Hotel Rigopiano, tocca agli indagati della Regione

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Al tribunale di Pescara sono ripresi questa mattina gli interrogatori degli indagati nell’ambito dell’inchiesta sul disastro dell’hotel Rigopiano, travolto dalla valanga il 18 gennaio di quest’anno. Oggi tocca ai funzionari della Regione.

La tragedia, che causò 29 vittime, è al centro dell’inchiesta della procura di Pescara: questa mattina davanti al procuratore Massimiliano Serpi e al sostituto Andrea Papalia compaiono i rappresentati della Regione indagati. Non c’è Emidio Primavera, per il cui interrogatorio è stato chiesto il differimento, mentre sono stati presenti l’ex sindaco di Farindola, Antonio De Vico, Sabatino Belmaggio,
dirigente responsabile rischio incendi e rischio valanghe dal 2009 al 2013 e dal 2014 al 2016, e Carlo Giovani, dirigente del servizio prevenzione rischi della protezione civile , quando è avvenuta la tragedia,  che ha presentato una memoria difensiva. A chiudere la tornata di interrogatori, a fine mattinata, il direttore del Dipartimento della Protezione civile regionale , dal 2014 al 2016, Pierluigi Caputi.  Gli interrogatori si concluderanno domani con l’imprenditore Marco Del Rosso, che ristrutturò l’hotel, e Bruno Di Tommaso, amministratore della società che gestiva l’hotel. Nel pomeriggio é stata la volta dei due dirigenti regionali Belmaggio e Di Biase:

“Belmaggio è un uomo molto attento e preparato nel suo campo, però il suo non era un ruolo dirigenziale, ma quello di un addetto all’ufficio. Quindi muovere delle contestazioni nei suoi confronti è un assurdo”.

Così l’avvocato Leonardo Casciere, legale di Sabatino Belmaggio, oggi pomeriggio nel Palazzo di Giustizia di Pescara, al termine del lungo interrogatorio, durato circa quattro ore, condotto dal procuratore Massimiliano Serpi e dal pm Andrea Papalia, titolari dell’inchiesta sul disastro dell’hotel Rigopiano di Farindola (Pescara). Belmaggio, che all’epoca dei fatti era responsabile dell’ufficio rischio valanghe della Regione Abruzzo, è indagato per omicidio colposo e lesioni plurime colpose, in concorso con altri funzionari e dirigenti dell’ente, in riferimento all’omissione di atti che – a giudizio della Procura – avrebbero evitato il crollo colposo del resort di Rigopiano, e in particolare per la mancata realizzazione della Carta di localizzazione per il pericolo delle valanghe.

“I dirigenti e la politica – ha proseguito Casciere – erano quelli che dovevano prendere le decisioni, prova ne sia che per molte richieste che lui aveva fatto per quanto riguardava proprio la Carta delle valanghe, molte sono rimaste inevase. Inoltre gli hanno messo a disposizione solo 40mila euro per un anno, risorse che nel 2015 gli sono state anche tolte. Ma non era lui che richiedeva – rimarca il legale – erano i dirigenti che determinavano ed era la politica che determinava da un punto di vista economico le somme da stanziare”. L’avvocato ricorda che Belmaggio, “appena diventato dirigente, il primo febbraio 2017, per prima cosa ha stanziato un milione e 300 mila euro per la Carta valanghe. E’ stato assurdo non farlo per 32 anni, visto che la legge è del 1992. Quando Belmaggio subentra, nel 2010, non come dirigente ma come semplice impiegato, sono passati già 18 anni e nessuno ha fatto niente”.

“Il mio assistito non aveva responsabilità di protezione civile e senza avere compiti in quella materia, non poteva procedere a dare attuazione alla delibera del governatore D’Alfonso e dunque alla realizzazione della Carta di localizzazione per il pericolo da valanghe”. Così l’avvocato Lino Sciambra, che insieme all’avvocato Vincenzo Di Girolamo assiste Vittorio Di Biase, direttore del Dipartimento opere pubbliche della Regione Abruzzo fino al 2015, indagato nell’ambito dell’inchiesta sul disastro dell’Hotel Rigopiano di Farindola (Pescara). I due legali, insieme a Di Biase, sono entrati negli uffici della Procura di Pescara per consegnare una memoria difensiva. “Subito prima che Di Biase assumesse l’incarico di direttore delle Opere pubbliche – ha aggiunto Sciambra – a quel dipartimento furono sottratte le competenze di protezione civile. Quelle stesse competenze furono ripristinate un mese e mezzo dopo le sue dimissioni”. Di Biase è indagato, in concorso con altri funzionari e dirigenti della Regione Abruzzo, in riferimento all’omissione di atti che – a giudizio della Procura – avrebbero evitato il crollo colposo del resort di Rigopiano e in particolare per la mancata realizzazione della Carta di localizzazione per il pericolo delle valanghe. E’ ancora in corso l’interrogatorio di Pierluigi Caputi, direttore del dipartimento Lavori pubblici della Regione Abruzzo fino al 2014, indagato nello stesso filone dell’inchiesta.