Credito ad imprese e famiglie: l’Abruzzo arranca

Diminuisce dell’11,2 per cento il credito alle imprese artigiane, pari a 104 milioni di euro in meno nel 2017, piazzando la nostra regione al terzultimo posto in Italia.

Più in generale, i prestiti alle imprese con meno di venti dipendenti – dunque l’ossatura della nostra economia – sono diminuiti l’anno scorso dell’1,6 per cento, mentre sono aumentati dell’1,2 per cento quelli alle imprese più grandi. Sul versante delle famiglie, i mutui sono aumentati ma, al netto di surroghe e sostituzioni, i nuovi prestiti sono di fatto diminuiti del 14 per cento. I dipendenti del settore bancario, infine, sono diminuiti del 5 per cento: da 3881 del 2016 al 3686 del 2017. Sono alcuni dei dati sul settore bancario emersi ieri, venerdì 27 aprile, nel corso del congresso regionale della Uilca, la federazione del credito, esattorie e assicurazioni della Uil, che si è svolto a Pescara, al termine del quale è stato rieletto segretario regionale Maurizio D’Antonio, che sarà affiancato da una segreteria composta da Alessandro Roselli e Antonello Galassi, e dal tesoriere Domenico Zocco. Presenti anche Vito Pepe, segretario nazionale Uilca, e Michele Lombardo, segretario regionale Uil Abruzzo. Nel corso della sua relazione introduttiva, D’Antonio ha rilanciato la proposta di un osservatorio regionale sul credito che serva

“a capire meglio cosa accade sul territorio, per suggerire alla politica e alle direzioni generali delle banche soluzioni e strategie per lottare contro la desertificazione bancaria che ha colpito l’Abruzzo”.  Una regione, ha aggiunto Lombardo, che “fra due anni non potrà più contare su fondi europei: senza un’infrastrutturazione bancaria solida, come pensiamo di poter andare avanti?” Sul versante sindacale, D’Antonio ha rimarcato “la crescita che la Uilca Abruzzo ha realizzato nel quattro anni trascorsi. Una crescita che si è avuta nonostante un quadro macroeconomico difficile seppur stimolante, dato dalla tendenza alla diminuzione di addetti nel settore in conseguenza della chiusura degli sportelli, della robotizzazione, della digitalizzazione, dei nuovi strumenti di pagamento, delle esternalizzazioni. Altro problema è quello di un quadro normativo–contrattuale penalizzante. Il ruolo del dirigente sindacale – ha concluso D’Antonio – è denso di soddisfazioni e responsabilità, va svolto con il cervello e con il cuore in quanto deve saper essere sintesi di istanze organizzative, politiche e culturali, ma soprattutto non deve mai perdere di vista le nobili radici sociali di quella che, in fondo, da oltre cento anni è una bella missione”.

Nel corso del suo intervento finale, Vito Pepe ha rimarcato

“il ruolo del sindacato confederale, che ha permesso negli ultimi anni rinnovi contrattuali che altrimenti non si sarebbero fatti, oltre che azioni concrete contro la colonizzazione estera in settori centrali come le banche e le assicurazioni. Un sindacato maturo, che ha contribuito e contribuisce ad evitare che l’Italia faccia passi indietro, nel settore economico ma anche dei valori fondanti, spesso messi in discussione”.