Fabrizio Pellegrini sarà trasferito a Bologna

Il Magistrato di Sorveglianza di Pescara Francesca Del Villano ha autorizzato il trasferimento di Fabrizio Pellegrini in una struttura a Bologna.

Sarà trasferito in una struttura a Bologna Fabrizio Pellegrini, musicista 47enne di Chieti, affetto da fibriomalgia, privo di cure nel carcere teatino, dove è recluso dopo essere stato condannato per aver coltivato autonomamente la cannabis necessaria – secondo i suoi legali – all’unica terapia in grado di curare i dolorosi sintomi della grave malattia invalidante.

Il Magistrato di Sorveglianza di Pescara Francesca Del Villano – fa sapere il legale Vincenzo Di Nanna, segretario di Amnistia, Giustizia e Libertà Abruzzi – ha disposto il suo trasferimento “ presso una struttura reperita grazie all’interessamento del sen. Luigi Manconi (PD): di fatto è stato costretto a lasciare la regione che gli nega le cure mediche perché incapace di attuare le sue stesse leggi .Non solo Pellegrini è stato condannato perché rifiutava di finanziare la criminalità organizzata acquistando la cannabis che gli era stata prescritta come unica terapia efficace, ma la ASL di Chieti, che già aveva preteso si pagasse da solo l’importazione dei farmaci a base di cannabis, non ha saputo o voluto tutelare i diritti del malato neppure dopo la scarcerazione, benché diffidata. Fatto, questo, che non sarebbe avvenuto se solo la Regione Abruzzo avesse dato attuazione a una legge già esistente, che consente la somministrazione della cannabis terapeutica a titolo gratuito per i malati indigenti. Se sul fronte giustizia sommiamo la vicenda di Fabrizio, il commissariamento nonché l’esposto per danno erariale da noi presentato per il mancato superamento degli OPG e l’assurda farsa che continua a protrarsi sulla elezione del Garante dei detenuti con i ‘giochi’ ormai grotteschi intorno alla nomina di Rita Bernardini, otteniamo un Consiglio regionale completamente incapace di far fronte alle esigenze più basilari. Se è vero infatti che il caso Pellegrini era dovuto a suo tempo a una inadeguatezza del quadro legislativo, è vero anche che nel frattempo, grazie alla ‘legge Acerbo’, quel vuoto era stato colmato: perciò se oggi è costretto a lasciare la nostra regione lo dobbiamo solo alla Giunta”.