Il “tesoro di Poggio Picenze” esposto alla Banca d’Italia

Un bottino di guerra, o forse il frutto del guadagno di un commerciante. Oppure, ancora, il possedimento da nascondere di un emigrante.

Non è ancora nota la provenienza del famoso “tesoro di Poggio Picenze”, un gruzzolo di monete greche antiche rinvenuto nel 1953 in una cava di pietra vicino a Poggio Picenze, a circa 15 chilometri dall’Aquila, monete d’argento coniate tra il III e il I secolo a.C. in zecche greche da parte di Atene, della Lega Achea e dei re di Cappadocia.

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Ottanta di queste monete sono uscite dal Museo archeologico nazionale dell’Abruzzo, a Villa Frigerj a Chieti, dove ne sono conservate del 1985 circa 400, per essere esposte nella sede aquilana della Banca d’Italia, alla presenza delle autorità locali. Un tesoretto ritrovato mezzo secolo fa da uno scalpellino di Poggio Picenze nascoste nella pietra, di cui è difficile comprendere le origini perché è stato nel tempo disperso in più luoghi.

Cento di queste monete si trovano, ad esempio, negli Stati uniti, circostanza che fa dire al soprintendente dell’Abruzzo Francesco di Gennaro, che le monete ritrovate a Poggio Picenze fossero parte di un gruzzolo di almeno 500 pezzi.

Il ricordo del sindaco di Poggio Picenze, Antonello Gialloreto. Era un bambino quando frequentando la bottega dello scalpellino, Emidio Biordi, conobbe la storia del tesoretto.

Il servizio del Tg8: