L’Aquila: mazzette nella ricostruzione, 10 arresti

ricostruzioneaq

L’Aquila: mazzette nella ricostruzione, 10 arresti eseguiti in mattinata dal Comando Provinciale dei carabinieri nei confronti d’imprenditori e funzionari.

Dalle prime ore della mattinata è in corso una vasta operazione del Comando provinciale dei Carabinieri nell’ambito di un’inchiesta della Procura della Repubblica dell’Aquila su presunte mazzette in una serie di appalti pubblici nella ricostruzione, a oltre otto anni dal terremoto. Sono state eseguite dieci ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari e sono stati notificati cinque provvedimenti di applicazione del divieto temporaneo di esercitare l’attività professionale. Perquisizioni e sequestri sono in corso nei territori di L’Aquila, Teramo, Pesaro Urbino, Bari e Benevento. Tra i reati contestati la corruzione, l’abuso d’ufficio e la turbativa d’asta che sarebbero stati commessi in quello che è stato definito il “cantiere più grande d’Europa”. La nuova inchiesta giudiziaria che scuote la ricostruzione dell’Aquila, a oltre otto anni dal tragico sisma, coinvolge funzionari pubblici, professionisti e imprenditori, tra cui nomi eccellenti. Sarebbero complessivamente 35 gli indagati, tra cui le 10 persone poste ai domiciliari e le 5 interdizioni dall’esercizio dell’attività professionale, disseminati in Abruzzo, Campania, Marche e Puglia. Secondo quanto si è appreso le indagini dei Carabinieri dell’Aquila, coordinate dal procuratore capo Michele Renzo e dal pm Antonietta Picardi sarebbero scattate da spunti investigativi emersi da un’altra inchiesta; tra le persone coinvolte ci sarebbe l’ex segretario generale del ministero dei Beni Culturali d’Abruzzo Berardino Di Vincenzo. Con lui è indagato anche il figlio Giancarlo, architetto, tra i cinque che hanno ricevuto la misura cautelare del divieto temporaneo di esercitare l’attività professionale. I due sono stati già indagati lo scorso febbraio nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti della Regione Abruzzo, in particolare per il filone della ricostruzione post-sisma di palazzo Centi, sede della presidenza della Giunta. A inchiodare gli indagati sarebbero intercettazioni telefoniche e ambientali, oltre che video e foto che dimostrerebbero le dazioni per vincere gli appalti.  Nessun riferimento con un’altra operazione avvenuta in mattinata, da parte questa volta della Guardia di Finanza: con l’impiego di 50 uomini in paesi della Valle Peligna ha effettuato perquisizioni in abitazioni private e al Comune di Bugnara nell’ambito di indagini sugli appalti per la ricostruzione post terremoto.

Ad eseguire le misure restrittive aquilane, su disposizione del gip Giuseppe Romano Gargarella, sono stati i carabinieri del Reparto Operativo del Comando Provinciale di L’Aquila, comandati dal tenente colonnello Andrea Ronchey, con l’ausilio dei Comandi territoriali delle provincie interessate all’operazione. I provvedimenti interessano pubblici funzionari, imprenditori e professionisti, residenti nelle province di L’Aquila, Teramo, Pesaro Urbino e Bari, ritenuti a vario titolo responsabili dei reati di concorso in corruzione per l’esercizio della funzione, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, turbata libertà degli incanti, falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, nonché soppressione, distruzione e occultamento di atti veri. L’indagine, avviata nel 2016 dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di L’Aquila coordinata dal Procuratore capo Michele Renzo e condotta dal Pm Antonietta Picardi della Procura della Repubblica di L’Aquila, ha riguardato complessivamente 35 soggetti (i restanti indagati in stato di libertà) e ha messo in luce un serie di condotte poste in essere da alcuni funzionari pubblici, inseriti nel contesto del Segretariato Regionale del MiBACT dell’Abruzzo. Gli indagati, ricoprendo varie funzioni e ruoli nel contesto dell’assegnazione e controllo sulle opere di restauro successive al sisma del 2009, avrebbero gestito gli appalti della ricostruzione post sisma in maniera clientelare, attribuendo incarichi professionali (alcuni dei quali su scelta dell’amministrazione, altri su loro indicazione operati dalle stesse ditte interessate all’esecuzione delle opere) a parenti ed amici. Sempre secondo quanto ipotizzato dai carabinieri, talune ditte si sarebbero garantite l’assegnazione di gare d’appalto con ribassi particolarmente cospicui, ottenendo successivamente il recupero, attraverso il riconoscimento di varianti in corso d’opera. In particolare le ditte esecutrici, in accordo con i funzionari, avrebbero avuto modo di recuperare i ribassi, durante lo svolgimento delle opere edili, con le cosiddette perizie di variante (riassegnate ad affidamento diretto o con procedure negoziate senza gara) ovvero grazie a perizie di adeguamento prezzi, con un aumento talvolta anche elevato rispetto all’importo iniziale dei lavori a base d’asta. Il compenso per i funzionari si sarebbe concretizzato, secondo quanto ricostruito, attraverso l’affidamento di incarichi professionali a parenti e/o amici (le cui parcelle, per altro, proporzionate al valore dei lavori, si arricchivano alla concessione di ciascuna variante) ovvero attraverso l’elargizione di somme in denaro; per taluni procedimenti sarebbe stata, infatti, accertata sia la turbativa della gara per l’assegnazione dei lavori sia il relativo pagamento di somme da parte dell’imprenditore al funzionario compiacente, quale corrispettivo per il buon fine dell’accordo. Per evitare le prescritte comunicazioni all’Anac, e, di conseguenza il controllo censorio del Garante, sarebbero state opportunamente concordate di volta in volta, con le ditte, perizie di variante al di sotto del 20% dell’ammontare dei lavori, “spacchettando” in questo modo l’importo del recupero del ribasso. Di rilievo la procedura inerente le opere di recupero e restauro del Teatro Comunale di L’Aquila, i cui lavori sono attualmente in fase relativamente avanzata. Contestualmente sono state eseguite le operazioni di acquisizione di tutta la documentazione presente presso l’Ente pubblico, nonché custodita presso ditte, studi professionali e laboratorio analisi, con il sequestro di computer e supporti informatici vari.