisti residenti nelle province di L’Aquila, Teramo, Pesaro Urbino e Bari, ritenuti a vario titolo responsabili dei reati di “concorso in corruzione per l’esercizio della funzione, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, turbata libertà degli incanti, falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, nonché soppressione, distruzione e occultamento di atti veri”. Lo sfottò intercettato, in particolare, era pronunciato da Lionello Piccinini, geometra dipendente del segretariato generale del ministero per i Beni culturali, tra le dieci persone finite agli arresti domiciliari, dopo avere concluso la telefonata con un esponente dell’impresa seconda classificata che gli aveva chiesto chiarimenti sulla ricostruzione della Torre medicea di Santo Stefano di Sessanio (L’Aquila), appalto, del valore di 1 milione di euro. A vincere la commessa è l’impresa Fracassa Rinaldo Srl di Teramo e le intercettazioni di qualche giorno prima, in questo caso dalle cimici posizionate nell’auto di Piccinini, hanno permesso agli inquirenti di capire come. Piccinini parla con il direttore tecnico dell’impresa Giampiero Fracassa, e gli chiede: “Hai messo la cosa, la busta, con tutta la cosa? Ci sta tutto?”. “Ho pure rifirmato”, è la risposta. Per il giudice per le indagini preliminari, Giuseppe Romano Gargarella, “Fracassa aveva con sé i documenti firmati da sostituire con quelli già presenti nella busta (con la cera lacca) già depositata presso il segretariato. Dalle parole di Piccinini – prosegue – si evince altresì che nei nuovi documenti qualcosa era stato lasciato in bianco e che una terza persona, dipendente del segretariato, presente il giorno della gara, si sarebbe occupata di completarli” anche se Piccinini “non era in grado di dire come potesse fare questa persona a operare la sostituzione”. Alla fine la spunta Fracassa, con un ribasso del 24,333% contro quello del 22,517% dei secondi classificati, e lo sfottò può cominciare. Una dinamica di cui qualcuno sospettava, tanto che la compagna di un imprenditore, non coinvolta dall’inchiesta e non identificata, pure intercettata nella stanza di Piccinini, parlando di Fracassa Srl confessa: “La stranezza sta, in effetti, nel fatto che già da un anno a questa parte si parla di una probabile assegnazione a questa impresa”. Secondo quanto si è appreso, nelle perquisizioni nella sede dell’ente, sarebbe stato trovato un foglietto con scritto a penna il ribasso per la gara della torre medicea.

1 Commento su "Ricostruzione L’Aquila: mazzette col trucco ribasso. Nel comodino 15.000 euro"

  1. david celiborti | 21/07/2017 di 10:43 |

    All’epoca del “grande sisma de l’Aquila” in cui morirono parecchi giovani, c’era il governo Berlusconipochi mesi dopo per la ricostruzione ci furono mazzette ed inciuci per riedificare la città! Allora sle forse della solita sinistra diede addosso a costui, colpevole solo di reggere le sorti del governo! Oggi dopo anni di governo della sinistra Pd e di Cialente si parla ancora di corruzione! Dopo tutte le accuse rivolte a Berlusconi del bunga bunga, di tratta delle escort minorenni “vergini incolpevoli ricordiamo a tal proposito la pescarese Miriam Loddo, che pur di reggersi a galla non ha esitato a raccontare menzogne!”, di tutto il resto con prove presunte, chiediamole al giudice Bocassino e al resto del pool giudiziario! Insomma Berlusconi doveva cadere e ci sono riusciti con strategemmi occulti! Che schifo! Così quando qualcuno è scomodo lo si uccide, lo si fa saltare in aria col tritolo! Che tristi considerazioni! E’ scomparsa l’onestà e la lealtà! La mia non è stata un’apologìa a Berlusconi, perchè è forse uguale agli altri politici, ma persottolineare come si fa una campagna politica in Italia! Mi riferisco poi ai tanti casi insoluti in Italia di segreti di stato mai svelati! Questo è il mondo sporco e corrotto della politica!

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