Sulmona, sindaci in prima linea contro centrale Snam

Un gruppo di sindaci pronti a firmare un ricorso congiunto a sostegno di quello presentato al Tar dalla collega Annamaria Casini, sindaco di Sulmona, contro la delibera del Consiglio dei ministri sulla centrale di compressione della Snam.

 

La decisione di sostenere un ricorso congiunto è emersa nella riunione svoltasi oggi a Sulmona, convocata dal sindaco Annamaria Casini, alla presenza del legale incaricato dal Comune Alfonso Celotto dell’avvocato Sergio Della Rocca e dei sindaci di Cansano, Cocullo, Pratola Peligna, Goriano Sicoli, Pacentro, Campo di Giove, Corfinio, Secinaro, Anversa degli Abruzzi e Roccacasale, tutti in provincia de L’Aquila. Pur non avendo potuto partecipare all’incontro, anche altri primi cittadini del territorio hanno annunciato l’intenzione di firmare l’atto di sostegno al ricorso. L’avvocato Celotto ha illustrato ai presenti sia la strategia che le modalità del ricorso, soffermandosi su aspetti procedurali e contenuti.

“Per il ricorso – ha precisato l’avvocato – puntiamo su tre motivazioni: strategicità dell’opera, obsolescenza della tecnologia utilizzata per il funzionamento della centrale di compressione a Case Pente, mobilitazione del territorio contrario. Non chiederemo per ora la sospensiva della delibera perché l’iter procedimentale non si è ancora concluso, non ricorre quindi il presupposto della lesività immediata. Sarà anche utile considerare se andare in Corte costituzionale o in Corte di giustizia europea. I ricorsi della Regione e della Provincia sono importanti per far capire che il territorio è contrario”.

I ricorsi riguarderanno la corretta procedura della valutazione ambientale e la scadenza della stessa, oltre ad altri elementi come: pericolosità dell’opera, sismicità del territorio, qualità dell’aria e obsolescenza della centrale (in quanto pensata per l’utilizzo di un carburante non conforme alle ultime tendenze europee). Quanto all’eventuale richiesta di sospensiva degli effetti della delibera del Governo del 22 dicembre 2017, con cui viene autorizzata la realizzazione della centrale, Celotto ha evidenziato:

“L’atto del Governo chiude la conferenza dei servizi, ma non fa iniziare i lavori. Non è l’atto che crea immediatamente una lesività, per cui la sospensiva, strumento processuale utilizzato per evitare un danno irreversibile immediato, qui ha poco senso. Anzi, rischierebbe di essere controproducente. Quando arriverà il decreto che dà il via libera definitivo all’opera, a quel punto si interverrà con la richiesta di sospensiva immediata. Anche la petizione popolare può essere utile, ma l’importante – ribadisce – è dimostrare che i territori sono tutti contrari al metanodotto e alla centrale di compressione”.