Masterplan Abruzzo per il rilancio delle Pmi

Il masterplan Abruzzo e la riduzione della pressione fiscale , secondo la Cna, possono contribuire al rilancio delle piccole e medie imprese.

Secondo la Cna il masterplan Abruzzo, i fondi nazionali e comunitari, la  riduzione della pressione fiscale sono gli strumenti che possono contribuire al rilancio della micro e della piccola impresa.

Il presidente della Cna Abruzzo Italo Lupo ha ribadito il giudizio positivo verso il masterplan ed afferma che “Tuttavia, si tratta per la quasi totalità di interventi di carattere infrastrutturale, mentre noi riteniamo che vada aggiunto un capitolo dedicato allo sviluppo, con misure dedicate al credito, all’innovazione e al sostegno dell’occupazione. Quanto ai fondi nazionali e comunitari (Fondo sviluppo e coesione; Por-Fesr e Por-Fse) occorre accelerare con decisione i tempi di pubblicazioni dei relativi bandi, visto che le misure contenute in questi programmi sono già dotate dei fondi necessari, condivise con le forze sociali, determinanti per lo sviluppo della nostra economia, come credito e formazione. Infine, resta decisiva la riduzione della pressione fiscale su impresa e cittadine: l’uscita del commissariamento per il sistema sanitario abruzzese, di cui si parla in questi giorni  deve tradursi anche nella cancellazione delle addizionali su Irpef e Irap, che negli ultimi anni sono state un ulteriore elemento di perdita di competitività per il nostro sistema produttivo”.

Aldo Ronci sui dati del primo trimestre 2016 aggiunge che “basta dire che mentre la flessione percentuale tra iscrizioni e cancellazioni è stata dell’1,50%, a livello nazionale si è attestata all’1,18%: in altri termini, se la flessione dell’Abruzzo fosse stata in linea con la media Italia, le imprese artigiane in meno sarebbero state 378 anziché 480. Ma è vero anche che, se guardiamo alle imprese in generale, l’artigianato sembra andare meno peggio di tutto il resto: perché lo 0,66% di flessione del totale delle imprese è tre volte tanto la media nazionale che è dello 0,21%. Insomma, questione di angolo visuale attraverso cui filtrare valori assoluti e percentuali: anche perché, guardando agli ultimi cinque anni, si tratta per l’artigianato del risultato meno negativo, anche in considerazione del fatto che nel primo trimestre del 2016 le iscrizioni sono tornate a crescere (+61 sul 2015). Tra le province, giù il Chietino, che ha subito una diminuzione dell’1,99%: terzultimo posto della graduatoria nazionale delle province italiane, appena sopra Frosinone (-2,35%) e Isernia (-2,72%). In valore assoluto, la débacle della provincia di Chieti (-180) supera di gran lunga le altre (L’Aquila con -112; Teramo con -107 e Pescara con -81), ma a mettere tutti d’accordo, in negativo, sono valori percentuali di flessioni: tutti superiori al valore medio nazionale. Il saliscendi si conferma anche tra i settori produttivi. Come nelle costruzioni, dove mancano all’appello 258 unità, dove sorprende la punta negativa aquilana, che perde per strada 77 imprese, ma dove è vero pure che nel primo trimestre dell’anno passato andava volto peggio (-336). Male anche l’industria manifatturiera (117, con il picco negativo nel Chietino), il trasporto (38), le attività ricettive (25), i servizi per la persona (8) e le riparazioni di auto e apparecchi per la casa (4)” .