Carcere di Chieti a rischio collasso

Denuncia del segretario regionale della Uil- Pa Polizia Penitenziaria Mauro Nardella sullo stato di assoluto sovraffollamento al carcere di Madonna del Freddo.

“Nel tempo in cui ai detenuti gli è concesso di avere degli sconti di pena se non addirittura dei risarcimenti da parte dello Stato per via di una sentenza della CEDU ( c.d. sentenza Torreggiani) se costretti a vivere in spazi angusti, capita che non solo si insiste nella direzione ostinata e contraria alle dinamiche normative nazionali ma si va addirittura oltre. Ci giunge notizia, infatti, che per dar seguito agli ordini di carcerazione la Direzione del carcere chietino avrebbe addirittura autorizzato l’allocazione di detenuti nelle salette ricreative.”

Ad affermarlo è Mauro Nardella Vice Segretario regionale UIL PA Polizia Penitenziaria:

“Questi luoghi nei quali si vive privati degli spazi giusti e dei servizi igienici ( per i bisogni fisiologici ci si deve affidare agli agenti chiamati in causa ogni qualvolta se ne ha necessità affinchè aprano le camere per inviare i detenuti in una sorta di bagno pubblico) azzerano non solo le speranze di un carcere civile ma anche le velleità di poliziotti penitenziari che tutto avrebbero voluto vivere  fuorchè in una realtà da “girone infernale”. Quello che sembra stia succedendo a Chieti ha dell’incredibile. Dall’essere il carcere più sovraffollato d’Italia il penitenziario teatino raggiungerebbe anche l’incredibile record di rendere incredibile l’incredibile ( ci si scusa per il gioco di parole). La sottrazione di spazi da dedicare alla socializzazione detentiva oltre a togliere di fatto ai detenuti uno dei motivi cardini che ispira le dinamiche trattamentali ( la capacità socializzante appunto) calpesterebbe il diritto di far vivere dignitosamente la carcerazione ai reclusi e, agli agenti, il lavoro per il quale si è pagati. -Continua Nardella- Allo stato attuale il carcere marruccino conta una popolazione detentiva pari a circa 153 unità( 117 uomini e 36 donne)su 79 previsti( 59 uomini e 20 donne) come capienza regolamentare a fronte di 68 appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria attualmente presenti seppur in un contesto di pianta organica prevista di 84 unità. La situazione peggiore la vivono le poliziotte penitenziarie troppo poche per soddisfare l’esigenza della Direzione ed il cui sott’organico deriva anche da una cattiva distribuzione di donne della polizia penitenziaria da parte degli uffici competenti. Per tale motivo se ne ritrovano molte di più a Pescara e Sulmona( notoriamente istituti di pena maschili) che non in carceri come Teramo e, appunto Chieti, che di donne detenute ne hanno pure fin troppe. Di male in peggio e troppo per non essere definito una vergogna.”