L’Aquila 2009: nessun colpevole, lo Stato rivuole i soldi

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L’Aquila 2009: nessun colpevole, lo Stato rivuole i soldi dai parenti delle vittime risarciti con una cifra vicino agli 8 milioni di euro.

A luglio, in tribunale a L’Aquila, la prima udienza su una citazione davanti al giudice civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Si tratterebbe di un atto dovuto alla luce della sentenza in Cassazione del processo alla Commissione Grandi Rischi che ha assolto 6 dei 7 imputati. Un terzo grado di giudizio e dunque definitivo che già di per sé rappresenta un duro colpo per i parenti di tutte quelle persone che si erano sentite rassicurate dal parere della Commissione Grandi  Rischi in quella ormai tristemente nota riunione del 31 marzo, al termine della quale si disse sostanzialmente che gli aquilani, alle prese con un interminabile sciame sismico che durava ormai da mesi, potevano dormire sonni tranquilli. Sei giorni dopo  l’immane tragedia e poi il lungo iter giudiziario che portò ad una prima sentenza di condanna per i componenti della Commissione nel gennaio del 2013. Da qui una provvisionale da garantire come anticipo al risarcimento civile che variava tra i 200 ed i 400 mila euro. Nel febbraio del 2015, però, la Corte d’Appello ribalta la sentenza di condanna non riconoscendo il nesso di causa tra le rassicurazioni di quel verbale di riunione e le morte sotto le macerie, ed assolve tutti, tranne uno, sentenza confermata anche dalla Cassazione nel marzo scorso. Da qui la decisione da parte della Presidenza del Consiglio, lo scorso giugno, di mettere in mora i parenti delle vittime diffidandoli alla restituzione dei soldi perché è venuto meno – recita la citazione – il titolo giustificativo dell’importo del pagamento, il quale viene trattenuto indebitamente, ragion per cui se ne chiede la restituzione. L’udienza, ora, é fissata per il prossimo 24 luglio e le parti civili dei parenti delle vittime annunciano dura battaglia:

“Dove non c’é stato un reato non é detto che non ci sia un danno civile – fa sapere Wania Della Vigna, l’avvocato che insieme al marito Guido Felice De Luca, ha perorato la causa dei parenti dei ragazzi morti sotto le macerie della Casa dello Studente – il giudice della Corte d’Appello, nel suo dispositivo di sentenza, non ha scritto una sola parola sulla restituzione delle provvisionali disposte in primo grado.”

Di seguito l’interrogazione al Presidente del Consiglio, del deputato MDP Gianni Melilla

Il Governo ha chiesto ai familiari delle vittime del terremoto de L’Aquila la restituzione dei pagamenti effettuati a seguito della sentenza numero 380 del 2012 depositata il 18 gennaio 2013 nel procedimento penale contro la commissione Grandi Rischi, organo scientifico della Presidenza del Consiglio dei Ministri. L’ accusa come è noto era di aver rassicurato la popolazione dopo la riunione del 31 marzo 2009, a pochi giorni dalla catastrofe che distrusse L’Aquila. I risarcimenti furono a seguito delle condanne immediatamente esecutive, a prescindere dai processi civili in corso. Ma il 10 novembre 2014 la sentenza è stata riformata in appello e 6 dei luminari sono stati assolti, mentre è stato condannato il braccio destro dell’allora capo della Protezione civile. Il 20 novembre 2015 la Cassazione ha confermato la sentenza d’Appello. La Presidenza del Consiglio dei Ministri è andata subito ad aggredire le parti civili intimando la restituzione dei soldi elargiti. Anche con atti di messa in mora e intimazione di pagamenti immediati. La sentenza di appello non ha revocato le provvisionali. Sulle responsabilità della commissione Grandi Rischi ci sono inoltre cause civili in corso. Se non ritenga doveroso sospendere ai familiari delle vittime le richieste di restituzione delle somme versate “…oltre gli interessi calcolati dal dì del percepimento…”, in attesa della definizione del contenzioso civile, per evidenti ragioni istituzionali, di ragionevolezza e anche di umanità nei confronti di persone duramente colpite dalla morte dei loro cari.

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