Processo Ato a Pescara: Parla D’Ambrosio

Processo Ato a Pescara: Parla d’Ambrosio, l’ex presidente, tra gli imputati principali dell’inchiesta sul cosiddetto partito dell’acqua, attraverso dichiarazioni spontanee.

Giorgio D’Ambrosio é accusato a vario titolo, insieme ad altri dieci imputati, di peculato, corruzione, abuso d’ufficio, falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, falsità ideologica, distruzione di documenti, truffa ai danni dello Stato e violazione dell’articolo 97 della Costituzione. Tra le accuse che gli sono state mosse anche quella di aver comprato una Laurea all’Università:

“Non ho avuto bisogno di compare nessun esame, anche perché avevo un buon curriculum, con voti alti e anche un 30 e lode, ho sempre agito nell’interesse dell’Ato e mai per interessi personali, ho utilizzato la macchina solo per ragioni di servizio, cercando di concentrare i miei viaggi a Roma, legati alle tante cariche che ricoprivo, in modo da ridurre le spese, mentre i pranzi e le cene sono sempre stati fatti per motivi di lavoro”.

Al centro delle contestazioni dell’accusa, che si riferiscono ad un periodo compreso tra il 2003 e il 2007, l’utilizzo improprio delle risorse economiche e strutturali dell’Ato per fini propri. L’ex presidente D’Ambrosio, per il quale é stata richiesta una condanna a 5 anni di reclusione, é accusato di avere usato l’auto dell’ente per assolvere ai propri impegni politici a Roma, dove si recava in qualità di parlamentare, con spese a totale carico dell’Ato per ciò che riguarda benzina, telepass e numerose multe al Codice della Strada. Nel mirino dell’accusa anche le spese di rappresentanza per cene e altre attività conviviali, anche attraverso l’utilizzo di una carta Kalibra a disposizione dell’ente e la presunta compravendita di esami, all’università D’Annunzio di Chieti-Pescara, che a giudizio dell’accusa sarebbe avvenuta tra D’Ambrosio e il docente universitario Luigi Panzone.

“Con Panzone siamo amici dal 1957, il nostro rapporto risale alla comune infanzia a Cerratina – ha proseguito D’Ambrosio nella sua dichiarazione spontanea – Un giorno venne a trovarmi a casa e mi chiese di aiutarlo, ed io forse fui imprudente ma gli girai degli assegni”.

Oltre alla richiesta di condanna per D’Ambrosio, l’accusa nella scorsa udienza ha chiesto condanne a cinque anni per il professor Luigi Panzone, a quattro anni e tre mesi per il dirigente Atonino Pagano, ad un anno e sei mesi ciascuno per l’ex sindaco di Montesilvano (Pescara) Pasquale Cordoma, per l’ex sindaco di Francavilla (Chieti)Roberto Angelucci e per l’ex componente del cda Ato Gabriele Pasqualone, e ad un anno per il dirigente Ato Alessandro Antonacci. Il pm ha chiesto invece di non doversi procedere per prescrizione nei confronti di Vincenzo Di Giamberardino, ex dipendente Ato e di Fabio Ferrante, dipendente Ato. Per Franco Feliciani, ex componente del cda Ato, é stata chiesta l’assoluzione perché il fatto non sussiste per alcuni reati e la prescrizione per altri. Questa mattina gli avvocati delle difese hanno completato le proprie arringhe, chiedendo l’assoluzione per i propri assistiti. Nel corso della prossima udienza, in programma il 24 maggio, é attesa la sentenza, dopo le eventuali repliche.