Argine in acciaio per proteggere Megalò: in 4 a giudizio

Il sostituto procuratore della Repubblica di Chieti Marika Ponziani ha firmato un decreto di citazione a giudizio nei confronti di 4 persone per l’argine in acciaio a protezione di Megalò.

il decreto nei confronti del legale rappresentante della Sile Massimo Locatelli, del direttore dei lavori Domenico Merlino e dei legali rappresentanti delle ditte esecutrici dei lavori stessi ovvero Federica Colanzi di Emoter srl e Marilena Gatto di Pasqual Zemiro srl: in sostanza i lavori di realizzazione dell’argine fluviale con parancole in acciaio infisse al suolo a protezione del centro commerciale Megalò di Chieti sarebbero stati eseguiti senza la prescritta autorizzazione preventiva del Genio Civile, indispensabile in zona sismica. La presunta violazione è emersa nel corso di indagini nate da un esposto del Wwf, ed è stato lo stesso Genio Civile di Chieti a sottolinearla con una lettera a firma del dirigente del Servizio, l’ing. Vittorio di Biase, inviata alla Procura della Repubblica di Chieti e da quest’ultima acquisita l’11 dicembre del 17. Con riferimento all’argine fluviale in corrispondenza dell’area prospiciente il centro commerciale Megalò in località Santa Filomena, realizzato con parancole in acciaio infisse al suolo per una lunghezza di circa 50 metri all’interno del comune di Chieti, proseguendo per la restante parte nel comune di Cepagatti, si segnalano quelle che vengono definite ”alcune anomalie riscontrate nella documentazione agli atti, in quanto le opere sono state autorizzate con provvedimento del 19.10.2017 e concluse solo il giorno dopo come attestante dalla Relazione a Struttura Ultimata depositata presso lo scrivente Ufficio in data 20.10.2017”. In seguito a tale anomalia è stata richiesta al Genio Civile regionale di Pescara la documentazione relativa alle quattro visite di collaudo effettuate tra il 21 luglio e il 18 ottobre del 2017 dalla quale si evince che i lavori sono iniziati prima del rilascio del titolo autorizzativo, con una serie di violazioni di legge. L’udienza è fissata per il 6 giugno prossimo.

”Un episodio che testimonia – sottolinea l’avvocato del Wwf Francesco Paolo Febbo – il pressappochismo con il quale si sta cercando di portare avanti un intervento edilizio dannoso per l’ambiente e per il territorio. La politica non avrebbe mai dovuto autorizzare insediamenti a ridosso del fiume e in zona sismica 2 e non dovrebbe certamente consentire ulteriori danni pensando invece a una possibile futura delocalizzazione del mal costruito”.