Coronavirus Abruzzo: 17 casi in Regione, quarantena per chi torna dalle zone rosse, chi la viola rischia il carcere

Saliti a 17 i positivi in Abruzzo, con il caso di una studentessa pugliese domiciliata a Pescara. Scatta la quarantena per chi entra in Abruzzo dalle zone rosse. Chi la viola rischia il carcere.

In Abruzzo, dall’inizio dell’emergenza, sono stati registrati 17 casi positivi al Covid 19, diagnosticati dai test eseguiti nel laboratorio di riferimento regionale di Pescara.

13 pazienti sono ricoverati in ospedale, NON in terapia intensiva, mentre altri 3 sono in isolamento domiciliare con sorveglianza attiva da parte delle Asl. L’ultimo caso positivo è riferito all’uomo deceduto a Ortona, per il quale non è stato però ancora stabilito il nesso causale tra morte e contagio da Covid 19.

Dall’inizio dell’emergenza Coronavirus, il laboratorio di Pescara ha eseguito 163 test. Di questi 128 sono risultati negativi, mentre altri 10 sono attualmente in corso. La differenza tra il numero totale e quello degli esiti è legato al fatto che alcuni test sono stati eseguiti più volte sullo stesso paziente. Complessivamente, infatti, i pazienti sottoposti a test nella nostra regione sono stati 153: 26 nella Asl Avezzano-Sulmona-L’Aquila, 18 nella Asl Lanciano-Vasto-Chieti, 83 nella Asl di Pescara e 26 nella Asl di Teramo.

Ore 21,30 – Direttiva ai prefetti: chi viola la quarantena rischia il carcere

Ore 20,00 – A Pescara niente mercati all’aperto, domani stop in via Pepe

Ore 18,30 – A L’Aquila migliora l’unica paziente ricoverata

Ore 16,05 Parruti: cambia lo scenario, probabile diffusione virus sul territorio

Ore 16.00Positiva una studentessa pugliese domiciliata a Pescara, i casi di positività saliti a 17 in Abruzzo

Ore 15,45 –  Risiede a Città Sant’Angelo il paziente inizialmente ricoverato a Penne, aperti COC nei due Comuni

Ore 15,30: Coronavirus Pescara, positiva operatrice del laboratorio ASL

Ore 15.00: Presidiate dalle forze dell’Ordine e dalla Protezione Civile le stazioni di Pescara e Giulianova per far applicare l’ordinanza della Regione sulla quarantena.

Ore 14.00: Il sindaco di Guardiagrele chiede l’apertura degli ospedali minori.

Ore 12.30: Il Comune di Giulianova attiva il C.O.C., così anche quello di Teramo.  Ad Atri attivata l’assistenza domiciliare per gli anziani.

Ore 12.00: ORDINANZA DELLA REGIONE – La genesi del DPCM firmato solo oggi e peraltro non ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale (quindi non ancora nemmeno in vigore) sta provocando un vero e proprio esodo “biblico” dalle regioni e dalle provincie elencate all’articolo 1. – lo scrive sul suo profilo Facebook il presidente della Regione Marsilio – Già da questa notte ho dato disposizioni alla Protezione Civile di inviare squadre di volontari presso le principali stazioni ferroviarie e terminal bus per ‘intercettare’ gli arrivi da nord, distribuire il ‘decalogo’ dei comportamenti virtuosi di contenimento del virus e invitare tutti all’isolamento volontario. Dalle 3 di questa mattina i volontari stanno facendo questa opera preziosa di informazione e sensibilizzazione. Ma la lettura del DPCM oggi pubblicato sul sito del Governo mostra che non esiste alcun ‘divieto’ di spostamento dalla Lombardia e dalle province elencate all’articolo 1, ma solo un invito a ‘evitare’ gli spostamenti non necessari, prevedendo infine un esplicito diritto a recarsi presso la propria ‘abitazione, domicilio e residenza’. Un testo simile, per di più diramato in bozza con ore e ore di anticipo, non poteva non provocare le conseguenze che si stanno avendo. Abbiamo il dovere di tutelare la salute dei cittadini, e per questa ragione ho dato disposizione agli uffici di predisporre un’ordinanza, che a causa del mio momentaneo impedimento reca la firma del Vice Presidente della Giunta Emanuele Imprudente, che IMPONE la QUARANTENA a tutti quanti RIENTRANO in Abruzzo dalle zone elencate all’articolo 1. E’ un’ordinanza di difficile applicazione e altrettanto difficile monitoraggio se non sarà accompagnata da una vasta e coscienziosa collaborazione dei diretti interessati e delle loro famiglie: per questo, rivolgo un appello accorato a tutti perché adottino misure di cautela e comportamenti rispettosi di se stessi e del prossimo. Quanti stanno ‘fuggendo’ dalle ‘zone rosse’ stanno facendo esattamente il contrario di quanto dovrebbero fare, mettendo a rischio la salute dei loro cari e dei loro concittadini. Se proprio non sono in tempo per fermarsi e tornare indietro, abbiano almeno il senso civico e la coscienza di restare a casa in isolamento per due settimane.

Ore 10.30: Vertice straordinario in Prefettura a Pescara del Comitato per l’Ordine e la Pubblica sicurezza

 

La video-sintesi della giornata:

 

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LE NOTIZIE IN ITALIA (ANSA AGGIORNAMENTO ORE 20) – Con 133 morti in un solo giorno – le 24 ore più drammatiche finora – l’Italia fa segnare ora un bilancio di 366 vittime per coronavirus e diventa il secondo Paese in cui l’infezione uccide di più, dietro gli oltre 3 mila morti della Cina, ma davanti ai 194 dell’Iran (dati John Hopkins University). L’impennata nel numero dei morti – il giorno precedente erano stati 36 in più – è determinata in larghissima parte dalla situazione limite della Lombardia, che ha fatto registrare 113 decessi in una sola giornata. La malattia fa il suo decorso, spiegano gli esperti, e ora quasi il 5 per cento delle persone che si ammalano muore. Impressiona anche il dato dei malati, che sono arrivati a 6.387, con un incremento di 1.326 persone rispetto a ieri. I casi totali – compresi morti e guariti – sono 7.375.

Per numero di contagiati l’Italia è al quarto posto dopo Cina, Corea del Sud e Iran, sempre secondo la John Hopkins University. Finora sono guarite in tutto 622 persone, 33 più di ieri. Aumentano intanto anche i pazienti ricoverati in terapia intensiva – il fronte più delicato -: sono ora 650, 83 in più rispetto a ieri. La Lombardia ne conta ben 399,con un incremento di 40 in un solo giorno, per una situazione dei reparti al collasso che ha portato ai primi 13 trasferimenti dalla regione in quelle limitrofe. Distanziata al secondo posto per numero di ricoveri in terapia intensiva l’Emilia Romagna con 75 pazienti, quindi il Veneto con 47 e il Piemonte con 45. In dettaglio le vittime sono 267 in Lombardia (113 in più di ieri), 56 in Emilia Romagna (+8), 18 in Veneto (+5), 7 nelle Marche (+1), 5 in Piemonte, 6 in Liguria (+2), 3 in Puglia (+1), 3 nel Lazio (+2) e uno in Friuli Venezia Giulia. Dai dati della Protezione Civile emerge che i malati delle regioni più colpite sono 3.372 in Lombardia, 1.097 in Emilia-Romagna, 623 in Veneto, 355 in Piemonte, 265 nelle Marche, 165 in Toscana.

Nella fascia d’età delle vittime di coronavirus, “non ci sono variazioni significative, si tratta sempre di pazienti piuttosto anziani – osserva Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità -, il 60% ultraottantenni, la quasi totalità sopra i 70 anni, con presenza di più patologie croniche, ma che rispetto alla loro fascia d’età hanno una mortalità più bassa rispetto ai dati disponibili, quelli cinesi”.

LA ZONA ROSSA E LE REGIONI DEL SUD -Una linea immaginaria, a recintare l’intera Lombardia e 14 province di Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Marche: dentro quest’area bisognerà fino al 3 aprile “evitare ogni spostamento”, sia all’interno che verso o dall’esterno. Potranno muoversi le merci, ma non le persone. E’ questo l’effetto della norma che apre il decreto del presidente del Consiglio con cui il governo alza l’asticella nel contrasto alla diffusione del Coronavirus. Ma le misure restrittive arrivano per tutto il Paese e prevedono, oltre alle scuole, la chiusura di cinema, teatri, pub e discoteche: il governo “raccomanda” agli anziani di restare a casa, ai datori di lavoro di promuovere congedi e ferie, e a tutti i cittadini di limitare gli spostamenti. Chi è in quarantena ha il divieto “assoluto” di uscire: chi lo viola rischia il carcere. C’e’ poi un’area del nord dove le limitazioni sono rigide e arrivano controlli sugli spostamenti a partire da stazioni, aeroporti, strade: l’intera Lombardia e le province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano-Cusio-Ossola, Vercelli, Padova, Treviso, Venezia.

“Distanziamento sociale” e limitazioni – Non si blocca tutto, restano aperti gli uffici pubblici e continuano a circolare le merci, ma si crea distanza tra le persone per limitare la diffusione del virus. E’ questa la logica dietro le norme del nuovo dpcm del governo. I cittadini delle aree “arancioni” possono far rientro nelle loro case, ma per il resto possono muoversi solo per “comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessita’ o spostamenti per motivi di salute”: se sottoposti a controllo, devono autocertificare l’esigenza di uno di questi criteri. Gli abitanti di quelle province che sono in vacanza possono tornare a casa e sono invitati a farlo. Possono continuare a muoversi i lavoratori trasnfrontalieri. Mentre fioccano le ordinanze delle altre regioni per ampliare la stretta, il governo annuncia una ordinanza di protezione civile per uniformare le norme. E per ora non c’e’ un obbligo di comunicare se si viene dall’area “arancione” ma solo se si viene da un’area di contagio all’estero: in quel caso si puo’ essere posti in quarantena e sorvegliati dall’Asl che e’ tenuta a verificare se il viaggiatore sviluppa il virus.

Bar e negozi, sport, svaghi – Nell’area “arancione” sono chiusi gli impianti sciistici e sospesi tutti gli eventi pubblici o privati: chiusi cinema, teatri, pub, scuole da ballo, sale giochi, sale scommesse e sale bingo, discoteche, balere. Bar e ristoranti possono aprire, ma solo dalle 6 alle 18 e in tutto il Paese bar e negozi devono comunque garantire, pena sospensione dell’attivita’, la distanza tra i clienti di almeno un metro. Nelle province del contagio serrande abbassate nel weekend anche per i centri commerciali: uniche eccezioni per farmacie, parafarmacie e alimentari. Chiuse nelle regioni del contagio anche le palestre, i centri sportivi, le piscine, i centri termali, le spa, i centri ricreativi. E’ permesso lo sport a livello professionistico ma solo a porte chiuse.

Scuole e cultura – Chiuse fino al 3 aprile tutte le scuole e università, che nel resto d’Italia per ora sono ferme fino al 15 marzo (ma non sono escluse proroghe): stop alle gite di istruzione. In tutto il Paese si fermano, oltre ai cinema, musei e siti archeologici. Nell’area “arancione” sospesi gli esami per la patente e tutti i concorsi, tranne quelli per medici e infermieri, da svolgere preferibilmente a distanza. Per il personale sanitario sono anche sospesi i congedi e i congressi.

Matrimoni e funerali – Niente cerimonie civili e religiose: stop a matrimoni e funerali, si puo’ andare in chiesa solo se e’ garantita la distanza di un metro tra le persone.

Le sanzioni – Sono i prefetti a vigilare sull’attuazione del dpcm, avvalendosi anche di forze di polizia ed esercito: chi trasgredisce puo’ essere punito con l’arresto – ma non in fragranza – fino a 3 mesi e fino a 206 euro di ammenda. Chi viola la quarantena rischia il carcere per delitto contro la salute pubblica. –

Auto responsabilità – Ma è sulla “auto responsabilità” che il governo intende far leva. Percio’ in tutta Italia chiunque abbia sintomi da infezione respiratoria e febbre maggiore di 37,5 gradi centigradi, e’ “fortemente raccomandato” di restare a casa e contattare il proprio medico. Il divieto di muoversi e’ “assoluto” per chi sia stato messo in quarantena o sia positivo al virus. Limiti vengono confermati per l’accesso di parenti e visitatori alle strutture ospedaliere. Nelle carceri i colloqui vengono limitati i colloqui di persona e viene posto in isolamento chi presenti sintomi di Coronavirus.