Magneti Marelli ai giapponesi: lo stabilimento di Sulmona cresce e non teme

La giapponese Calsonic Kansei è la nuova proprietaria della Magneti Marelli, la storica azienda milanese da sempre specializzata nella componentistica elettrica ed elettronica per il settore automotive. La Fiom chiede l’apertura di un tavolo di confronto con la nuova proprietà. Lo stabilimento di Sulmona, intanto, cresce e non teme.

Magneti Marelli diventa giapponese. Perfezionata la vendita dello storico marchio della componentistica per auto italiana da parte di Fca a Kalsonic Kansei Corporation, fornitore giapponese di componentistica per autoveicoli. Il nuovo gruppo si chiamerà Magneti Marelli CK holdings. Fca ha ricevuto un corrispettivo in contanti di circa 5,8 miliardi di euro. Il nuovo gruppo rappresenta il settimo fornitore automotive indipendente a livello globale per fatturato: potrà contare su circa 170 fra stabilimenti e centri di ricerca, in Europa, Giappone, America e Asia-Pacifico.

Se la cessione di Magneti Marelli era già scritta da ottobre scorso, la vera novità di queste ore è che, in seguito alla cessione, gli azionisti Fca intascheranno un dividendo straordinario da 2 miliardi di euro. Il cda del gruppo, infatti, insieme con la vendita, ha approvato una maxicedola da 1,30 euro ad azione per i soci, a valere sui proventi netti dell’operazione.

“Siamo grati ai dipendenti di Magneti Marelli per il loro impegno nel fornire prodotti innovativi e sostenere gli obiettivi di Fca — ha commentato il ceo di Fca Mike Manley. Con un’importante aggiunta: “Fca conferma il proprio impegno nei confronti di Magneti Marelli, che continuerà a essere un fornitore chiave”. Manley si è detto inoltre convinto che l’operazione garantirà un futuro solido ai dipendenti e agli altri stakeholder di Marelli.

E la Fiom ha immediatamente chiesto l’apertura di un tavolo di confronto con la nuova proprietà: il sindacato di categoria lo ha fatto a livello nazionale ma anche locale.Se, infatti, lo stabilimento di Sulmona cresce e non teme:”Come sempre accade in casi di cessione della proprietà di un marchio italiano ad una multinazionale estera- dicono i sindacati- è lecito tenere alta la guardia e chiedere subito un tavolo di confronto anche al solo fine di ribadire posizioni e prospettive”.