Coronavirus Abruzzo: a Pescara equipe lavora senza sosta su tamponi

Quattro giovani biologi, da tre settimane, lavorano senza sosta, spesso fino a notte, a caccia del Coronavirus. E’ l’equipe che si occupa di analizzare i tamponi eseguiti sui casi sospetti in tutto l’Abruzzo, che arrivano nel settore di Biologia molecolare del laboratorio dell’ospedale di Pescara, individuato quale centro di riferimento regionale per l’emergenza.

Sono loro che martedì hanno analizzato il primo campione risultato positivo in Abruzzo e che negli ultimi giorni hanno eseguito decine di test, tutti con esito negativo. Si tratta di Carlo Crescenzi, Sabina D’Ettorre, Paolo De Cono e Rita Orrù: ogni giorno, coordinati dal dirigente medico Anna Pelatti, nel pomeriggio, concluso il lavoro ordinario, si dedicano al Coronavirus. Gli esami in questione vengono eseguiti in un’area, a pressione negativa, con livello di biosicurezza BL3 (il massimo è BL4). E’ qui che quotidianamente confluiscono i tamponi eseguiti in tutta la regione. Su ogni campione vengono effettuati in parallelo due test analoghi, ma con kit di produttori diversi, con l’obiettivo di avere la certezza del risultato. In caso di positività, come da protocollo, risultati e campione vengono inviati all’Istituto Superiore di Sanità per la conferma. Tra preparazione degli strumenti e dei dispositivi di protezione – gli operatori lavorano in assoluta sicurezza – e analisi vere e proprie, ogni test richiede circa cinque ore di lavoro. Sono però in corso delle prove su test rapidi che danno risposta entro un’ora e a breve anche a Pescara potrebbe arrivare un’evoluzione tecnologica.

“Ringrazio il mio staff e, in particolare, questi ragazzi che si stanno facendo carico di questa emergenza – afferma il direttore dell’Unita operativa complessa di Microbiologia e virologia clinica a valenza regionale, Paolo Fazii – Stanno portando avanti un grandissimo lavoro in questo periodo difficile. Sono bravi sia dal punto di vista tecnico sia da quello umano, perché si sono dedicati a questo tema senza risparmiarsi. L’attuale situazione epidemiologica, però, potrebbe richiedere la possibilità di avere altro personale”.

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