Decrescita, Latouche: “Dobbiamo ritrovare il senso dei limiti”

“La globalizzazione è mercificazione”, mentre il libero scambio “è come la libera volpe nel libero pollaio”. L’opinione che ha il filosofo economista francese teorico della decrescita felice, Serge Latouche sull’economia dell’abbondanza e di massa è decisamente negativa.

Il capitalismo forzato che allarga la distanza fra chi riesce a mantenere il potere economico e chi ne viene escluso deve essere invertito, secondo Serge Latouche, seguendo la decrescita, garanzia e compensazione di una qualità della vita umana da poter estendere a tutti.

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Anche per questo, per il filosofo economista:

“Considerare il Pil non ha molto senso: è funzionale solo alla logica capitalista, l’ossessione della misura fa parte dell’economicizzazione. Il nostro obiettivo deve essere, invece, vivere bene, non meglio”.

Oggi Latouche ne ha parlato nell’aula magna stracolma della facoltà di Scienze umane, in occasione del convegno “Educare alla decrescita. Discorrendo con Serge Latouche”, al quale il filosofo-economista ha partecipato discorrendo con diversi docenti della facoltà. Occorre percorrere la via dell’abbondanza frugale “che serve a costruire una società solidale”, ha detto Latouche, che nel suo intervento ha affrontato anche il tema del terrorismo, definendolo il più grande crimine dell’Occidente.

L’idea della decrescita è maturata anni fa in Laos, “dove non esiste un’economia capitalistica, all’insegna della crescita, eppure la gente vive serena”, ha detto Latouche davanti a una platea attenta fatta non solo di studenti ma anche di cittadini arrivati per sentire i principi della decrescita felice. Una teoria che riceve sempre più sostenitori soprattutto tra i giovani, in un contesto di crisi economica scaturita proprio dal capitalismo, dalla produzione a tutti i costi, dalla concorrenza sfrenata, da un’economia che crea ogni giorno nuovi bisogni e dalla finanza che governa le regole dell’economia.

La persecuzione dle benessere a tutti i costi, la tendenza innaturale a stare sempre meglio, per Latouche provoca benefici effimeri:

“In cambio di prezzi più bassi, di ottengono salari sempre più bassi – ha spiegato – penso al tessuto industriale italiano distrutto dalla concorrenza cinese e poi agli stessi contadini cinesi messi in crisi dall’agricoltura occidentale. Stiamo assistendo a una guerra. Non possiamo illuderci che la concorrenza sia davvero libera e leale. Non lo sarà mai”.

Latouche ha citato anche Umberto Eco, scomparso due giorni fa, definendolo suo “amico e ispiratore”.