Mare Pescara: torna balneabile il tratto tra via Muzii e Fosso Vallelunga

divieto balneazione

Il sindaco Marco Alessandrini ha revocato il divieto di balneazione nel tratto di mare di Pescara compreso tra via Muzii e Fosso Vallelunga.

A Pescara tornano balneabili i tratti di mare antistanti via Muzii’, via Galilei’ e Fosso Vallelunga. Il sindaco Marco Alessandrini ha revocato il divieto di balneazione imposto con apposita ordinanza lo scorso 6 agosto in seguito al corto circuito che ha danneggiato una pompa di sollevamento dell’Aca, con successivo sversamento nel fiume. Il divieto di balneazione inizialmente era stato disposto per 48 ore, poi era stato prorogato di un giorno.

Intanto sulla balneabilità delle acque a Pescara e gli sversamenti di acque reflue in mare interviene con una nota Armando Foschi di PescaraMiPiace  il quale afferma che prima di revocare il divieto di balneazione sul litorale di Pescara, istituito dopo l’ultima ondata di maltempo, dovrebbero essere eseguiti appositi campionamenti per verificare l’eventuale ed effettiva scomparsa della carica batterica dal mare.

In una nota Foschi scrive “Sabato scorso abbiamo filmato l’entità e la durata degli sversamenti in corso dal troppo pieno posto nell’area della Madonnina direttamente nel fiume, un evento di proporzioni enormi e abbiamo serie difficoltà a credere che quelle acque reflue, non depurate, abbiano esaurito i propri effetti inquinanti in appena 48 ore come pretendono di farci credere il sindaco Alessandrini e il vicesindaco Del Vecchio. Non riteniamo sia saggio, né tantomeno responsabile, consentire ai cittadini di entrare in mare e farsi il bagno senza lo straccio di una carta a certificare la balneabilità delle acque. Per tale ragione torniamo a chiedere che l’Arta, o altro Ente accreditato, verifichino la bontà delle acque, rendendo pubblici i risultati dei prelievi prima della firma di qualsivoglia ordinanza di revoca e, nel frattempo provvederemo a inviare in Procura i filmati di quegli sversamenti ingenti e spaventosi, a integrazione dei due precedenti esposti, per capire perché dal 6 aprile 2015, giorno del crollo della condotta di via Raiale, la balneazione del nostro mare è divenuto un miraggio, anzi un incubo che il sindaco Alessandrini è incapace di risolvere. Pescara sta vivendo una vigilia di ferragosto drammatica. Dopo un’estate tragicomica, in cui, a detta del sindaco Alessandrini, oggi il mare è inquinato, domani no, dopodomani lo è, ma forse no, e poi ancora è inquinato per 10 metri, e poi no, e poi di nuovo sì, qualcuno pensava di poter chiudere la stagione, mai iniziata, almeno con un ferragosto classico, portando i bambini al mare per un tuffo, la pizzetta, il sole e poi di nuovo il mare. E invece no, sabato scorso c’ha pensato prima il corto circuito di un impianto di sollevamento sulla golena, che per venti minuti ha sversato in mare i liquami, scaricando i reflui dal troppo pieno, anziché spingerli verso il depuratore. Poi è arrivato il maltempo, gli acquazzoni e alle 17.45 è scattato l’allarme rosso, quando la Di Vincenzo, che gestisce l’impianto di via Raiale, ha mandato l’ormai triste solita nota per comunicare che, aumentate le portate di acque reflue verso il depuratore, in una quantità superiore alle capacità dell’impianto, sono stati aperti i ‘troppo pieni’, lasciando scaricare direttamente nel fiume, ossia nel mare, le acque reflue non depurate, procedura andata avanti per 10 ore e 10 minuti, ovvero sino alle 15.55 di domenica 7 agosto, quando è arrivata la seconda comunicazione dai gestori del depuratore per ufficializzare l’interruzione della procedura che però, a questo punto, non è più un’emergenza, ma è divenuta una prassi vera e propria che sicuramente non è accettabile. Sabato però siamo andati a filmare quegli sversamenti dai troppo pieni e quello che abbiamo visto è spaventoso, perché parliamo di metri e metri e metri cubi di reflui vomitati nel fiume, portando con sé ogni genere di rifiuto, ovvero una carica batterica inimmaginabile, non sapendo, fra l’altro, neanche quanti metri cubi di reflui sono stati scaricati complessivamente in mare, non trovando citato il dato da nessuna parte, e anche questo ci preoccupa, perché una cosa è lo sversamento di 10 metri cubi di reflui, altra cosa lo sversamento di 100mila metri cubi. Dai nostri filmati si vede benissimo l’enorme quantità di liquami non depurati che sbalzano fuori dal troppo pieno della Madonnina a ritmo continuo, incessante, irrefrenabile, lasciando alla deriva un tappeto superficiale di rifiuti spaventoso e inguardabile. Qualunque persona dotata di buonsenso capirebbe che quell’episodio di tali proporzioni non può aver esaurito i propri effetti impattanti sul fiume e sul mare in appena 48 ore, ovvero tale circostanza va quantomeno certificata attraverso delle analisi e dei campionamenti specifici che l’Associazione ‘Pescara – Mi piace’ chiede vengano effettuati con la massima urgenza per dare certezze e garanzie agli ipotetici bagnanti, analisi che devono essere eseguite dall’Arta o anche da altro Ente terzo accreditato e abilitato. Nel frattempo porteremo i filmati raccolti in Procura a ulteriori integrazione dei due esposti precedenti, peraltro ponendo anche un ulteriore quesito, ovvero: se l’impresa Di Vincenzo ha comunicato che gli sversamenti dai troppo pieni si sono conclusi alle 15.55 di domenica 7 agosto, le 48 ore per la revoca dei divieti di balneazione scadrebbero solo nel pomeriggio di oggi, dunque alle 15.55. E allora perché il sindaco Alessandrini e il vicesindaco Del Vecchio affermano, nell’ordinanza numero 139, peraltro firmata solo ieri, 8 agosto, dunque a 48 ore dall’inizio del fenomeno, che gli sversamenti si sono conclusi alle 10.40 di domenica, e quindi ha previsto la revoca dei divieti già questa mattina? Dove ha preso quella data e quell’orario la giunta Alessandrini? Alla Procura esporremo anche tale perplessità chiedendo di acquisire anche questo ulteriore documento in possesso del sindaco, per certificare la legittimità delle ordinanze e delle disposizioni assunte”.