Accord Phoenix L’Aquila, e adesso?

Le dimissioni del presidente fanno calare nuove ombre sull’operazione Accord Phoenix a L’Aquila. I sindacati vogliono saperne di più e chiedono un incontro a breve. Anche la Regione segue la vicenda con attenzione.

L’imprenditore anglo-indiano Ravi Shankar, azionista di maggioranza di Accord Phoenix, lo stabilimento per il trattamento e il recupero dei rifiuti elettronici che si è insediato nell’ex polo elettronico dell’Aquila dopo anni di trattative, si è dimesso; si tratterebbe di un atto dovuto, in vista della richiesta di patteggiamento che i legali avanzeranno durante l’udienza del 5 luglio nel merito dell’inchiesta che lo vede indagato con il componente del Cda Francesco Baldarelli e il responsabile della linea produttiva Lundo per reati ambientali. Un mese e mezzo fa, il Tribunale dell’Aquila aveva autorizzato Accord Phoenix ad avviare il piano di bonifica e adeguamento del sito produttivo presentato alle autorità inquirenti per il dissequestro; da allora, sono rientrati in fabbrica 20 operai per eseguire gli interventi previsti sotto la supervisione delle Fiamme Gialle. Le dimissioni di Shankar – principale sostenitore del progetto produttivo all’aquila, mettono ora in dubbio l’avvio della produzione e accendono l’allarme dei sindacati. La Cisl soprattutto, mentre Cgil e Uil restano in silenzio. C’è preoccupazione tra i lavoratori, tutti provenienti dall’ex polo elettronico fallito ormai oltre 15 anni fa, che attendono di essere ricollocati. “La novità delle dimissioni di Shankar non ci è stata comunicata ufficialmente e, per questo, attendiamo al più presto una convocazione”, ha spiegato Clara Ciuca della Uilm, convocazione che dovrebbe arrivare nelle prossime ore’. I sindacalisti vogliono sapere se ci saranno conseguenze sull’auspicata ripresa produttiva , dato che è l’ingegnere Shankar ad aver portato avanti l’investimento mentre viene auspicato un incontro anche con il comune, nello specifico il nuovo sindaco Pierluigi Biondi. Per ora sull’accaduto soltanto ipotesi. Sì ipotizza, ad esempio, che Shankar possa essere sostituito da Michele Polini, componente del consiglio di amministrazione della Accord Phoenix. L’azienda si è insediata all’ex polo elettronico con un investimento che sfiora i 50 milioni di euro, 11 da fondi pubblici a valere sul 4% delle risorse per la ricostruzione destinate allo sviluppo economico, e dovrebbe occupare 80 dipendenti per la prima linea di produzione. A dicembre, la Guardia di Finanza aveva posto i sigilli all’area produttiva; nello stabilimento, sarebbero stati stoccati rifiuti pericolosi e non – seppure non fossero state istruite le dovute autorizzazioni. Intanto fanno sapere dall’Assessorato regionale alle attività produttive che il progetto produttivo dell’Accord Phoenix va avanti mentre le dimissioni di Ravi Shankar restano nel confine delle questioni prettamente aziendali.

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