Mare sporco Pescara: Fi critica le barriere galleggianti

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Per Forza Italia le barriere galleggianti nel mare sporco di Pescara non risolveranno il problema dell’inquinamento.

Sul mare sporco a Pescara la polemica non è destinata a placarsi . Il capogruppo di Forza Italia in consiglio regionale Lorenzo Sospiri critica la decisione assunta da Comune e Regione di combattere l’inquinamento installando le barriere galleggianti in vista della stagione balneare.

In una nota , che riportiamo integralmente, il capogruppo Sospiri riferisce che “Il mare e il fiume di Pescara sono affetti da un tumore, e il sindaco Alessandrini e il Governatore D’Alfonso decidono di curarlo con il cortisone. L’installazione delle barriere galleggianti per arginare l’emergenza balneazione rappresenterà pure ‘qualcosa’ in termini concreti, speriamo che servi a ottenere un risultato, ma sostanzialmente è indice dell’ennesimo fallimento di un Pd incapace: la sperimentazione, perché di questo si tratta, costerà una bazzecola, 400mila euro di soldi pubblici, ovvero dei cittadini, non certo risorse personali del sindaco Alessandrini o del suo pigmalione-D’Alfonso; ma soprattutto non abbiamo alcuna certezza di riuscita, anzi ci sono esperti che hanno già detto che in Emilia Romagna quello scherzetto è fallito. Dove sono le prove in vasca? Dove sono gli studi scientifici a supporto di un tale intervento? Dove sono i pareri e le autorizzazioni ministeriali? Comprendiamo la disperazione dei balneatori, pronti ad accettare qualunque illusione pur di salvare una stagione estiva che si annuncia disastrosa, siamo solidali con loro, ma è difficile pensare di spendere 400mila euro per una barriera di salvagenti. Piuttosto i balneatori avrebbero dovuto pretendere l’abbattimento della diga foranea e il nuovo Piano regolatore portuale, due interventi fermi al Consiglio superiore dei Lavori pubblici da due anni perché il sindaco Alessandrini e il Presidente D’Alfonso hanno sbagliato le procedure. Dopo le ordinanze segrete e gli scarichi abusivi tenuti nascosti, ci mancavano i salvagenti, l’ultima trovata degna del ‘Circo Takimiri’ da parte di un sindaco che più ne fa e più ne sbaglia : se un dente si caria, un paziente non si imbottisce di antidolorifici, ma va dal dentista e cura la malattia dalla radice. In questo caso, invece, si è deciso di far morire il fiume e il mare e di passare alle cure palliative. Da un anno, dal 6 aprile 2015, il sindaco Alessandrini e il Governatore D’Alfonso sanno che il mare e il fiume versano in condizioni disastrose, raggiungendo picchi di inquinamento mai registrati prima. È dunque inutile che tentino di addossare le responsabilità a ‘chi c’era prima’, sono loro che governano l’Abruzzo e Pescara da 22 mesi e sono loro che devono giustificare come sono riusciti a ridurre il nostro mare in tali condizioni. E devono giustificare perché dopo 22 mesi di governo e diecimila comunicati stampa di annunci e proclami non è partito lo sfondamento della diga foranea né abbiamo visto il nuovo Piano regolatore portuale. Noi già conosciamo la risposta: il Presidente-tuttologo D’Alfonso e il suo ‘figlioccio’ hanno sbagliato tutte le procedure, il Comune ha continuato a inviare al Consiglio Superiore dei Lavori pubblici carte errate o incomplete, nonostante i cinque o sei incarichi affidati a professionisti di fama. Il Consiglio Superiore continua a chiedere gli studi idraulici e il Comune continua inspiegabilmente a non mandarli o a spedire i documenti sbagliati. Dall’altra parte c’è un Governatore che, alla ricerca di scorciatoie, ha mandato in appalto un’opera, lo sfondamento della diga foranea, non prevista, dunque incompatibile con il Piano regolatore portuale ancora vigente, in assenza del nuovo Piano regolatore fermo al palo da 22 mesi. E la frittata è servita: piovono incarichi, ma alla fine per tentare di arginare l’inquinamento del mare si arriva all’ultima carta, spendere 400mila euro per mettere una barriera di salvagenti in mare, sperando che riescano a spingere al largo l’inquinamento proveniente dal fiume, il tutto senza corredare il progetto di uno studio idraulico e morfo-dinamico, senza aver eseguito prove in vasca, senza aver coinvolto lo stesso Ministero, ancora una volta si fa un esperimento alla ‘carlona’, solo che stavolta lo scherzetto ci costerà 400mila euro, somma che, molto più utilmente, poteva essere impiegata per chiudere gli scarichi abusivi esistenti sul fiume sul territorio di Pescara, prima causa dell’emergenza balneazione. E invece gli scarichi restano aperti, continuano a sversare liquami e feci, ma in mare ci mettiamo i salvagenti. Inapplicabile il paragone con le barriere utilizzate per arginare la fuoriuscita in mare di idrocarburi: una cosa è utilizzare quei pannelli per 15 giorni, pannelli che non fermano gli idrocarburi, ma li tamponano, altra cosa è usarli in mare per tre o quattro mesi. E la cosa più assurda è che già ci sono tecnici che hanno rivelato il fallimento di tale esperimento in Emilia Romagna, perché è evidente che i liquami spinti al largo, per il gioco delle correnti, torneranno a riva, o a nord o a sud, ecco perché va eliminato l’inquinamento, non ‘spinto altrove’. Siamo consapevoli che, dinanzi allo stallo disastroso in cui versa Pescara, i balneatori farebbero anche patti con il diavolo pur di salvare la stagione, specie poi se uno dei rappresentanti della categoria è consigliere comunale di maggioranza e quindi deve necessariamente approvare ciò che dettano il suo sindaco e il suo Presidente di Regione, ma la città non può tollerare di buttare all’aria 400mila euro senza alcuna certezza sulla riuscita dell’esperimento. Per questo chiediamo il coinvolgimento delle Opere Marittime e del Ministero in tale progettazione, chiediamo che vengano eseguite prove in vasca e studi più approfonditi. E, visto che ci siamo, chiediamo anche quanto sia costata, a oggi, la redazione del progetto copiato e l’onorario dell’architetto Nino Catani che ha appunto copiato la barriera da quelle ideate per il lago di Garda, D’Iseo e altri casi simili”.