Operazione “Babylonia”: arresti anche a Pescara

Operazione “Babylonia”: arresti anche a Pescara, oltre che a Roma, Napoli e Milano, da parte dei carabinieri, in collaborazione con i finanzieri della Tributaria di Roma.

I Carabinieri del Comando Provinciale di Roma e le Fiamme Gialle del Gico del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Roma hanno proceduto questa mattina al sequestro di aziende, beni mobili e immobili e di conti bancari per un valore di circa 280 milioni di euro. 46 esercizi commerciali (bar, ristoranti, pizzerie e sale slot), 262 immobili, 222 rapporti finanziari/bancari, 32 auto e moto, 54 societa’, 24 quote societarie in Roma, Milano, Salerno, Pescara, L’Aquila e Potenza. I sequestri sono stati effettuati nell’ambito di una maxi operazione che scaturisce da un’indagine dei Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Roma, chiamata ‘Babylonia’, riguardante due sodalizi criminali in vertiginosa crescita sul territorio capitolino, con base a Roma e Monterotondo. Tra i sequestri, e’ stato spiegato nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno partecipato il procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, e il procuratore aggiunto, Michele Prestipino, rientrano anche gli storici bar ‘Mizzica!’ di via di Catanzaro e di Piazza Acilia, acquisiti di recente dal gruppo Vitagliano, il locale ‘Macao’ di via del Gazometro, frequentato dai Vip della movida romana, e la nota catena di bar ‘Babylon Cafe’, dalla quale l’indagine prende il nome. Nell’ambito dell’operazione e’ stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip del Tribunale di Roma su richiesta della locale Dda, nei confronti di 23 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di appartenere a queste due distinte associazioni per delinquere finalizzate all’estorsione, usura, riciclaggio, impiego di denaro, beni o utilita’ di provenienza illecita, fraudolento trasferimento di beni e valori, con l’aggravante del metodo mafioso. Nel corso dell?operazione, sono state anche eseguite 30 perquisizioni locali. Il primo gruppo criminale, e’ stato spiegato, e’ riconducibile a Gaetano Vitagliano, personaggio di spicco nel settore del narcotraffico internazionale con “fatturati” da capogiro, contiguo al clan camorrista degli Amato-Pagano, denominato degli “Scissionisti”, operante a Nord di Napoli. La figura “imprenditoriale” di Gaetano Vitagliano, detto “Nino”, emerge a partire dal 2011, in concomitanza della sua liberazione dal carcere romano di Rebibbia, dove era detenuto per traffico internazionale di stupefacenti tra l’Olanda e l’Italia. Da quel momento, e’ stato spiegato, ha costruito un vero e proprio impero, creando attorno a se’ un’articolata organizzazione criminale dedita al riciclaggio ed al consequenziale reimpiego di proventi illeciti. L’altra organizzazione criminale, capeggiata da Giuseppe Cellamare, e’ invece legata al gruppo Vitagliano attraverso l’imprenditore Andrea Scanzani, ed e’ risultata particolarmente attiva nella commissione di gravi delitti contro il patrimonio, realizzati a Monterotondo, tra i quali estorsioni ed usure realizzate con il metodo mafioso, e nel successivo impiego dei proventi illeciti in bar e sale giochi, fraudolentemente intestati a prestanome. Cellamare, negli anni ’90 elemento di spicco della ‘Sacra Corona Unita’, divenuto collaboratore di giustizia, venne trasferito sotto protezione nel Comune di Monterotondo, dove negli ultimi anni ha ricostituito un sodalizio criminale, mutuando le modalita’ tipicamente mafiose utilizzate in Puglia ed adattandole al contesto territoriale dell’hinterland romano. Nel corso delle indagini, e’ emerso che l’organizzazione capeggiata da Callamare si e’ imposta nel comune di Monterotondo, avvalendosi della condizione di assoggettamento derivante dalla propria “fama criminale”, ripetutamente affermatasi con atti di violenza compiuti dai membri del sodalizio al fine di recuperare i crediti delle estorsioni e delle usure. Tra i membri del sodalizio, Cellamare aveva inserito alcuni dei suoi vecchi uomini di fiducia dei tempi della Sacra Corona Unita, specializzati nelle violente spedizioni punitive nei confronti delle vittime. Durante le indagini, all’organizzazione e’ stato sequestrato un vero e proprio arsenale, costituito da armi e munizioni comuni e da guerra. Alcune delle vittime, oltre ad essere state ripetutamente minacciate e picchiate, hanno subito gravi atti intimidatori, quali l’incendio di autovetture. Oltre ai destinatari della misura cautelare, risultano indagati a piede libero altri 26 soggetti. Tra questi rientrano anche un notaio, tre commercialisti e altri dipendenti infedeli di banca. Sulla base della misura cautelare e sussistendo un’accertata netta sproporzione tra il reddito dichiarato e l’effettiva consistenza patrimoniale, come acclarata nel corso delle investigazioni condotte dai Carabinieri e dalla Guardia di Finanza, la Procura della Repubblica di Roma Dda ha chiesto l’applicazione di una misura di prevenzione patrimoniale a carico di Gaetano Vitagliano, Andrea Scanzani e Giuseppe Cellamare, ottenendo dal Tribunale di Roma, Sezione Misure di Prevenzione, l’emissione di un provvedimento di sequestro dei beni.