Corropoli: crisi Semitec, interrogazione del M5S

Il Movimento 5 Stelle ha presentato un’interrogazione per chiedere di intervenire sulla crisi alla Semitec, che ha uno stabilimento anche a Corropoli.

Il deputato del Movimento 5 Stelle Andrea Colletti ha presentato un’interrogazione al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali ed al Ministro dello Sviluppo Economico in cui chiede di conoscere come intende agire il Governo sulla grave crisi che interessa la Semitec  e di avviare un tavolo di confronto per fare chiarezza sul futuro dell’azienda e dei suoi 365 dipendenti, tra cui quelli dislocati a Corropoli.

Nell’interrogazione parlamentare l’on Colletti scrive: “Apprendiamo che la Semitec potrebbe essere venduta ad un gruppo di imprenditori cinesi. Questa circostanza, aumenterebbe il pericolo di delocalizzazione e stravolgimento dell’assetto aziendale. Le comunicazioni che l’azienda ha fornito circa una possibile vendita non sono ad oggi da ritenersi sufficienti. Nel documento si legge che “Causa la crisi che sta colpendo la Semitec, in data 9 novembre 2017, presso l’Assistal di Roma, si è svolto l’incontro tra l’azienda unitamente alla capogruppo Siram ed il coordinamento RSU Semitec assistito da Fim, Fiom Uilm nazionali e territoriali nel corso del quale la SIRAM, ha dichiarato che “preso atto che le attività di Semitec non sono sinergiche alle attività del gruppo in Italia e tenuto conto delle oggettive difficoltà di carattere strategico/gestionale dell’azienda”, hanno confermato la loro disponibilità – già anticipata in un confronto al quale peraltro non avevano partecipato le rappresentanze sindacali della Semitec – alla vendita dell’azienda a soggetti che ne hanno mostrato l’interesse senza, tuttavia, rivelarne l’identità”. Mancherebbe infatti qualsiasi indicazione sui potenziali soggetti interessati all’acquisto ed inoltre non sarebbero noti neanche i tempi e le modalità di una eventuale cessione e, soprattutto, mancherebbero chiarimenti circa il circa il destino e le prospettive dell’azienda e dei dipendenti rispetto alla eventualità che la cessione non avvenga. Non si ha inoltre contezza di eventuali garanzie del mantenimento dei livelli occupazionali ma anche del mantenimento delle sedi; aspetto, quest’ultimo, di primaria importanza dal momento che una soppressione della sede con uno spostamento dei lavoratori a centinaia di chilometri di distanza sarebbe comunque una soluzione improponibile e inaccettabile. Chiediamo al Governo di intervenire il prima possibile istituendo un tavolo di confronto per fare chiarezza sul futuro dell’azienda e dei suoi 365 dipendenti al netto della narrazione renziana, le aziende sono in crisi ed i lavoratori chiedono il sostegno e la vicinanza dello Stato” .