Depuratore S.Martino: il WWF chiede analisi sulla qualità dell’aria

Deporatore S.Martino: il WWF chiede analisi sulla qualità dell’aria dopo i problemi già segnalati nel maggio del 2015.

Il sequestro del depuratore di San Martino e la relativa inchiesta fa tornare d’attualità alcune problematiche di enorme rilievo che da decenni tormentano la vallata del Pescara: l’inquinamento del suolo, delle acque e dell’aria. La presenza di arsenico, insieme agli altri già noti elementi estranei, rappresenta un serio timore per gli abitanti di un territorio da troppo tempo martoriato. Se tuttavia, in virtù del clamore suscitato dagli arresti e dal sequestro operati dalla Forestale su disposizione della magistratura, di suolo e acqua si è tornati a parlare con giusta preoccupazione, resta per il momento in secondo piano il tema della qualità dell’aria, certamente non meno allarmante. La qualità dell’aria a Chieti e in particolare nei quartieri vallivi della città, nei quali insistono tra l’altro ospedale, università, numerosi asili e scuole e circa la metà degli abitanti, continua invece a restare un punto dolente. Non passa giorno che non arrivino segnalazioni su cattivi odori – un chiaro segnale di qualcosa che non va – più o meno persistenti e più o meno diffusi. Non da oggi l’indice era stato puntato sul depuratore di San Martino, la struttura gestita dal Consorzio di Bonifica Centro oggi al centro dell’inchiesta giudiziaria. Ha una potenzialità di 110.000 abitanti equivalenti e tratta i reflui del comune teatino e quelli, si legge sul sito, “conferiti da privati, speciali non pericolosi”. Per inciso Chieti ha oggi meno di 55.000 abitanti (esattamente i residenti al 31 dicembre 2013 erano 54.731) e non si serve soltanto del depuratore di San Martino. Ebbene da tempo i residenti nelle aree limitrofe segnalano condizioni di vita difficili a causa dell’aria a tratti addirittura irrespirabile. Il WWF è intervenuto sul posto più volte, a partire dal 5 maggio scorso, allertato da alcuni cittadini.

“Abbiamo verificato – racconta Nicoletta Di Francesco, presidente del WWF Chieti-Pescara – la situazione: aria irrespirabile al tal punto che gli operai di una ditta adiacente al depuratore lavoravano tutti con una mascherina sul volto. Ci siamo rivolti al NOE, il Nucleo ecologico dei carabinieri. Su questa vicenda ci sono vari aspetti da esaminare – afferma la presidente del WWF Chieti Pescara – il primo e più clamoroso è l’assoluta inefficienza del monitoraggio della qualità dell’aria nel territorio teatino, nel quale non sono attive centraline fisse, benché siano state più volte annunciate. La centralina mobile dell’ARTA ha svolto campagne di monitoraggio in via Filippo Tiberio a Chieti Scalo solo per brevi periodi ma ha comunque trovato dati anomali, sia pure nei limiti di legge. Ad esempio durante il mese di giugno 2014, come si legge nella relazione conclusiva del monitoraggio, particolarmente nelle ore notturne sono stati riscontrati innalzamenti dei parametri Polveri, Ossido di Carbonio e di alcuni composti aromatici, mentre: I valori di concentrazione del Piombo e dell’Arsenico, sebbene inferiori ai limiti di legge, e raccolti su un numero esiguo di campioni, sono risultati anomali a confronto di precedenti campagne di misura svolte in aree urbane e suburbane e rispetto ai dati che annualmente vengono raccolti in una centralina di traffico urbano della città di Pescara. In pratica questi elementi non sono stati mai riscontrati neppure in una città dove i superamenti dei limiti di legge sono purtroppo abbastanza frequenti.”

Tutto questo in una zona classificata “di risanamento” proprio per la qualità dell’aria. Un altro aspetto riguarda l’accesso al depuratore, assurdamente realizzato nel ben mezzo di una corsia di svincolo dell’asse attrezzato, in una posizione pericolosissima ancor più se si tiene conto del notevole numero di autobotti che vanno e vengono dall’impianto.

“Fino a quando– conclude la presidente del WWF Chieti-Pescara – continuerà a prevalere la politica del dire e non quella del fare sarà ben difficile risolvere il problema, oggi aggravato dai dati emersi grazie agli accertamenti degli inquirenti. La tutela della salute dei cittadini è una priorità ed è quindi una priorità anche monitorare le condizioni dell’aria che respiriamo oltre a quella dell’acqua e del suolo”.