Appalto Asl Abruzzo: Pm chiede 11 anni per 3 imputati

Tribunale-Pescara

Appalto Asl Abruzzo: Pm chiede 11 anni per 3 imputati.la sentenza è prevista per il 28 giugno.

Appalto Asl Abruzzo: Pm chiede 11 anni per 3 imputati. Le richieste formulate dal pm Gennaro Varone davanti al tribunale collegiale di Pescara sono di quattro anni di reclusione sia per l’ex assessore regionale Italo Mileti che per l’ex amministratore della Fira Claudio D’Alesio, e tre anni di reclusione per l’ex funzionario regionale Enzo Mancinelli. Il processo riguarda l’ operazione di affidamento del brokeraggio delle Asl abruzzesi, per fatti che risalgono al 2009, frutto della prima inchiesta sugli appalti post-ricostruzione a L’Aquila. Mileti e D’Alesio sono accusati di millantato credito, Mancinelli di corruzione. Nel corso dell’udienza di oggi si è tenuto l’esame dell’ imputato Italo Mileti. Subito dopo c’è stata la requisitoria del pm Varone, seguita dall’arringa dell’avvocato Pietro Maria Di Giovanni, legale di parte civile per conto della società Ati Marsh Spa. Sono iniziate anche le arringhe delle difese e gli avvocati Massimo Galasso e Luca Francano hanno chiesto l’assoluzione “perché il fatto non sussiste” per il loro assistito D’Alesio. Il presidente del tribunale collegiale Rossana Villani ha aggiornato l’udienza al 28 giugno. In quella occasione  parleranno i legali di Mileti e Mancinelli e sarà emessa la sentenza. Secondo l’accusa, Mancinelli avrebbe avuto un ruolo centrale nell’operazione per l’affidamento del brokeraggio delle Asl abruzzesi. L’ex funzionario regionale avrebbe fatto in modo che l’appalto fosse aggiudicato alla Mediass Spa, che aveva presentato ricorso contro l’aggiudicazione provvisoria all’Ati Marsh Spa, vincitrice della gara. D’Alesio e Mileti, come contropartita per l’aggiudicazione dell’appalto, avrebbero fatto assumere per un anno la figlia di Mancinelli nello studio dell’avvocato Giuseppe Cichella a Roma. Secondo la ricostruzione del pm Varone  D’Alesio e Mileti sarebbero intervenuti, presso esponenti della pubblica amministrazione, affinché si concretizzasse l’affare legato all’acquisto di un terreno da 7 mila quadrati, mediante l’impiego di una parte dei 47 milioni di euro ricevuti dalla Asl a titolo di risarcimento assicurativo per i danni del terremoto. Su quel terreno la Asl avrebbe dovuto trasferire i nuovi uffici amministrativi, dopo che i vecchi erano stati distrutti dal sisma. L’attività di pressione era mirata a favorire il proprietario del terreno in cambio di una percentuale sulla compravendita e sarebbe stata condotta anche profilando soluzioni al di fuori delle regole.

Nella requisitoria il pm Gennaro Varone ha detto : “nel 2009 la Asl aquilana riceve circa 47 milioni di euro, come risarcimento assicurativo dei danni causati dal sisma e subito si scatenano una serie di appetiti, tra i quali quelli di D’Alesio, pronto a perorare l’ acquisto di un immobile, in cambio di un profitto pari ad un terzo di 4 milioni di euro. Le intercettazioni e le testimonianze dimostrano che D’Alesio si pone come intermediario nei confronti dell’ex assessore alla Sanità Venturoni e che Mileti ha organizzato l’ incontro tra i due ; inoltre abbiamo anche rinvenuto una scrittura privata relativa all’accordo, che testimonia come fosse in essere una chiara influenza lobbistica. Il pm ha aggiunto, riferendosi a un’intercettazione che vede protagonisti D’Alesio e Mileti a colloquio con Mancinelli, che due persone discutevano di fatti della pubblica amministrazione come fossero di evidenza privata. La Corte ha assolto gli imputati, ma ha riconosciuto come non ci sia dubbio alcuno in merito all’esistenza di un collegamento tra l’appalto e il posto di lavoro promesso alla figlia di Mancinelli, affinché venisse favorita la Mediass nell’aggiudicazione dell’appalto, a scapito della Marsh”.

Dopo il pm Varone è stata la volta di Pietro Maria Di Giovanni, legale di parte civile per conto della società Ati Marsh Spa, il quale ha presentato una richiesta di risarcimento danni, nei confronti dell’ex funzionario Mancinelli, pari a 260 mila euro. “L’offerta della Mediass prevedeva delle provvigioni del 10% sul fatturato della Asl, pari a 30 milioni di euro, mentre nel resto d’Italia le stesse provvigioni erano intorno al 3% questo non significa solo che l’offerta era fuori mercato, ma vuol dire che c’era dell’altro”. Quindi l’affondo contro Mancinelli: “È evidente che il suo comportamento non rispecchia i principi di fedeltà, onestà e lealtà, non fosse altro perché voleva affidare un servizio ad un’azienda a condizioni chiaramente svantaggiose per l’amministrazione pubblica”.