‘Partito dell’acqua’, sfilano i testimoni della difesa

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Nell’ambito del processo al cosiddetto ‘partito dell’acqua’, (si sarebbe costituito all’interno dell’Ato numero 4 di Pescara, dando vita ad una serie di illeciti) oggi, in tribunale a Pescara, è stato il giorno dei testimoni della difesa.

Gli 11 imputati, tra i quali l’ex parlamentare ed ex presidente dell’Ato pescarese Giorgio D’Ambrosio, il docente della facoltà di Scienze manageriali della ‘d’Annunzio’, Luigi Panzone e gli ex sindaci di Montesilvano, Pasquale Cordoma e di Francavilla, Roberto Angelucci, devono rispondere, a vario titolo, di corruzione, abuso d’ufficio, peculato, falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, falsità ideologica, distruzione di documenti, truffa ai danni dello Stato e in violazione dell’articolo 97 della Costituzione, per fatti che si riferiscono ad un periodo compreso tra il 2003 e il 2007. L’impianto accusatorio verte sull’utilizzo improprio delle risorse economiche e strutturali dell’Ato e su una serie di presunte irregolarità relative ad assunzioni e atti deliberativi adottati dal Cda dell’ente. Oggi è stata la volta di Fabrizio Bernardini, segretario generale dell’ente d’ambito, Rosario Staffa, direttore della Soprintendenza ai beni archeologici della Provincia di Pescara, Enzo De Fedis, sindaco di Bisenti e Enzo Lucci, sindaco di Arsita. In particolare, Bernardini è stato chiamato a fornire delucidazioni su talune delibere dell’Ato a partire dalla numero 62 del 2007 con la quale vennero prorogati gli incarichi ad alcuni dirigenti. E poi ancora gli sono stati chiesti chiarimenti sull’utilizzo dell’auto di servizio da parte dell’ex presidente D’Ambrosio, su alcune cartelle di pagamento di Equitalia relative a multe autostradali e sulle spese di rappresentanza effettuate dall’ex presidente D’Ambrosio, con particolare riferimento ad alcune cene alle quali presero parte i sindaci dell’ente d’ambito. Un aspetto, quest’ultimo, sul quale sono stati ascoltati anche gli altri tre testimoni: le cene, secondo l’accusa, ‘pur non avendo finalità istituzionali sarebbero state pagate dall’Ato’. Stando alle testimonianza di Staffa, De Fedis e Lucci, invece, le cene rappresentavano la prosecuzione di riunioni di lavoro. Si tornerà in aula il prossimo 8 marzo.