Sergio Marchionne è morto, aveva 66 anni. Messaggi di cordoglio istituzionali e non da tutto il suo Abruzzo

L’annuncio questa mattina  dell’ospedale di Zurigo: è morto, a 66 anni, il manager abruzzese Sergio Marchionne. Cordoglio da tutta la sua regione.

Il manager si è spento nella clinica universitaria di Zurigo dove era stato ricoverato il 27 giugno scorso per un intervento alla spalla destra. L’aggravamento nello scorso fine settimana: le sue condizioni erano state definite “gravi ed irreversibili”.

Nato a Chieti 66 anni fa, Sergio Marchionne era figlio di un maresciallo dei Carbinieri. In Abruzzo i parenti più prossimi della famiglia d’origine vivono a Cugnoli. Studi in Canada (tre lauree in Filosofia, Economia, Giurisprudenza e master in Business Administration), domicilio in Svizzera, due figli, Marchionne, l’uomo dal maglioncino nero, ha vissuto gli ultimi anni tra Torino e Detroit, guidando la ‘rivoluzione’ che ha portato in Borsa Cnh Industrial e Ferrari.

A Maranello, dove ha preso le redini della Rossa nel 2014, sarebbe dovuto rimanere fino al 2021, due anni ancora dopo l’addio a Fca. Un manager al centro anche delle relazioni politiche mondiali, da Obama a Trump, che in Italia ha respinto l’invito di Silvio Berlusconi a candidarsi con il centrodestra e ha avuto una lunga luna di miele con l’ex premier Matteo Renzi dal quale ha poi preso le distanze.

A Torino Marchionne lo aveva portato Umberto Agnelli, che lo aveva conosciuto in Sgs e lo aveva voluto nel consiglio di amministrazione. Il primo giugno 2004, pochi giorni dopo la morte di Umberto, è l’uomo scelto per guidare la rinascita, con Luca di Montezemolo presidente e John Elkann vicepresidente. Sul fronte finanziario i primi successi del manager italo-canadese sono la rottura dell’alleanza con Gm, che impedisce l’acquisto di Fiat Auto da parte della casa Usa e l’accordo con le banche sul convertendo da 3 miliardi di euro, grazie al quale gli Agnelli mantengono il controllo.

Marchionne, che il 17 febbraio 2005 diventa anche amministratore delegato dell’auto (solo Cesare Romiti aveva tenuto le due cariche), lancia a Torino la Grande Punto e vara un piano che prevede entro il 2008 investimenti per 10 miliardi. I conti del 2005 sono quelli della svolta: il gruppo registra, per la prima volta dopo cinque anni, un utile di 1,4 miliardi e il risultato della gestione ordinaria e’ venti volte superiore a quello del 2004. Quando presenta i conti 2006, Marchionne parla di una Fiat finalmente uscita dall’emergenza e a suggellare la rinascita arriva il 4 luglio 2007 la nuova 500 presentata con una grande festa a Torino. La crisi del 2008 costringe il Lingotto a modificare i piani e richiede un massiccio ricorso alla cassa integrazione.

“Il 2009 – ammette Marchionne – sarà l’anno più difficile della mia vita perche’ sono state spazzate via le condizioni sulle quali avevamo definito i nostri programmi”. Il 2009 è però anche l’anno del salvataggio di Chrysler dal fallimento, con la trattativa con il Tesoro Usa e i sindacati americani e la benedizione da parte del presidente Barack Obama. L’operazione da cui è nata Fiat Chrysler Automobiles, sesto produttore mondiale di auto, con domicilio fiscale a Londra e sede legale trasferita dopo 115 anni da Torino ad Amsterdam, quotata a Milano e a Wall Street. Ultimo atto a Balocco nel Capital Market Day di Fca l’annuncio del traguardo del debito zero e di un piano di 45 miliardi di euro di investimenti con al centro vetture premium e l’auto del futuro.

DOLORE E TRISTEZZA A CUGNOLI.  Tristezza e sgomento a Cugnoli, il paese in provincia di Pescara di cui è originaria la famiglia di Sergio Marchionne. Il dolore della comunità di Cugnoli, dove attualmente vive la zia novantenne Maria, sorella del papà, Concezio, nelle parole del primo cittadino, Lanfranco Chiola:

“Questo è un giorno di tristezza assoluta perché, a prescindere da quello che Sergio Marchionne ha fatto come manager, mancherà tanto anche e soprattutto l’uomo che non ha mai dimenticato le sue origini. La comunità risentirà della sua scomparsa. In questo momento – ha detto il sindaco di Cugnoli – a nome del nostro paese voglio esprimere la vicinanza alla famiglia Marchionne”. Una rappresentanza del Comune di Cugnoli dovrebbe partecipare alle esequie.” Il primo cittadino ha poi reso noto che il giorno del funerale a Cugnoli sarà proclamato il lutto cittadino. “Ho incontrato Sergio Marchionne – ha detto Chiola – tre volte: due alla Sevel e una a L’Aquila. Mi ha fatto una ottima impressione. Era legato a Cugnoli, anche perché nel 2009, qualche mese dopo il terremoto, ci donò uno scuolabus”.

LA NOTA DEL PRESIDENTE DELLA REGIONE LUCIANO D’ALFONSO:

“Ho pregato con tutta la mia forza di credente che Sergio Marchionne potesse superare la sfida più importante della sua vita. Dio ha voluto diversamente e io – insieme a tutto l’Abruzzo – piango uno dei figli migliori di questa regione.  Egli non ha mai dimenticato le sue origini e ha utilizzato la sua tenacia di abruzzese per costruire un sogno. Ha saputo essere un valore aggiunto, proprio lui che era solito dire: alla fine di ogni giorno bisogna chiedersi se siamo stati in grado di fare la differenza, migliorando il mondo in cui ci troviamo. Marchionne ha infatti avuto la capacità di risollevare la Fiat e trasformarla in un brand internazionale, la FCA, che oggi è diventato uno dei marchi top seller. Posso testimoniare direttamente il suo interesse per una delle opere-faro messe in campo dall’amministrazione che presiedo grazie al Masterplan: il completamento della Fondovalle Sangro, l’autostrada senza pedaggio che unirà l’Adriatico al Tirreno. Fu proprio lui a chiedermi di realizzare questa infrastruttura per facilitare la movimentazione dei mezzi che transitano nel distretto industriale della Val di Sangro, e la sua richiesta ha trovato terreno fertilissimo poiché ero ben al corrente della necessità quarantennale di effettuare questo intervento.  Ringrazio Sergio Marchionne per aver portato la tenacia della sua abruzzesità nel mondo. Alla famiglia porgo le più sentite condoglianze mie e dell’Abruzzo tutto, che da oggi ha un nume in più nell’Olimpo dei Grandi.

LE PAROLE DEL SINDACO DI CHIETI, UMBERTO DI PRIMIO, CITTA’ DOVE MARCHIONNE NACQUE NEL 1952 E VISSE FINO A 14 ANNI, PRIMA DEL TRASFERIMENTO CON LA SUA FAMIGLIA IN CANADA:

“CIAO SERGIO …Un grande dolore appartiene oggi a tutta la comunità teatina. Chieti piange la scomparsa di uno dei suoi figli più illustri: Sergio Marchionne. Uno straordinario manager, un condottiero di impresa che è stato capace di sollevare le sorti della Fiat, trasformandola da azienda in crisi, carente della capacità di confronto con il mercato globale, a partner ufficiale di importanti imprese e casa di produzione automobilistica tra le prime al mondo. La comunità abruzzese non piange, però, solo il grande manager, il genio che ha cambiato il destino della Fiat ma anche l’uomo dal profilo umano assolutamente fuori dal comune, di cui sono stato diretto testimone. Quando nella mia esperienza da sindaco ho avuto modo di incontrare il dott. Marchionne e le circostante imponevano una veste istituzionale ho trovato, infatti, una persona che subito mi ha aperto le porte al dialogo. Dismettendo entrambi i panni di ciò che rappresentavamo e vestendo quelli di uomini che si confrontavano su Chieti, città amata da entrambi, la nostra è stata una comunicazione schietta, priva di quella retorica che spesso caratterizza gli ambienti istituzionali. In un momento in cui in molti si soffermeranno a ricordarne le grandi capacità manageriali mi piace invece esaltare questo straordinario aspetto di umanità legato alla figura di Sergio Marchionne”.

 

LE REAZIONI DEL MONDO POLITICO E NON ALLA SCOMPARSA DI MARCHIONNE:

Marco Alessandrini, sindaco di Pescara: “Mi unisco al cordoglio per la scomparsa di Sergio Marchionne, rappresentando alla famiglia la vicinanza anche dell’amministrazione comunale di Pescara e della città, perché perdiamo tutti un uomo di grande valore. Perdiamo prima di tutto un talento della nostra terra, che, forte delle proprie origini e della tenacia che ci contraddistingue come Abruzzesi, ha saputo riportare in alto la forza del modello italiano nel mondo. La sua è stata senza dubbio una carriera straordinaria. Fuori dall’ordinario è anche la sua morte, improvvisa e prematura, accompagnata dal dolore e lo sconcerto di quanti, con lui, hanno condiviso difficoltà e traguardi, personali e professionali”.

Elisabetta Casellati, presidente dell’aula del Senato, ricordando Sergio Marchionne ha sottolineato del manager scomparso “il tratto umano e l’indiscussa italianità di un grande professionista che ha saputo portare il prodotto italiano nel mondo. Un percorso non isolato, che rimanda ai pionieri dell’imprenditoria italiana, che hanno contribuito a fare grande il nome dell’Italia nei mercati internazionali. Tutti coloro che hanno conosciuto Sergio Marchionne sono rimasti inevitabilmente colpiti dal legame che ha sempre mantenuto con la sua terra di origine, con l’Abruzzo, con le radici profonde della sua famiglia. Una famiglia che ha conosciuto il dramma dell’esodo istriano-dalmata e che poi, attraversando l’Atlantico, ha cercato e trovato quel riscatto comune a tanti figli della nostra Patria”.

Giuseppe Di Pangrazio, presidente del consiglio regionale, esprime”cordoglio” per la scomparsa di Sergio Marchionne, illustre e orgoglioso rappresentante della comunità abruzzese che tanto lustro ha dato alla nostra regione, diventando negli anni uno straordinario interprete nel suo settore. Marchionne è arrivato a essere tra i miglior manager al mondo grazie alle sue straordinarie qualità professionali e umane, facendosi portatore ed eccezionale ambasciatore dei valori e della caparbietà degli Abruzzesi. Voglio ricordare che proprio il consiglio regionale gli ha voluto conferire la medaglia Aprutium, un’onoreficenza assegnata a personalità che hanno contribuito alla crescita economica, sociale e culturale del nostro Abruzzo e Marchionne ne è sicuramente uno dei massimi interpreti. In questo momento così doloroso l’intera comunità regionale si stringe alla sua famiglia”.Giulio Borrelli, sindaco di Atessa, dove ha sede lo stabilimento Sevel, specializzato nella produzione del Ducato: “Immensamente dispiaciuto per la morte di Sergio Marchionne. Abruzzese, emigrante, grande capitano d’industria. Condoglianze alla famiglia e al gruppo Fca”.

Enrico Di Giuseppantonio, sindaco di Fossacesia ed ex presidente della Provincia di Chieti: “Ho avuto il privilegio di conoscere Sergio Marchionne quando ero presidente della Provincia di Chieti nel corso della sua visita, nel luglio 2013, nello stabilimento Sevel di Atessa. Il discorso che fece in quella occasione mi diede il senso della sue capacità di manager come pochi, ma anche quanto fosse attaccato all’Abruzzo. La nostra regione era nel suo cuore, teneva tanto, davvero tanto alla Sevel, perché sapeva che per tanti suoi corregionali era una certezza in un momento di grande difficoltà del Paese. Così come teneva alla costa dei trabocchi. In quella sua visita alla fabbrica del Ducato chiese che cosa si stesse facendo per farne un’autentica attrazione turistica e dopo di allora continuò a informarsi. Con la sua scomparsa viene a mancare un grande innovatore e un’abruzzese doc. Nella nostra conversazione ho avuto modo di apprezzare la sua autentica umiltà, la sua pacatezza e la sua intelligenza messa anche a servizio di una nazione.”

Donato Toma, presidente della Regione Molise: “Sergio Marchionne è stato un manager dalle straordinarie capacità, un uomo di grande spessore culturale che ha agito con competenza e determinazione. Ha avuto la forza e il coraggio di imporre nuovi metodi e processi a un’azienda, la Fiat poi Fca, il cui modello gestionale è diventato un punto di riferimento mondiale. Ci uniamo al dolore della famiglia Marchionne e ricordiamo che il Molise è particolarmente legato alla Fiat e allo stabilimento di Termoli, che dà lavoro a circa 2.400 persone, nella stragrande maggioranza nostri corregionali, e che proprio grazie a Marchionne è riuscito a innovare e rilanciare la sua produzione”.

 

IL RACCONTO DEGLI AMICI DI CHIETI: “Il ricordo che mi lega a Sergio Marchionne risale a cinque anni fa quando lui passeggiava per il corso di Chieti con le guardie del corpo e i cugini. Loro sapevano che sono il marito di una cara amica di famiglia: mi fecero avvicinare e io gli passai telefonicamente mia moglie che lo conosceva da bambina. Parlarono più di venti minuti e lui volle sapere degli amici del quartiere e di lei”. Così, emozionato, racconta Alceo Esposito parlando al posto della moglie, provata dalla scomparsa dell’amico d’infanzia. “Si ripromettevano sempre di organizzare una rimpatriata, ma non ci sono riusciti – racconta rammaricato Esposito – il padre di mia moglie e di Sergio erano nati a Cugnoli, erano carabinieri e si frequentavano, perché abitavano nello stesso quartiere di Santa Maria”. E, a Santa Maria, nella parrocchia di Sant’Agostino, Sergio Marchionne ha ricevuto la sua Prima comunione da Don Alberto Rinaldi. A Chieti Concezio Marchionne tornò dopo essersi sposato con la moglie Marisa istriano-veneta che aveva conosciuto quando prestava servizio nell’arma dei carabinieri in Friuli. Acquistarono casa in via Galliani in uno dei quartieri storici di Chieti. “Lì a fine anni cinquanta – racconta ancora Alceo – le rispettive famiglie si riunivano spesso per vedere la televisione a casa di mia moglie, perché la famiglia di Sergio non l’aveva ancora acquistata: era una famiglia semplice, una bella e sana famiglia con due figli molto studiosi. Sia Sergio che Luciana, la sorella, erano molto studiosi, tanto che il soprannome che Sergio aveva a Chieti tra quelli della sua generazione era ‘coccione'”, che a Chieti sta a significare ragazzo molto intelligente”.
“Era il primo della classe già alla scuola elementare tanto che il maestro lo aveva nominato capoclasse”, racconta Luciano, un suo amico delle elementari. Poi dal 1962 al ’66 la famiglia Marchionne si trasferì in Viale Amendola al n.422, l’attuale Via Menozzi Guzzi 29, in un altro quartiere di Chieti.
“Giocavamo insieme a pallone nel cortile sotto casa – racconta Romano Frezzini – e lui era il migliore amico di mio fratello Tonino Frezzini scomparso a 28 anni. Chiese di lui ad alcuni amici teatini quando tornò a Chieti anni fa e alla notizia della scomparsa prematura di mio fratello, Sergio rimase molto turbato. Era una ragazzo di 12 anni molto determinato: difficilmente passava il pallone quando lo aveva alla sua portata perché voleva realizzare lui il gol. Un leader lo riconosci anche da questo, e lui lo è sempre stato. Indossava sempre il maglione blu già da adolescente – ricorda Frezzini – socievole, vivace compagnone ma soprattutto generoso: metteva a disposizione di tutti la sua bicicletta e il suo pallone. I sessantenni di oggi se lo ricordano tutti con affetto e stima”.
A renderlo più umano gli amici ricordano che amava la trippa cucinata nella trattoria Remo il Rosso in Via Mater Domini. A poche ore dalla scomparsa dell’uomo che ha salvato la Fiat, Sergio Marchionne a Chieti, la sua città natale, ha lasciato solo ricordi indelebili e positivi in amici e conoscenti, non per quello che è diventato, che riempie di orgoglio concittadini e amici, il manager di successo, ma per la sua personalità e per il legame che ha sempre mantenuto con la numerosa parentela teatina che oggi non se la sente di parlare perché colpita dalla perdita dell’amato cugino. Ma c’è un altro aspetto che lo ha sempre reso oggetto di rispetto: Sergio Marchionne, al di la delle scelte manageriali, non ha mai rinnegato le sue origini semplici. Non è mai stato uno di quelli che, raggiunto il successo, dicono nella sua città di origine, si è montato la testa. Infatti dai racconti di quanti hanno preferito non rilasciare interviste, il ricordo nei confronti di Marchionne è di grande rispetto: Sergio quando poteva, e poteva raramente, amava passeggiare per le vie del centro di Chieti e non amava avere troppo vicino le guardie del corpo. Di recente era venuto a Chieti anche per partecipare al funerale di uno zio. Lui che non usava il pullover per finta modestia, ma perché, racconta chi lo ha conosciuto da sempre, “era la sua divisa fin da adolescente che lo rispecchiava: semplice e vero, leale e generoso”.

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L'autore

Carmine Perantuono
Laureato in Giurisprudenza, è giornalista professionista dal 1997. Ricopre il ruolo di Direttore Responsabile di Rete8.