Omicidio Maxim a Pescara: i rinviati a giudizio per l’adozione

Omicidio Maxim a Pescara: i rinviati a giudizio per l’adozione sono la madre adottiva Patrizia Silvestri, Giuliana Iachini della Asl ed il medico di base Fabio Panzieri.

Sara’ il Tribunale monocratico di Pescara ad occuparsi della vicenda giudiziaria riguardante le pratiche di adozione di Maxim, il bimbo russo di cinque anni ucciso nel sonno la notte tra il 17 e il 18 luglio 2014 dal padre adottivo, il tecnico informatico Massimo Maravalle, affetto da disturbo psicotico atipico. Il gup Antonella Di Carlo oggi ha, infatti, rinviato a giudizio la madre adottiva di Maxim, Patrizia Silvestri; il medico del Servizio di medicina legale e del lavoro della Asl di Pescara, Giuliana Iachini e il medico di base Fabio Panzieri. Il processo a loro carico davanti al giudice monocratico, Laura D’Arcangelo, prendera’ il via il 4 aprile prossimo. I tre, che sono accusati di falso in concorso, erano gia’ stati rinviati a giudizio il 9 febbraio scorso dal gup Nicola Colantonio davanti alla Corte d’Assise di Chieti, la quale, pero’, lo scorso 27 aprile ha stabilito che la competenza spetta al giudice monocratico, facendo ripartire da capo il procedimento. Gli atti, quindi, sono tornati al pm Andrea Papalia che ha riformulato la richiesta di rinvio a giudizio. Oggi il gup Di Carlo si e’ pronunciato disponendo il processo per la madre del piccolo Maxim e per i due medici. Silvestri, assistita dall’avvocato Alfonso Vasile, e’ accusata di falso in quanto, nell’ambito delle procedure relative all’adozione, avrebbe omesso di riferire e fornire notizie sui disturbi e sulla patologia psichiatrica del marito. Secondo il pm, i due medici, difesi dagli avvocati Aldo Moretti e Marco Spagnuolo, avrebbero invece attestato che Maravalle era esente da difetti fisici e psichici, omettendo di rilevare l’esistenza di patologie. In aula oggi era presente Patrizia Silvestri. Per il tecnico informatico il caso giudiziario e’ gia’ definito. Per il reato di falso, relativo all’adozione, e’ stato condannato da Colantonio, tramite rito abbreviato, a un anno di reclusione (pena sospesa). Relativamente all’omicidio del bimbo, e’ stato invece assolto perche’ all’epoca dei fatti era incapace di intendere e di volere