Terremoto centro Italia, un anno fa la tragedia

Terremoto cemtro Italia, un anno fa la tragedia.  “A un anno dalla terribile tragedia che ha colpito il centro Italia. Ricordare le vittime rimboccandosi le maniche e colmando i ritardi. Poi un piano contro l’abusivismo e obbligo, a partire dagli edifici pubblici e dalle nuove abitazioni, del certificato di fabbricato”.

È quanto ha dichiarato il vice ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Riccardo Nencini, a un anno dal terremoto che ha interessato il centro Italia il 24 agosto scorso.  Una ricostruzione “vera”, senza gli intralci e gli ostacoli di una “burocrazia spietata”.

A un anno dal terribile terremoto che devasto’ il Centro Italia arriva il monito dei vescovi che invitano popolazione e autorita’ a ritrovare la forza di reagire alle avversita’ e di “conservare” le ferite per non dimenticare. Il vescovo della diocesi di Ascoli-Piceno, monsignor Giovanni D’Ercole, nel suo messaggio pubblicato on line, denuncia “le difficolta’, gli ostacoli e gli intralci delle burocrazia spietata” che tentano “di spingere lo spirito a un realismo fatale che rasenta il fatalismo della disperazione”, e sottolinea “i miracoli dell’amore e della generosita’” del post-sisma.

“I media del mondo intero identificano questo terremoto come ‘il terremoto di Amatrice’ – scrive il vescovo – proprio per l’ampia copertura mediatica che questa localita’ ha costantemente avuto in questi mesi e continua ad avere. Eppure, credo di poter affermare che in assoluto il luogo che piu’ di ogni altro puo’ mostrare l’energia divoratrice del sisma e’ proprio Pescara del Tronto, dove non trovi un masso, un muro, una mezza casupola in piedi, ma tutto diventato poltiglia di ridottissimi rottami”. “Nulla, ma proprio nulla – continua monsignor D’Ercole – resta in piedi di questo ridente paese, un tempo ameno e accogliente. Nulla e’ piu’ visibile di quel che era prima e tutto travolto dalla reiterata attivita’ sismica che tuttora prosegue” e sottolinea che la stessa situazione la si puo’ dire ugualmente di altre frazioni a partire dal Borgo di Arquata. “Molto resta da fare – ribadisce – la lentezza degli interventi pubblici in molti l’hanno piu’ volte sottolineata; la fatica che ci attende e’ chiara a tutti, ma il coraggio e l’impegno hanno ripreso a camminare sulle gambe della speranza”. Una “supplica” a trovare “al di la’ di possibili errori e ritardi” vie percorribili e concrete per recuperare “un patrimonio che rischia di andare perduto”, arriva dal presidente della Cei, la Conferenza episcopale italiana, il cardinale Gualtiero Bassetti, in un’intervista rilasciata al mensile della diocesi dell’Aquila, ‘Vola’. “Il mio invito, anzi, la mia supplica, alle popolazioni e ai responsabili della cosa pubblica – continua l’arcivescovo di Perugia che assicura alle popolazioni terremotate la solidarieta’ dell’intera Chiesa italiana – e’ quello di ritrovare la forza e il coraggio dei nostri padri, che pur tra mille difficolta’ hanno sempre avuto la forza di reagire alle distruzioni umane o naturali”. Di “conservare le ferite” parla monsignor Domenico Pompili, vescovo di Rieti, nell’omelia della messa celebrata stamani ad Amatrice, che mette in guardia dal rinviare la ricostruzione. “La ricostruzione sara’ vera o falsa. E’ falsa – ha detto monsignor Pompili – quando procediamo alla giornata, senza sapere dove andare. Mi chiedo: siamo forse in attesa che l’oblio scenda sulla nostra generazione per lasciare ai nostri figli il compito di cavarsela, magari altrove? Rinviare non paga mai. Neanche in politica, perche’ il tempo e’ una variabile decisiva”. Il vescovo ha poi sottolineato che la ricostruzione “e’ vera quando evita frasi fatte (‘Ricostruiremo com’era, dov’era’) e chiarisce che ricostruire e’ possibile. Ma non l’identico, bensi’ l’autentico. L’identita’ di un borgo storico e’ sempre dinamica e la storia non torna mai indietro”. Ricostruire quindi vuol dire “sempre andare avanti” ed e’ bene si conservino “perfino le ferite, perche’ da quelle le future generazioni apprenderanno che la citta’, piu’ che dalle sue mura e dalle sue vie, e’ fatta dall’ingegno e dalla passione di chi la edifica”.

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