Università, le pagelle del Sole 24 Ore

La qualità universitaria italiana continua ad abitare al Nord, da Verona a Trento, dal Politecnico di Milano a Bologna. In Abruzzo meglio del 2015 la “d’Annunzio”, tiene l’Aquila, Teramo perde quota ma guadagna in attrattività.

La qualità universitaria italiana continua ad abitare al Nord, da Verona a Trento, dal Politecnico di Milano a Bologna, e fra i poli non statali ripropone il solito terzetto di testa: la Luiss, però, supera di un’incollatura la Bocconi, che si piazza al secondo posto precedendo il San Raffaele. Il Mezzogiorno continua, invece, a soffrire e occupa stabilmente gli ultimi scalini delle graduatorie chiuse anche quest’anno dalla Parthenope di Napoli, fra gli atenei statali, e dalla Kore di Enna fra quelli non statali. La nuova edizione dei ranking universitari del Sole 24 Ore, articolata sui 12 indicatori tradizionali che puntano a misurare i risultati di didattica e ricerca, mostra insomma una geografia della qualità accademica sempre più consolidata, soprattutto per i grandi atenei. Per quanto riguarda la nostra regione da segnalare il balzo di Chieti con la “d’Annunzio” che ha guadagnato 6 posizioni rispetto al piazzamento del 2015. Tiene L’Aquila che resta, tuttavia, in basso alla graduatoria ossia al 48 esimo posto: dietro di lei nomi Bari, Urbino, Catania, Napoli e Palermo. Perde, invece, quota Teramo con un segno – di 6 unità nonostante il buon risultato in fatto di mobilità internazionale.   Secondo gli esperti questa “architettura” conferma che gli indicatori utilizzati per costruire il ranking riescono a misurare le dinamiche consolidate dell’accademia italiana, e che le performance delle diverse strutture sono figlie di fattori di lungo periodo che hanno bisogno di tempo per mostrare significativi cambi di ritmo.

Gli indicatori sono divisi in due grandi ambiti. I primi nove misurano il polso alle attività di didattica dei singoli atenei, dalla solidità della struttura dei docenti alla capacità di garantire puntualità negli studi, collegamenti internazionali ed esperienze lavorative durante il corso di laurea. Gli ultimi tre misurano, invece, i risultati della ricerca in tre macro-ambiti esaminati dall’Agenzia nazionale di valutazione: la qualità della produzione scientifica, quella dei dottorati e la capacità dei dipartimenti di ottenere finanziamenti esterni per i loro progetti.