Le iniziative di Pescara Punto Zero per il decennale del sisma

Mario Fracasso di “Pescara Punto Zero”, in collaborazione con l’associazione Misa, ha organizzato una serie di eventi a Pescomaggiore per il decennale del terremoto de L’Aquila.

Il fotografo Mario Fracasso dell’associazione Pescara Punto Zero, in collaborazione con l’Associazione Misa, presenta a Pescomaggiore, nell’ Ecovillaggio E.V.A. autocostruito, un reportage fotografico dei territori colpiti: “Immota Manet – dieci anni DI terremoto dell’Aquila” resta ferma, rimane immobile, nel titolo il messaggio di una situazione che oggi, a distanza di 10
anni, dimostra l’assenza delle istituzioni e l’abbandono dei cittadini aquilani. Mario Fracasso:

“A dieci anni dal sisma che il 6 Aprile 2009 ha scosso la città dell’Aquila e tutto l’ampio territorio circostante, la ricostruzione non c’è stata. E dire che è stata avviata è senza dubbio un eufemismo. Il sisma è una ferita profonda che ancora non si rimargina e a cui è stata applicata solo una medicazione superficiale. Tamponata la lacerazione, per non vedere il sangue fuoriuscire, l’infezione è rimasta. Così la cancrena si è espansa e oggi la realtà è che gli aquilani più che vivere, esistono: immobili in un tempo senza prospettiva futura.Nel capoluogo abruzzese le macerie sono state rimosse, ma abitarci è impossibile. Solo il corso e la piazza principali sono stati restituiti agli aquilani, insieme ad alcune chiese e alcuni edifici, per lo più in periferia. Nella così detta zona rossa, praticamente l’intero centro cittadino, qualche bar e negozio tenta di sfruttare gli ultimi fondi per poter restare aperto. Attorno tutto è disabitato. Un luogo che al primo imbrunire diventa spettrale. Gli aquilani sono costretti a fruirne facendo lo slalom tra transenne, puntellamenti, blocchi di cemento, gru, cantieri ed edifici pericolanti. Tanto che ormai tutto è entrato nella normalità del paesaggio urbano. La sensazione è quella di un museo dell’abbandono: chi non è abituato al nuovo paesaggio, non può far altro che tendere lo sguardo verso l’altro con espressione che varia dalla sconsolatezza all’incredulità. “

La mostra, dal 5 al 7 aprile a Pescomaggiore (AQ), accompagnata da reading tematiche dell’attore Alessandro Blasioli darà inizio ad una serie di eventi che, come un ponte simbolico tra i territori abruzzesi, si terranno la settimana successiva a Pescara, nel Circolo Aternino. A partire dal pomeriggio del 16 aprile (ore 18.00) la presentazione del libro “Nati alle 3.32” dell’omonimo collettivo aquilano nato dopo il sisma, che dieci anni dal terremoto che distrusse la città dell’Aquila e i suoi dintorni, principalmente del Comitato 3e32, raccontano se stessi. L’idea del libro nasce dall’esigenza di una contro-narrazione nel contesto della commemorazione istituzionale del decimo anno trascorso dal sisma. Con l’intento di ribadire che nessun “miracolo” è avvenuto all’Aquila e farlo a partire da posizioni apparentemente minoritarie, e per questo represse o silenziate, il libro racconta l’audacia e il coraggio emerso nei primi due anni di mobilitazione dopo il sisma, per contrastare una gestione della catastrofe che ha raggiunto in alcun casi picchi inediti, nell’Italia contemporanea, di autoritarismo e di malaffare. Si tratta di un’operazione culturale che mira a offrire la testimonianza di una storia poco nota, mettendo a disposizione anche documenti e ricostruzioni precise dei fatti di quel biennio (2009-2011), ma che prova anche a ricreare un ponte con la situazione attuale, soprattutto attraverso i materiali contenuti nell’appendice e con il lavoro di postfazione. Rispetto al presunto “miracolo” berlusconiano, incarnato dalla Protezione Civile di Guido Bertolaso, e alla strategia politica portata avanti dalla classe dirigente locale per i due mandati del sindaco Cialente (PD), i Comitati nati dal post-sisma hanno avuto la forza di rompere gli equilibri di una tranquilla governance di provincia, per imporre temi e problemi vecchi e nuovi – dalla necessità di una ricostruzione trasparente, partecipata e condivisa, all’esigenza di auto-determinazione delle popolazioni colpite. Dal racconto di quella stagione emerge una nuova voce, un’esperienza collettiva inedita di una buona parte della città che, sin dal primo momento, comprese di trovarsi in un gioco la cui posta era ed è ben al di là della ricostruzione materiale. Il vissuto, l’emozione e la narrazione delle azioni s’intrecciano con la riflessione, il bilancio, la presa di posizione di una generazione sulla ricostruzione sociale del tessuto cittadino e sulle questioni relative alla tutela del contesto ambientale. Presenti gli autori Mattia Lolli, Alessandro Tettamanti e Daniele Poccia. A seguire l’inaugurazione della mostra fotografica “itinerante” di Mario Fracasso, e alle 20.45 lo spettacolo di Alessandro Blasioli : “Questa è casa mia – Dolor Hic Tibi Proderit Olim («Un giorno questo dolore ti sarà utile» scritto da Damiano Pignedoli:

“Un dinamico monologo che intreccia le storie di una famiglia e di due amici inseparabili, nel quadro doloroso e problematico seguente al terremoto che sconvolse l’Abruzzo e la città de L’Aquila nell’aprile 2009. I coniugi Solfanelli e il loro figlio Paolo, amico strettissimo di Marco, tutti travolti non solo dalla potenza della natura, ma anche dall’iniquità degli esseri umani. Fra inefficienze e resistibili condotte della macchina statale italiana, umanità varia di dubbia sensibilità ed ethos morale, si snoda un racconto di taglio civile che offre una
visuale inconsueta sulla realtà del capoluogo abruzzese e, a un livello più ampio, su quella di altri luoghi versanti in un’analoga condizione post-sismica. L’Italia d’altronde è uno dei paesi europei a più alto rischio sismico e, a oggi, non esiste una legge che regolamenti come reagire e condursi a seguito di catastrofi naturali quale quella in questione e che riguardi, dunque, la gestione degli sfollati, la riclassificazione delle macerie e in sostanza la ricostruzione tout court. Una mancanza che peraltro contribuisce al verificarsi di episodi di sciacallaggio, corruzione e infiltrazioni mafiose. E tutto questo nodo di temi emerge dall’intarsio drammatico di Questa è casa mia – Dolor Hic Tibi Proderit Olim («Un giorno questo dolore ti sarà utile»): sulle ali di un teatro di narrazione animato dalla vivacità colorata di uno sguardo ironico e screziato, su cui trova risonanti sponde anche il parlato roccioso e caparbio del dialetto abruzzese.”

Mercoledì 17 aprile la proiezione del film “Yes We Camp” [ore 21.00, Circolo Aternino] documentario di Alberto Puliafito. Nato da una collaborazione con Repubblica Tv, il documentario prende il nome da una scritta comparsa sul cartellone di un giovane terremotato durante la manifestazione del 16 giugno durante la quale i terremotati chiedevano di rivedere il Disegno Legge che avrebbe approvato il Piano C.A.S.E. Il film inizia proprio da quella manifestazione in Piazza Montecitorio, prosegue con la fiaccolata del 6 luglio dedicata al ricordo delle vittime, passa attraverso il racconto del G8 e di tutto il mese di agosto 2009 e dei primi giorni del mese di settembre, si chiude nel futuro, all’Aquila, nel 2032. È il punto di vista di un osservatore esterno che cerca di capire e di raccontare le storie delle persone che fanno parte di una Storia in continua evoluzione. È un insieme di affreschi, senza pretesa di avere la verità in tasca. Un racconto che si apre e si chiude con un punto interrogativo.