Contratti di fiume: Abruzzo e/è vita attacca la Regione

Sui contratti di fiume l’associazione Abruzzo e/è vita accusa di immobilismo la Regione e di perdere un’occasione di rilancio e salvaguardia del territorio.

Gli unici ritardi  riguardanti i contratti di fiume sono da imputare alla Regione Abruzzo secondo l’associazione Abruzzo e/è Vita Onlus che interviene dopo le considerazioni diffuse nei giorni scorsi dal Wwf. Per il presidente dell’associazione Patrizio Schiazza i contratti di fiume rappresentano la possibilità di operare sulla propria asta fluviale con politiche che partono dal basso e che sono frutto di scelte condivise, ovvero le uniche in grado di ovviare a piani strategici calati dall’alto.

In una nota il presidente Schiazza afferma che “In questo senso i manifesti apparsi fino ad ora sono frutto di amministrazioni riunite in comitati, appoggiati da diversi studi incentrati sulla sostenibilità del patrimonio naturalistico, sulla sua gestione, manutenzione e rispetto in base alle diverse direttive europee emanate sulla materia. Si è inaugurata , quindi una gestione pattizia dei beni collettivi, secondo la definizione del Coordinatore del Tavolo Nazionale Prof. Massimo Bastiani, e capace di dare concretezza alla metodologia più volte indicata nella realizzazione di opere e risoluzione di problemi dallo stesso neo Ministro delle Infrastrutture, Dott. Graziano Del Rio, allorquando asseriva che ‘non vi sono poteri competitivi, quando vi sono obiettivi comuni’.In questo dinamismo entra in gioco il “pericoloso immobilismo” della Regione Abruzzo. Tra il 2014 al 2015 è stata istituita una apposita delega, un ufficio ed osservatorio regionale con rispettive linee guida, è stato conferito l’incarico per la costituzione di un gruppo di lavoro ed abbozzato una schema di protocollo d’intesa per l’adesione al contratto di fiume. Ad oggi tutto questo gran da fare appare “congelato”. Anche la terza riunione per la costituzione della cabina di regia, andata deserta. In una Regione ipoteticamente facile veloce e verde occorrerebbe che l’amministrazione regionale procedesse a predisporre un capitolo di bilancio dedicato, sull’esempio di quanto avviene nelle altre Regioni, per finanziare il processo di diagnostica partecipativa al fine di addivenire alla redazione di Piani Strategici (poche centinaia di migliaia di euro)” e l’attuazione dei piani strategici agganciati alla programmazione comunitaria. Niente di così difficile, insomma. E’necessaria la promozione attraverso la formula “contratto dei contratti ” “quale insieme di contratti di fiume attivati in ambiti locali differenziati, ma comunque incidenti sullo stesso corpo idrico, con obiettivi ed approcci comuni. Tale strumento verrà attivato in ambiti territoriali articolati e complessi o in presenza di fiumi interregionali. Una adeguata governace potrebbe, in simili casi, fornire un piano comune già messo all’opera altrove. Passi che la Regione pare non stia facendo ma occorre assumersi la responsabilità di comunicarlo e di ammettere che non si è in grado di programmare processi innovativi o di esserne partecipi” .

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