Odissea Pellegrini: aumento di pena per una parola sbagliata

Un’odissea senza fine per Fabrizio Pellegrini, il musicista di Chieti da almeno un ventennio nel vortice di un’incredibile vicenda di cure negate e persecuzioni giudiziarie.

pianista classico di un discreto talento, alle spalle una lunga serie di concerti poi la scoperta della malattia, una sindrome fibromialgica che procura fortissimi dolori, insonnia, ed altre sintomatologie invalidanti che lo hanno costretto ad accantonare la sua attività. Unica possibilità di cura, riconosciuta per altro dal sistema sanitario, regolarmente prescritto dal suo medico di base e perfino certificato da un’avveniristica legge regionale, la cosidetta Legge Acerbo, l’uso a scopo terapeutico di cannabinoidi. Da qui una serie di richieste cadute nel vuoto di accesso alla cura, particolarmente costosa, fino a costringere Pellegrini a prodursela da solo. Qui si passa da una vicenda di malasanità ad una, come sostiene il suo avvocato Vincenzo Di Nanna,  di malagiustizia, nella quale, pur avendo dimostrato che la coltivazione domestica é limitata all’uso personale e che Pellegrini non ha mai ceduto a terzi nemmeno mezzo grammo di sostanza, lo costringe ad un duro percorso detentivo fino quasi all’accanimento   e mentre, notizia di ieri, il tribunale di Teramo dispone l’archiviazione per un 43enne  che coltivava marijuana per scopi terapeutici, il tribunale di Chieti propone un aumento di pena , nonostante il rito abbreviato, per aver candidamente ammesso una piccola evasione dai domiciliari per acquistare qualcosa da mangiare, vivendo solo, usando il termine – “mi hanno beccato”:

“dall’uso di questo termine, come recita il dispositivo del Gip- ci spiega il suo avvocato Vincenzo Di Nanna – s’ intravvede un alto grado di pericolosità sociale, come se il mio cliente, utilizzando un determinato gergo, avesse mostrato una particolare propensione all’evasione.”

A febbraio 2018 l’udienza ed intanto Fabrizio continua,  come può, a svolgere una vita difficile segnata dall’assoluta mancanza di prospettive per il futuro in un contesto sociale dove in apparenza si continua a predicare l’importanza della riabilitazione, ma in pratica la si osteggia:

“Qui c’è una persona – ci confida Fabrizio Pellegrini – che desidera soltanto tornare a svolgere il lavoro che tanto amava, quello del pianista, ma negandomi il diritto alle cure e perseguitandomi da un punto di vista giudiziario, mi tolgono la possibilità di progettare uno straccio di futuro.”

“Un onesto cittadino – chiosa con rammarico Di Nanna – malato che per curarsi é stato costretto a delinquere, macchiandosi di un grave crimine – sottolinea con ironia – quello di auto prodursi medicine che altrimenti costerebbero cifre spropositate e che il sistema sanitario regionale non vuole garantirgli.”

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