Caso Naiadi a Pescara: Sportlife sospesa dalla Fin, ragazzi estromessi dalle gare

La società sportiva Sportlife, dell’amministratore Vincenzo Serraiocco è stata sospesa dalla Fin (Federazione Italiana Nuoto).

Il dispositivo del provvedimento cautelare di sospensione dell’affiliazione è stato notificato alla società pescarese dopo l’approvazione della Fin Nazionale, con delibera n. 22 del 9 maggio scorso, sulla base, si legge nel documento ufficiale, delle risultanze informative prodotte dai Comitati regionali di Abruzzo e Marche, competenti territorialmente per le attività agonistiche federali delle squadre. Nel documento, venuto in possesso dell’ANSA, e recapitato anche alle società interessate, la Fin, nel comunicare la sospensione della affiliazione, e dunque delle attività sportive federali per la Ssd Sportlife, ha chiesto alla stessa, entro il 17 maggio: di inviare a mezzo pec alla Fin l’attestazione del requisito del possesso di idoneo spazio acqua al fine di garantire il corretto svolgimento dell’attività sportiva, e laddove richiesto, l’indicazione dei campi gara regolamentari per i campionati di pallanuoto; di provvedere alla regolarizzazione della posizione amministrativa previo versamento delle quote federali non corrisposte; di inviare una nota di chiarimento riguardante la comunicazione di ritiro dell’attività federale inviata al Comitato Regionale Fin Marche e Abruzzo. Nel documento della Fin Nazionale si parla, infine, del rinvio al 20 maggio della valutazione dei provvedimenti definitivi, anche sulla base dei riscontri, informazioni e documentazione eventualmente inviata dalla società interessata. Le attività sportive che dovevano svolgere domani gli atleti del settore Propaganda della Sportlife sono state annullate. Il presidente Fin Abruzzo, Cristiano Carpente, interpellato per avere notizie in merito al provvedimento cautelare di sospensione della affiliazione della Sportlife, non ha voluto rilasciare dichiarazioni. La rabbia dei genitori dei ragazzi dai 6 ai 10 anni, che hanno comunque sostenuto delle spese per l’attività dei loro figlioli, con quote dai 500 ai 650 euro, ed ora vedono andare in fumo i loro investimenti, oltre a dover affrontare la delusione dei piccoli atleti che non potranno partecipare alle gare per le quali si sono tanto allenati:

“Abbiamo una sola parola da dire a chi ha permesso che accadesse tutto questo – scrivono in una nota i genitori –  vergogna. In primis si deve vergognare la Regione Abruzzo, che negli ultimi dieci anni ha evitato di destinare soldi alla manutenzione delle Naiadi, al contrario sempre spacciate come il fiore all’occhiello del nostro territorio, consentendo a personaggi in cerca d’autore di amministrare la struttura in modo tutt’altro che limpido.”