Chieti: “postare” Mussolini si può, Facebook condannata a risarcire

Sentenza forse unica in Italia, ma guai a definirla eccezionale, quella del tribunale di Chieti che ha condannato Facebook ad un risarcimento di 15 mila euro per un utente che aveva pubblicato post sul fascismo.

Gianni Correggiari, avvocato bolognese trapiantato da anni nel capoluogo teatino, aveva pubblicato sul suo profilo Facebook una serie di post e fotografie, una di Benito Mussolini, una di un aviatore italiano morto durante la Seconda Guerra Mondiale fatto oggetto di insulti sui social, un’altra in ricordo dei profughi dalmati che di passaggio in treno a Bologna, durante l’esodo, si videro gettare a sfregio il latte che sarebbe servito ai loro  bambini e come ultimo, una foto della bandiera della Repubblica Sociale. Dopo qualche giorno Facebook aveva comunicato a Correggiari la sospensione durata per oltre 120 giorni. Una sospensione come tante che poteva chiudere la questione lì, ma non così per l’avvocato bolognese che in questo provvedimento punitivo ha intravisto un attentato alla libera espressione. Ha deciso, dunque, con il suo collega Antonio Pimpini di intentare causa al noto social network ottenendo alla fine riscontro positivo dal giudice monocratico del Tribunale Civile di Chieti che ha condannato Facebook non solo a ripristinare il profilo di Correggiari ma addirittura a risarcirlo per una cifra intorno ai 15 mila euro:

“Il principio è elementare – ci spiega l’avvocato Antonio Pimpini – Facebook ha agito partendo da un sillogismo errato, Mussolini uguale odio, uguale incitamento al razzismo, o peggio è sufficiente fare il suo nome o pubblicare una sua foto per riscontrare gli estremi di apologia del reato. Si può dissentire dal suo pensiero e dal suo operato – precisa ancora Pimpini – ma è comunque un personaggio storico come tutti gli altri ed il mio assistito, nel pubblicare quei contenuti, non aveva alcun intenzione di incitare alla ricostituzione del Partito Fascista o inneggiare al razzismo, all’odio o alla violenza.”

In sostanza il giudice del Tribunale Civile di Chieti, che nella sua ordinanza ha puntualmente sottolineato la sua posizione di assoluto dissenso dai contenuti dei post di Correggiari, non ha fatto altro che far suo il principio di una nota storiografa di Voltaire che sintetizzando il pensiero del noto filosofo francese scrisse: “Non condivido le tue idee, ma mi batterò fino alla morte affinché tu possa esprimerle”:

“Una sentenza esemplare – spiega ancora Pimpini – ma permettetemi di dire non eccezionale. Mi sembra del tutto normale garantire la libertà di pensiero e non, come ha lasciato intendere Facebook, imporre il pensiero unico.”