Pescara: gestione Le Naiadi alla resa dei conti

Pescara: gestione Le Naiadi alla resa dei conti dopo la decisione di ieri del Gup Bongrazio di rinviare a giudizio i fratelli Di Renzo e Lamberto Calore.

Il processo inizierà il 5 dicembre e chissà se per quella data si riuscirà a fare chiarezza, con la Regione ancora inspiegabilmente inerte da questo punto di vista, sul futuro di uno dei complessi sportivi più prestigiosi al livello nazionale ed anche europeo. Su richiesta del Pm Silvia Santoro ieri il Gup Elio Bongrazio ha rinviato a giudizio Luciano e Raffaele Di Renzo e Lamberto Calore, quest’ultimo ha scelto il rito abbreviato, con l’accusa di bancarotta fraudolenta e falso in bilancio. Secondo l’accusa avrebbero, negli anni in cui con la società progetto Sport hanno gestito la struttura, dissipato un vero e proprio patrimonio attraverso una condotta a dir poco allegra contando su presunti crediti da parte della Regione, presentando bilanci di fatto fasulli. Nello specifico, in riferimento a Luciano Di Renzo, si é dissipato l’attivo della Progetto Sport, concedendo spazi acqua alla Simply Sport, di cui lo stesso Di Renzo risulta presidente. Altra ipotesi d’accusa, riconosciuta dal Gup, quella di aver sottoscritto un contratto quadro con la Progetto Acqua, a totale vantaggio di quest’ultima che beneficiava di tutti gli introiti, lasciando alla Progetto Sport tutti gli oneri di ordinaria e straordinaria manutenzione. A favore di Raffaele Di Renzo anche la gestione del Bar delle Piscine con un canone risibile di 500 euro al mese, consentendogli di beneficiare di un utile spropositato rispetto ad una spesa minima per tre anni di soli 18 mila euro. A Luciano Di Renzo si contesta anche il fatto di aver artatamente precostituito nel tempo una pluralità di soggetti giuridici, formalmente titolari di distinte funzioni all’interno della struttura, ma di fatto riconducibili tutti ad un’unica gestione e direzione, così da usufruire d’incentivi e vantaggi fiscali. In particolare la gestione del personale, assunto attraverso una società, poi licenziato, poi riassunto a tempo determinato in un incrocio tale da beneficiare illegittimamente di agevolazioni contributive previste per le assunzioni di lavoratori iscritti alle liste di mobilità. In questo senso si spiega la decisione del giudice di accogliere l’unica richiesta di parte civile nella persone di Roberto Febo, ex dipendente, già vincitore di alcune cause di lavoro.