Pescara: aggressioni e falso profilo di lei, arrestato per stalking

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Pescara: un 50 enne è stato arrestato dai Carabinieri per stalking: perseguitava con aggressioni e minacce la sua ex, creando persino un profilo falso di lei, sui social.

Questa mattina, i Carabinieri della Compagnia di Pescara hanno notificato a un 50 enne di origine campana, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere che ha posto la parola fine, ha precisato il comandante, Claudio Scarponi, agli incubi di una giovane sudamericana che aveva avuto con lui una relazione. L’uomo, dalla fine dell’anno, non rassegnandosi alla fine del rapporto, aveva iniziato a tormentare la giovane con pedinamenti, aggressioni verbali e poi fisiche, consumate in strada e alla presenza di figli minori. Centinaia le telefonate e i messaggi inviati alla vittima, a ogni ora del giorno e della notte, attraverso sms e social network.

“Lo stalker – aggiungono gli investigatori – aveva inoltre creato un falso profilo Facebook della malcapitata, mettendo online foto private e il suo numero di telefono. Oltre al persecutore, sono iniziate ad arrivare a Teresa, nome di fantasia, pressanti chiamate e messaggi da parte sconosciuti che chiedevano appuntamenti per prestazioni a sfondo sessuale, mentre lo stalker continuava a chattare con questi, svelando aneddoti e dettagli personali dell’ex compagna. Infine, evidentemente non ancora pienamente soddisfatto per quanto fatto, iniziava d inviare a Teresa articoli di omicidi di donne da parte di loro ex compagni, immagini di taniche di benzina ed armi, commentando che “in fondo con 15 anni di condanna per omicidio al massimo ne avrebbe scontate forse nemmeno 10…”.

L’incubo, che ha costretto Teresa a cambiar casa, amicizie, oltre a numeri telefonici, ha avuto il suo epilogo questa mattina: il 50 enne, ristretto a san Donato, dovrà rispondere di atti persecutori, lesioni personali ed accesso abusivo a sistema informatico.

“L’episodio, – precisa il maggiore Scarponi – purtroppo sempre meno isolato, dimostra come di fronte a uomini che oggettualizzano le loro compagne e che per questo non possono accettare di essere lasciati, l’unica soluzione per le vittime, al fine di difendere loro stesse ed i figli, è quella di denunciare alle forze di polizia i fatti, così da poter essere aiutate. Il silenzio rafforza solo la tangente criminale degli aguzzini, convinti di poter disporre delle vite delle altre persone a loro piacimento”.