Caterina Chinnici e una vita contro la mafia

Ospite del 20° Premio Borsellino, Caterina Chinnici incontra gli studenti del classico di Pescara e racconta una vita contro la mafia.

 

“Ci sono voluti tanti anni per attraversare il dolore in tutte le sue fasi, metabolizzarlo, e scegliere di far conoscere Rocco Chinnici non soltanto come magistrato di grande spessore professionale. Voglio raccontare il Rocco Chinnici uomo e padre. La sua umanità, la profonda generosità, la capacità di fare attenzione alle piccole cose e soprattutto il padre sempre presente per noi figli, che ci ha trasmesso quei valori che hanno consentito di ricostruirci una normalità anche dopo la sua morte”. A parlare, agli studenti del Liceo classico di Pescara, è Caterina, primogenita del magistrato Rocco Chinnici, ucciso dalla mafia il 29 luglio 1983 a Palermo, in via Pipitone Federico. Oggi europarlamentare del Pd, magistrato impegnato sopratutto sul fronte dei reati contro i minori, Caterina Chinnici va dritto al cuore dei ragazzi pescaresi, lì in rispettoso silenzio ad ascoltarla. Una Fiat 127 imbottita di tritolo esplode di fronte alla sua abitazione lasciandolo a terra l’amato papà Rocco insieme agli uomini della scorta e al portiere dello stabile dove viveva. Da quel giorno la vita di Caterina e di tutta la famiglia Chinnici è cambiata irrimediabilmente, la sua come quella di chiunque abbia perso un affetto e un pezzo di vita per mano della mafia.

“L’impatto della morte di mio padre sulla nostra famiglia fu di assoluto disorientamento – racconta Caterina – Non percepimmo subito ciò che era accaduto. E lo stordimento è continuato per mesi . Allo smarrimento è seguita la rabbia, l’incredulità. Non riuscivamo ad accettare che una persona come mio padre, che lavorava per il bene comune, fosse stata uccisa così. Con il tempo abbiamo metabolizzato il dolore che nel frattempo è diventato un compagno di vita e si è trasformato in forza”.

Da quel giorno di luglio la famiglia Chinnici ha mantenuto grande riserbo, vivendo la propria sofferenza in silenzio, con dignità e contegno. Dopo 30 anni, però, Caterina ha deciso che era arrivato il momento di raccontare suo padre e l’ha fatto con il libro “E’ così lieve il tuo bacio sulla fronte”, ma anche accettando di prender parte ad eventi dedicati al tema della mafia come lo è il Premio Borsellino.

Caterina Chinnici parla al Tg8: