Omicidio Vasto: l’ultimo saluto a Italo: “Basta con l’odio”

Omicidio Vasto: l’ultimo doloroso saluto a Italo D’Elisa. Il parroco: “Si fermi il clima d’odio. Fabio Di Lello in carcere non risponde al GIP.

I FUNERALI – La banda di Chieti, con una marcia sinfonica, ha accolto all’arrivo, sul sagrato della chiesa del Sabato Santo a Vasto, la bara bianca di Italo D’Elisa. Nel saluto introduttivo il parroco, don Antonio Totaro, ha ammonito i presenti: “Si fermi questa ondata di odio. Basta con questa violenza. Non si può andare avanti con l’odio. Due vite completamente spezzate. Ha perso la città. Noi abbiamo perso”. Il sacerdote ha portato le condoglianze delle famiglie Di Lello e Smargiassi. “E’ qui presente il fratello di Roberta” ha detto ai presenti. E ancora: “Queste morti riportino nella nostra comunità un po’ di serenità. Basta con i social media. Dobbiamo tornare a parlare tra di noi. Senza conoscere abbiamo condannato” ha aggiunto il parroco. Ai funerali anche una corona della famiglia dell’omicida (Foto in basso)

corona di lello

DI LELLO TACE DAVANTI AL GIP: Di Lello si è avvalso della facoltà di non rispondere, omparso questa mattina in carcere davanti del gip presso il Tribunale di Vasto Caterina Salusti e del sostituto procuratore della Repubblica Gabriella De Lucia, nel corso dell’interrogatorio di garanzia. Un faccia a faccia durato poco più di due minuti, nella drammaticità di un passaggio dovuto per l’omicidio di Italo D’Elisa. “Non era nelle condizioni e nella serenità necessari per parlare” dicono i suoi legali Giovanni Cerella e Pierpaolo Andreoni. A carico di Di Lello la Procura ha formulato l’accusa di omicidio volontario premeditato e si è riservata più tempo in ordine alla convalida e all’adozione delle misure cautelari. Di Lello era in tuta e prima del confronto con i magistrati aveva avuto il tempo di parlare con i suoi legali. Già di buon mattino Andreoni si era recato in carcere per parlare con il suo assistito. Intanto si terrà in Procura a Vasto lunedì prossimo a mezzogiorno l’incidente probatorio, richiesto dal sostituto procuratore della Repubblica Gabriella De Lucia, per verificare le telefonate fatte e ricevute dal cellulare e per documentare il traffico e i contenuti del computer di Fabio Di Lello. In particolare si vuol scoprire se qualcuno ha avvertito telefonicamente mercoledì pomeriggio Di Lello mentre era sul campo di calcio ad allenarsi a Cupello, informandolo della presenza di Italo D’Elisa davanti al Drink Bar in via Perth. “In pratica – dice Pompeo Del Re, avvocato della famiglia del giovane assassinato – vogliamo sapere se c’è stato un complice che ha segnalato gli spostamenti del povero Italo. Nomineremo un tecnico per assisterci in questa fase investigativa”.

UNA CITTA’ SOTTO CHOC

Una città ancora sotto choc quella di Vasto per una tragedia che ha, di fatto, distrutto tre famiglie. “Mio figlio é morto lo stesso giorno di Roberta” ha continuato a ripetere in queste ore Angelo D’Elisa, il padre di Italo che lo scorso luglio travolse ed uccise con la sua auto Roberta Smargiassi. A distanza di 7 mesi il marito di Roberta Fabio Di Lello non ha retto al dolore ed ha freddato Italo con tre colpi di pistola. Sul piano giudiziario la Procura intende procedere sull’ipotesi di omicidio volontario premeditato, nessuna attenuante per Di Lello. Alle 10.30 l’ultimo saluto ad Italo D’Elisa. La madre di Fabio non si da pace, lo scorso primo dicembre, in una sorta di rito in ogni primo del mese, in ricordo evidentemente, del primo luglio giorno in cui é morta Roberta, Fabio aveva donato tutti i propri averi ai suoi genitori, sua madre temeva che dietro questo gesto ci fosse la volontà di togliersi la vita, mai avrebbe pensato che a distanza di due mesi esatti, il primo febbraio, Fabio avrebbe armato la pistola acquistata qualche mese prima per uccidere il giovane Italo. Sullo sfondo un altro dolore, quello dei genitori di Roberta Smargiassi che vivono per la seconda volta un grande dolore, “Roberta non avrebbe voluto tutto questo”, dicono, mentre Fabio, a detta del suo legale Pierpaolo Andreoni, non fa che piangere e disperarsi in carcere.