Sulmona: metanodotto Snam? Un “cavallo di Troia”!

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Sulmona: il metanodotto della Snam? Un “cavallo di Troia”! Lo definiscono così i comitati cittadini per l’ambiente che da anni si battono contro la realizzazione del famigerato metanodotto con relativa centrale di compressione che la multinazionale Snam vorrebbe realizzare sul territorio nazionale, passando proprio per Sulmona.

Secondo quanto denunciato dai comitati cittadini per l’ambiente di Sulmona, venerdì scorso a Pescara si è tenuto un incontro a cui hanno preso parte i rappresentanti della Snam, D’Alfonso, Mazzocca, Gerosolimo, Ranalli, De Crescentiis e i capigruppo di maggioranza e minoranza dei comuni di Sulmona e Pratola. Lo scorso 5 ottobre, a Pratola, un incontro preparatorio si era svolto con gli stessi rappresentanti politici, ma senza la Snam.

“Ci chiediamo se è accettabile che decisioni così importanti per il nostro futuro vengano prese, in gran segreto, da poche persone e sulla testa dei cittadini”, scrivono in una nota i comitati cittadini per l’ambiente. “Queste persone ogni giorno si riempiono la bocca di parole molto belle come democrazia, trasparenza e partecipazione, per poi disconoscerle quando si tratta di metterle in pratica”.

I comitati si scagliano contro il fatto che i rappresentanti politici e istituzionali chiamati in causa prima abbiano detto in coro no alla centrale di compressione e al metanodotto, mentre sembrano prendere accordi con la Snam per dare il via libera a un’opera dannosa e pericolosa che, secondo i comitati, non porterà alcun beneficio al nostro territorio, ma solo profitti alla multinazionale dell’energia.

“Naturalmente questi signori non hanno il coraggio di agire alla luce del sole: così convocano incontri riservati con la Snam, senza far sapere nulla ai cittadini”, continua la nota. “Perciò chiediamo che sulla questione Snam venga convocato un consiglio comunale straordinario, aperto alla partecipazione dei cittadini, in modo da consentire ai rappresentanti della società civile (comitati, associazioni, componenti sociali, economiche e di categoria) di esprimere la loro opinione.
Da un articolo pubblicato ieri sul “Messaggero” emerge che sarebbero “tutti” d’accodo per la centrale di compressione alimentata elettricamente da realizzarsi sempre a Case Pente.
Su quel “tutti” abbiamo qualche dubbio, visto che solo pochi giorni fa i capigruppo di opposizione al Comune di Sulmona avevano dichiarato che, elettrica o a gas, restano comunque contrari ad ogni tipo di centrale sul nostro territorio. Ci aspettiamo, pertanto, delle smentite a quanto affermato dal “Messaggero”.
D’Alfonso, Mazzocca, Gerosolimo, Ranalli, De Crescentiis e altri, improvvisamente convertiti sulla via di Damasco della Snam, hanno già cominciato a raccontarci la favola della “centrale ad impatto zero”.
Ma è davvero così? Ammettiamo che venga costruita una centrale alimentata elettricamente e non a gas (della quale, ad oggi, non esistono esempi nel nostro Paese). Ciò consentirebbe di eliminare uno degli impatti, quello delle emissioni in atmosfera, ma non tutti gli altri, che invece rimarrebbero invariati. Con un sì, quello alla centrale, se ne dicono di fatto due perché ciò significa accettare anche il metanodotto che la Snam realizzerebbe esattamente dove ha deciso, cioè lungo le aree altamente sismiche della Valle Peligna, dell’Aquilano e dell’intera dorsale appenninica, in totale spregio delle lotte delle istituzioni locali e dei cittadini di Abruzzo, Marche e Umbria che da anni stanno lottando con noi contro questo ecomostro, proprio per i conseguenti elevati rischi per l’incolumità pubblica ( i metanodotti possono esplodere, anche solo per uno smottamento di terreno, come è avvenuto a Mutignano di Pineto il 6 marzo scorso) e il pesante impatto sulle economie locali e sull’ambiente naturale. I rischi di incidenti, per cause naturali o umane, di una centrale in zona sismica di massimo grado, resterebbero tutti. La zona di Case Pente, finora a verde agricolo, verrebbe trasformata in una seconda area industriale, proprio all’ingresso del Parco nazionale della Majella, con il rischio concreto di attirare proprio qui altri insediamenti industriali potenzialmente pericolosi ed inquinanti: ricordiamo agli attuali amministratori ed ai cittadini che è proprio a fianco dell’area Snam che Toto voleva realizzare il suo cementificio e la mega cava. L’impatto sul paesaggio sarà ancora più pesante in seguito alla costruzione, annunciata dalla stessa Snam, di due nuovi elettrodotti per alimentare la centrale: l’inquinamento elettromagnetico è un elemento nuovo, prima inesistente. I rischi e le limitazioni sul cimitero resteranno tutti. Quattro enormi tubi, da un metro e 20 l’uno, con gas ad altissima pressione, costituiranno una minaccia permanente per la sicurezza del luogo sacro e dei suoi visitatori. Il cimitero, inoltre, per il il futuro non potrà più essere ampliato.

Invitiamo i nostri politici e rappresentanti istituzionali a considerare un semplice fatto: chi può assicurare che in futuro (impianti del genere sono destinati a durare almeno 50 anni) una centrale che oggi nasce ad alimentazione elettrica non venga poi riconvertita e trasformata in centrale a gas? Hanno riflettuto, i “nostri”, che oggi si fanno propagatori del verbo Snam, che dire sì alla centrale elettrica significa aprire le porte ad un “cavallo di troia” attraverso il quale sul nostro territorio può arrivare di tutto?”