Città S.Angelo: bimba uccisa da una statua all’Outlet, una condanna e 5 assoluzioni

Si é concluso con una condanna e 5 assoluzioni il processo al tribunale di Pescara contro i presunti responsabili per la morte di una bambina russa travolta da una statua di bronzo all’Outlet di Città S.Angelo nel 2011.

Una condanna e cinque assoluzioni al termine del processo sulla morte di Catherine Vassilissa Efremov, la bimba di 5 anni che il 21 settembre del 2011 fu schiacciata da una statua di bronzo in una delle piazzette del Città Sant’Angelo Outlet Village, in provincia di Pescara. Questa mattina il giudice monocratico di Pescara, Francesco Marino, ha condannato Ubaldo De Vincentiis, originario del Belgio e residente a Montesilvano (Pescara), responsabile e legale rappresentante della struttura, a sei mesi di reclusione, pena sospesa. Assolti, invece, “perché il fatto non costituisce reato”, gli altri imputati, ovvero Gianluigi Rinaldo e Maurizio Campanai, che sono stati direttori del centro dal 2009 in poi; Lorenzo Rosi, legale rappresentante della società Pescara Outlet, con sede a Reggio Emilia e proprietaria della statua; Giacomo Billi, responsabile tecnico della società; Massimiliano Rossi, responsabile della sicurezza e della prevenzione del centro. Il pm, nella sua requisitoria, aveva chiesto condanne a tre anni e otto mesi per tutti gli imputati, che erano accusati di omicidio colposo. De Vincentiis e due società responsabili civili sono stati inoltre condannati a pagare un risarcimento danni, a favore delle parti civili, un risarcimento che complessivamente si aggira intorno ai 650 mila euro. La bimba, di origine russa e residente a Parigi, era arrivata in Abruzzo dalla Francia, insieme alla famiglia, per trascorrere una breve vacanza. Quel giorno la piccola si fermò a giocare con la sorellina in una piazzetta del centro commerciale, quando una statua di bronzo, raffigurante un giocoliere, crollò sulla bimba, colpendola al capo e uccidendola. L’accusa aveva sostenuto che gli imputati avrebbero causato

“la morte della bambina per imprudenza, negligenza e imperizia – come riporta il capo di imputazione – nonché violando gli obblighi di cura e custodia connessi alla proprietà, alla disponibilità e all’utilizzo della statua”.

In particolare De Vincentiis, Rinaldo, Rosi e Billi, sempre a giudizio dell’accusa, non avrebbero

“provveduto al corretto montaggio e posizionamento in sicurezza, mediante fissaggio e ancoraggio con appositi bulloni, della statua al relativo basamento di marmo al momento dell’acquisto” o comunque non avrebbero verificato “che le operazioni fossero effettuate correttamente”. Secondo il pm, inoltre, i sei imputati avrebbero “omesso di controllare le condizioni di messa in sicurezza, lasciando che la statua rimanesse solo poggiata e non ancorata al basamento sul quale era posta, senza adottare alcun accorgimento per segnalare il pericolo o alcuna misura per evitarlo”.