Bando periferie, Sindaci di Pescara e Chieti pronti alle barricate

Dopo l’audizione in Commissione Bilancio alla Camera dei deputati i Sindaci di Pescara e Chieti annunciano di essere pronti alle barricate insieme agli altri comuni italiani per difendere i fondi del Bando per le Periferie.

I sindaci di Pescara e Chieti Marco Alessandrini e Umberto Di Primio, vice presidente dell’Anci, hanno lamentato che nessun componente del Governo ha partecipato all’incontro odierno a Roma. evidenziando che la mobilitazione delle città per le periferie va a vanti a livello nazionale e locale.

Il sindaco Alessandrini che ha partecipato all’audizione in Commissione Bilancio alla Camera dei deputati insieme all’assessore alle Periferie Giacomo Cuzzi ha spiegato che sarà una mobilitazione vasta e trasversale quella dei sindaci Italiani per difendere i fondi del Bando per le Periferie, in vista dell’11 settembre, data in cui verrà discusso in Parlamento il Decreto Mille proroghe con la sospensione di risorse e bando fino al 2020 votata dal Senato.

Alessandrini e Cuzzi in una nota affermano che “L’Anci oggi ha sicuramente scritto una bella pagina unitaria durante l’audizione, dando la parola a tutti i sindaci d’Italia, rappresentando tutti i territori e le diverse estrazioni politiche. La mobilitazione è unanime, perché i fondi sono fondamentali per la riqualificazione delle periferie a cui prima del bando mai si erano riversati tanti fondi.

Una scorrettezza istituzionale quella di non avere avuto interlocutori governativi alla seduta della Commissione, che è stata lunga e articolata, per rappresentare le ragioni manifestate da tutte le voci dei Comuni. Il bando di fatto rappresenta 326 città italiane, di targhe politiche diverse ma unite a difesa delle periferie, come ha sottolineato il presidente Anci Antonio Decaro, parliamo di 20 milioni di italiani, un terzo del Paese a cui il “governo del cambiamento” ha prima promesso attenzione e poi ha tolto risorse e interventi pronti, come primo atto, una volta diventato classe dirigente.

Le iniziative per scongiurare questo scippo non si fermano: a livello nazionale ci sarà una mobilitazione sia di diritto con l’attivazione di tutti gli strumenti di tutela dei fondi e dei 96 progetti italiani contenuti, sia di fatto, con una protesta che sarà attivata proprio sotto a Palazzo Chigi. Sicuramente non ci fermeremo neanche a livello locale: già domani noi abbiamo convocato a Palazzo di Città tutte le associazioni che hanno contribuito alla redazione dei progetti che mettono insieme opere, manutenzione, progetti di natura sociale, sostenibile e anche culturale. Insieme condivideremo anche iniziative a difesa dei fondi, prima e dopo il voto in Parlamento che sarà animato e per riavere ciò che viene tolto alle città con un atto di puro opportunismo politico che non si ripercuote sugli avversari, ma sulla comunità che chi ci governa ha sempre detto di voler tutelare e le periferia il cui sviluppo viene pesantemente pregiudicato”.

I Comuni, l’ANCI, hanno espresso grave preoccupazione per la norma che sospende i finanziamenti a 96 capoluoghi di provincia e Città metropolitane, già oggetto di convenzioni firmate nell’ambito del “Bando periferie”. Un rinvio per opere del valore complessivo di un miliardo e seicento milioni tanto grave quanto inatteso.

Il sindaco Di Primio, nel corso di una conferenza stampa alla Camera dei Deputati, ha detto che si tratta di “Una situazione assurda e paradossale  frutto di ritorsione e di grave ignoranza nei confronti del mondo dei Comuni. Confidiamo in un ravvedimento del Parlamento per correggere una vera e propria svista.

Noi non siamo una setta, così come ci ha definito un deputato durante l’audizione ma siamo rappresentanti del popolo che vengono eletti; siamo rappresentanti dei cittadini che si aspettavano di avere 1,6 mld di lavori già finanziati sul territorio nazionale. Il congelamento dei fondi non crea un danno ai singoli Comuni ma al Paese, perché con 1,6 mld non si andranno a generare solo benefici per migliorare le città ma anche soldi che faranno economia. Questo aspetto è a dir poco paradossale in un paese asfittico dal punto di vista degli investimenti nei lavori pubblici.

Non esistono succedanei o l’utilizzo degli stessi fondi per altro. L’inconsistenza del provvedimento sta nel fatto che, ancora oggi, non ho ascoltato alcuno che dicesse che i finanziamenti sospesi per le riqualificazioni urbane verranno utilizzati per un determinato scopo. Non c’è, dunque, in questo momento, destinazione diversa e migliore – io ritengo che non ci sia a prescindere – da quella che ha avuto: le comunità e le nostre città hanno bisogno di questi finanziamenti per far ripartire la voglia di migliorare la qualità della vita e l’economia».

Quanto alle affermazioni rilasciate dalla deputata abruzzese del M5S Daniela Torto su un emendamento inserito nel decreto Milleproroghe circa l’utilizzo degli avanzi di amministrazione accumulati negli esercizi precedenti che giustificherebbe la sospensione dei finanziamenti sul “Bando Periferie”, mi preme stigmatizzare che le due questioni – i finanziamenti del Bando Periferie e l’utilizzo degli avanzi di amministrazione – sono nettamente e logicamente separate e ogni collegamento è del tutto arbitrario e fuorviante. Il cosiddetto Bando Periferie è finanziato per 800 milioni a valere sulla Legge di Bilancio e altri 800 milioni con fondi strutturali mentre gli avanzi sono risorse proprie dei Comuni, come finalmente riconosciuto dalla Corte Costituzionale e quindi né l’On. Torto, che finalmente scopro esistere nel momento in cui il suo governo toglie i soldi alla mia città, né i 5stelle devono autorizzarci all’uso dell’avanzo di gestione: hanno ottemperato un obbligo in esecuzione a due sentenze, la n.247 del 2017 e la n. 101 del 2018 della Corte Costituzionale che considerano illegittimi i vincoli all’utilizzo degli avanzi di amministrazione. Il risultato immediato è quindi solo meno risorse per i Comuni su un argomento critico e di importanza nazionale quale è la questione delle riqualificazioni urbane”.