Depistaggio su Rigopiano: “Lo Stato assente!” Accolta richiesta riunione fascicoli

Prima udienza preliminare al tribunale di Pescara per il processo sul presunto depistaggio della Prefettura in merito alle richieste di aiuto dall’Hotel Rigopiano.

Sette gli imputati in questo procedimento, a partire dall’allora Prefetto Francesco Provolo, fino a ben sei funzionari della Prefettura. Ad attirare l’attenzione della pubblica accusa rappresentata dal Pm Anna Benigni, un brogliaccio che contiene le richieste di aiuto provenienti dall’Hotel, in particolare da Gabriele D’Angelo, una delle 29 vittime, già dalla mattina del 18 gennaio del 2017. Un documento, questo che, secondo l’accusa sarebbe sparito nella fase d’indagine successiva alla tragedia, traendo in inganno gli inquirenti della Squadra Mobile di Pescara. Agli ordini del giudice Antonella Di Carlo oggi prima udienza alla presenza degli avvocati dei sette imputati, ma anche di diversi legali in rappresentanza delle parti offese. Grande assente, come hanno fatto notare alcuni tra questi, la principale parte offesa, il Ministero della Giustizia, il principale Ente che avrebbe dovuto e potuto costituirsi parte civile. Ma non è tutto perché a scatenare la rabbia di diversi parenti delle vittime una lettera giunta lo scorso 15 ottobre presso lo studio legale dell’avvocato Romolo Reboa , proveniente dal Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri, a firma dello stesso capo Angelo Borrelli, nella quale si sostiene che non può essere imputato alcunché e nulla alla Protezione Civile ritenendo che la richiesta avanzata dallo stesso studio legale si appalesa totalmente destituita di ogni fondamento in punto di fatto e di diritto:

“Sostanzialmente – spiega l’avvocato Reboa – non solo si ritiene superflua la costituzione di parte civile, nella figura del Ministero della Giustizia, ma ci si smarca in maniera evidente da ogni responsabilità chiudendo le porte ad un possibile e dovuto risarcimento per i famigliari di 29 persone che potevano essere salvate se la macchina dei soccorsi avesse funzionato. Va ricordato, da questo punto di vista – prosegue Reboa – che tra le intercettazioni ce n’è una di Provolo che dice, in modo netto e chiaro, che nella Prefettura non funziona nulla, in totale contraddizione, evidentemente, con quanto manifesta in questa lettera Angelo Borrelli. Trovo, dunque, scandaloso – conclude Reboa- che al di là della colpevolezza o meno degli imputati, lo Stato, di fronte ad una tragedia come questa, volti le spalle ai parenti delle vittime.”

Intanto il giudice Antonella Di Carlo ha deciso di accogliere la richiesta di riunione dei fascicoli avanzata dall’avvocato Daniele Ripamonti, legale della funzionaria della Prefettura Ida De Cesaris, rimandando gli atti al presidente del Tribunale ed aggiornando l’udienza al 31 ottobre alle ore 12.00 per la lettura del provvedimento.

Il servizio del Tg8