Abruzzo: stop al pesce fresco, scatta il fermo biologico

Abruzzo: stop al pesce fresco a tavola, con il fermo pesca al via da ieri, 15 agosto e che andrà avanti fino al 15 settembre.

Pescherecci  attraccati ai moli d’Abruzzo per l’annuale fermo biologico che per circa un mese interesserà anche la nostra marineria.

Il blocco delle attività durerà nel tratto tra il Sud delle Marche, l’Abruzzo e il Molise fino, appunto, al 15 settembre. La novità di quest’anno è che in aggiunta ai periodi di fermo fissati, i pescherecci dovranno effettuare ulteriori giorni di blocco che vanno da 7 a 17 giorni, a seconda dalla zona di pesca alla quale sono iscritti. Le giornate di stop saranno decise direttamente dai pescatori che dovranno darne comunicazione scritta entro le ore 9 del giorno stesso. L’intero ammontare delle giornate aggiuntive dovrà essere obbligatoriamente effettuato entro il 31 dicembre 2019.

Critico l’armatore Mimmo Grosso: “Dobbiamo ancora avere gli indennizzi dei due fermo pesca precedenti, più questo. Inoltre il fermo biologico rischia di trasformarsi in fermo commerciale. È sbagliato il periodo che dovrebbe essere di 45 giorni consecutivi da fine luglio al primo settembre e riguardare tutto l’Adriatico non solo tratti di esso. Il Governo e l’Europa dovrebbero sedersi attorno a un tavolo e decidere il meglio per una categoria già in ginocchio.”

“In un Paese come l’Italia che importa dall’estero 8 pesci su 10, nei territori interessati dal fermo biologico aumenta così il rischio – sottolinea Impresapesca Coldiretti – di ritrovarsi nel piatto per grigliate e fritture, soprattutto al ristorante, prodotto straniero o congelato se non si tratta di quello fresco Made in Italy proveniente dalle altre zone dove non è in atto il fermo pesca, dagli allevamenti nazionali o dalla seppur limitata produzione locale dovuta alle barche delle piccola pesca che possono ugualmente operare”.

“Per non cadere in inganni pericolosi per la salute occorre garantire la trasparenza dell’informazione ai consumatori dal mare alla tavola estendendo l’obbligo dell’indicazione di origine anche ai menu dei ristoranti con una vera e propria ‘carta del pesce'”, ha dichiarato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “passi in avanti sono stati fatti sull’etichettatura nei banchi di vendita, ma devono ora essere accompagnati anche dall’indicazione della data in cui il prodotto è stato pescato”.

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