L’Abruzzo che funziona: Corecom primo in Italia

L’Abruzzo che funziona: Corecom primo in Italia per conciliazioni ed indennizzi nel 2016. Bilancio e sfide future illustrate dal presidente Filippo Lucci.

In sette anni aumento del 326% delle istanze di conciliazione, +285% delle istanze di provvedimenti temporanei d’urgenza e +446% delle istanze di definizione. Sono questi i numeri principali che testimoniano una crescita esponenziale della fiducia dei cittadini nei confronti del Comitato Regionale per le comunicazioni grazie all’efficacia dei procedimenti, visto l’86% delle procedure con esito positivo solo nel 2016 e l’efficacia organizzativa con un personale di qualità più che di quantità, che agli abruzzesi, tra l’altro, costa solo 350 mila euro l’anno:

“Siamo particolarmente soddisfatti di questi risultati – sottolinea il presidente di Corecom Abruzzo Filippo Lucci – segno evidente della bontà del nostro operato che, importante ricordarlo, copre una serie di importanti competenze, quelle di interfaccia tra i cittadini e gli operatori telefonici, di mediazione nelle controversie, fino ad assumere ruolo di decisori, ma non meno importante anche l’aspetto psicologico con il nostro personale capace, anche, di garantire un vero e proprio servizio di accoglienza per tutti coloro che arrivano a noi fortemente segnati per disagi anche gravi che sono costretti a subire.”

Prossima sfida, a livello nazionale, quella di applicare al servizio anche le controversie legate a gas, acqua e luce. Capitolo a parte quello legato al maltempo, con il 100% delle istanze giunte per le interruzioni telefoniche nel gennaio tragico che abbiamo vissuto in Abruzzo, risolte nel giro di 48 ore, grazie anche alla disponibilità di alcuni operatori, Vodafone e Fastweb in primis, non di altri, però, come la Tim, segnala con rammarico Lucci che poi ne approfitta anche per togliersi qualche sassolino dalla scarpa:

“Mi é spiaciuto aver letto in alcune pagine di giornale le rimostranze di diversi sindaci dopo che siamo stati noi stessi a contattarli per metterci a loro disposizione, ricevendo in diversi casi anche risposte poco educate. Se non sono principalmente le Amministrazioni pubbliche a capire l’importanza di un servizio come il nostro, allora vuol dire che qualcosa non va.”

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