Pescara: la Confcommercio dice no al mercato etnico

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Pescara: la Confcommercio dice no al mercato etnico. Scelta sbagliata, contraria al buon senso ed in violazione alla legge regionale.

All’indomani dell’approvazione delle varianti al PRG propedeutiche alla realizzazione del mercatino etnico, con le ovvie e ampiamente prevedibili spaccature politiche, e in vista della ripresa del dibattito in Consiglio Comunale, la Confcommercio riafferma per l’ennesima volta la propria contrarietà all’istituzione di tale mercato nel sottopasso della Stazione di Pescara, azione discriminatoria sia nei confronti dei cittadini extracomunitari che dei venditori ambulanti italiani e di altre etnie. Si tratta di una scelta sbagliata, contraria sia al buon senso che soprattutto alla legge regionale e che, come se non bastasse, prevede anche un notevole impegno di soldi pubblici. Ci chiediamo come si possa pensare di allestire il mercato etnico al chiuso – configurando di fatto più una sorta di ghetto che un’opportunità commerciale – e per di più sotto i binari della ferrovia, con tutto quello che ciò può comportare in termini di sicurezza, alla luce dei ben noti avvenimenti degli ultimi tempi. Tale eventualità appare inoltre fortemente contraddittoria e stridente con la prevista riqualificazione dell’area di risulta, nell’ambito della quale i locali in questione potrebbero essere funzionalmente destinati a presìdi di sicurezza e/o di pronto soccorso. La nostra Associazione si chiede come sia possibile che il Comune avanzi la proposta di istituzione del mercato cosiddetto “etnico” ignorando l’art. 11 comma 8 della Legge Regionale n. 30 del 14.09.2016, secondo cui “Sono illegittime discriminazioni o priorità manifestate nei confronti degli operatori in base alla loro nazionalità o residenza, nonché la creazione di zone di tutela e di rispetto per l’attività degli operatori commerciali (su aree pubbliche – ndr) a posto fisso.” In sintesi, l’istituzione di un mercato etnico sarebbe contro legge, ponendo così l’Amministrazione nella concreta ipotesi di un’opposizione legale presso i Tribunali competenti, col rischio anche di esporsi a responsabilità personali e richieste di risarcimento danni da parte delle categorie penalizzate, primi fra i quali gli operatori ambulanti locali. Prendiamo atto della richiesta degli operatori senegalesi di voler lavorare e di farlo in condizioni dignitose, ma non comprendiamo perché si debbano spendere centinaia di migliaia di euro per istituire un nuovo mercato quando sarebbe sufficiente prevedere degli specifici spazi dedicato all’etnico nei tanti mercati già esistenti, soluzione che si configurerebbe come il proverbiale “uovo di Colombo”. La FIVA/Confcommercio, l’associazione dei venditori ambulanti della Confcommercio, si è sempre costantemente battuta, e continuerà a farlo, contro ogni forma di discriminazione, ma a patto che si operi nel pieno rispetto delle regole, con eguali diritti e doveri per tutti i cittadini. Tuttavia, risulta davvero incomprensibile – non solo da parte nostra, ma possiamo tranquillamente affermare anche da quella della quasi totalità dei cittadini – da dove sorga la necessità di istituire un nuovo mercato addirittura a spese del Comune: è come se un negoziante che per anni ha operato abusivamente senza pagare l’affitto e le imposte venisse premiato allestendogli con risorse pubbliche un nuovo negozio. Tutto ciò è semplicemente assurdo, tanto più che – ricordiamo – nella sola città di Pescara si tengono ben otto mercati settimanali in cui possono essere integrati gli operatori senegalesi; in tale ambito, fin da subito gli ambulanti locali hanno offerto la più totale disponibilità per la piena integrazione all’interno delle aree mercatali istituite non solo nel Comune di Pescara ma anche negli altri Comuni limitrofi. La Confcommercio ancora una volta invita l’Amministrazione a fare un quanto mai opportuno passo indietro rispetto ad una scelta che incontrerebbe la contrarietà di tutti i commercianti pescaresi e della gran parte dei cittadini. Ribadiamo che si tratterebbe di un segno di buon senso e di “lucidità politica” destinare gli oltre 200.000 euro previsti per il mercatino sia alla reale riqualificazione dei mercati all’aperto già esistenti che ad interventi di maggiore importanza finalizzati al ripristino di una situazione di decoro in città, che offra un’immagine ben più presentabile a turisti e visitatori.