Giovanni Damiani dal “tritacarne” mediatico all’archiviazione perché il fatto non sussiste

Un incubo durato 5 anni per Giovanni Damiani, ex direttore Arta, coinvolto suo malgrado in un’indagine che lo vede ora uscire assolutamente indenne.

Decide di togliersi qualche sassolino dalla scarpa, l’ex direttore tecnico Arta, Giovanni Damiani, biologo storico sostenitore delle più agguerrite battaglie di tema ambientale, tirato dentro un’indagine della Procura di Potenza per una presunta falsa perizia che la stessa Procura gli ha commissionato, come perito, in un’inchiesta sul Centro Oli di Viggiano. Era il 2014 e prima che Damiani se ne rendesse conto, il corrispondente de “Il Fatto Quotidiano” Antonio Massari lo additava, alla luce di documenti del quale era venuto in possesso, come un consulente facilmente corruttibile per una perizia, a suo dire, compiacente in favore dell’Eni. Il tutto sulla base di una non ben definita intercettazione nella quale si limitava a dare un appuntamento al consulente della difesa, fatto consueto nelle Procure, quando i due periti delle due parti devono svolgere degli accertamenti su uno stesso argomento. Da quel momento l’inferno per Damiani, balzato non certo per meriti onorevoli, sulle pagine di tutti i giornali con inevitabili conseguenze alla sua vita personale e professionale, anche se non gli sono mai mancati l’affetto e la solidarietà delle tante associazioni ambientaliste con le quali ha collaborato. A distanza di cinque anni i Pm che lo accusavano chiedono l’archiviazione subito accettata dal Gip che rincara la dose contro la pubblica accusa, precisando che non c’é la minima traccia di compiacenza in quella consulenza, anzi,  quell’elaborato rappresenta tutt’ora la punta di diamante nella gran mole di atti contro l’Eni.

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