27 anni fa la strage di Capaci: il COISP ricorda i colleghi della scorta

Un' immagine d' archivio di Giovanni Falcone. Si è concluso con due condanne all'ergastolo per i boss Giuseppe Barranca e Cristoforo Cannella, una a 30 anni per Cosimo D'Amato e una a 12 anni per il pentito Gaspare Spatuzza il processo, celebrato in abbreviato, dal gup di Caltanissetta David Salvucci per la strage di Capaci. 19 novembre 2014. PAL ARCHIVIO / ANSA

La Segreteria regionale COISP Abruzzo ricorda, nel doloroso anniversario della strage di Capaci, i colleghi poliziotti della scorta morti col giudice Falcone. In un comunicato il commosso omaggio del segretario Eugenio Zaccaro.

27 anni fa l’Italia tutta si fermava paralizzata dinnanzi alle immagini, che hanno sconvolto il mondo intero, di una autostrada fatta saltare in aria per uccidere il giudice Falcone. A perdere la vita in quell’attentato senza precedenti anche la moglie di Falcone, Francesca Morvillo, e i tre agenti della scorta Vito Schifani, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo. Come non tornare con la memoria alle parole, piante dal pulpito della chiesa dove si svolsero i funerali di Stato, della giovanissima vedova dell’agente Schifani: ” Loro non cambiano. Io vi perdono, voi però dovete inginocchiarvi”.

La Segreteria regionale COISP Abruzzo, sindacato di Polizia, con un breve comunicato a firma del suo segretario Eugenio Zaccaro ha deciso di ricordare il sacrificio di uomini e donne che vengono definiti eroi ma che vivevano il proprio dovere di magistrati o poliziotti come l’unica vera missione di una vita in nome della legalità.

Sono passati 27 anni da quel maledetto sabato del 23 maggio 1992, dove 3 nostri colleghi, Vito Schifani, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo, il giudice antimafia Giovanni Falcone e sua moglie Francesca Morvillo, vennero uccisi dilaniati dall’esplosivo sull’autostrada per Palermo a Capaci, in quello che fu chiamato ‘ l’Attentatuni’. Giovanni Falcone, insieme a Paolo Borsellino, fu quello che realmente rappresentava lo Stato nella lotta alla mafia in quegli anni, dove di quest’ultima veniva addirittura negata l’esistenza. Molti lo definiscono un eroe, ma noi vogliamo ricordarlo non per eroe ma più ‘semplicemente’ con le sue parole: “Quello che faccio è solo per spirito di servizio”. Ecco lo spirito di servizio dovrebbe essere la linea guida per ciascuno di noi e, solo adempiendo allo spirito di servizio che si rende viva la loro memoria e il sacrificio di tanti uomini e donne dello Stato, dalle forze dell’ordine, ai magistrati, ai giornalisti e agli uomini d Chiesa, non rimarrà vano. Una strage annunciata intessuta di segreti che ancora oggi non vede la parola fine sugli autori materiali e soprattutto sugli ideatori di questo vile gesto, ideatori che fanno pensare ad un livello superiore e “intoccabile”. Allora risuonano profetiche le parole dello stesso Falcone: “Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande.”